venerdì 13 novembre 2009

Collari elettrici, assolto venditore

LUCCA. Vendere collari elettrici antiabbaio e altri tipi di collari destinati all’addestramento dei cani da caccia non costituisce reato. Almeno stando alla sentenza del giudice monocratico Valentino Pezzuti che ha assolto il titolare di un negozio di San Concordio specializzato nella vendita di prodotti per animali. Il commerciante nel luglio 2007 venne denunciato per maltrattamento di animali in seguito ad un controllo nel suo esercizio di via Nottolini effettuato da una pattuglia della polizia municipale su delega della procura della Repubblica. Un intervento scaturito in seguito dell’entrata in vigore della legge 189 del 2004 che prevedeva sanzioni nei confronti di tutto ciò che impedisce al cane di essere in condizioni etologiche compatibili con la sua natura. Con una sentenza della Cassazione (terza sezione penale, presidente De Maio) che affermava come l’utilizzo di collari elettrici antiabbaio costituisse maltrattamento di animali…. Assieme al collare i vigili urbani sequestrarono anche il «wash dog», un altro sistema elettrico destinato a far capire all’animale che non deve abbaiare più. Un apparecchio che si applica, soprattutto d’inverno, sulla cuccia. Ogni volta che la bestia abbaia le vibrazioni permettono all’acqua gelata di uscire! e bagnare il cane. Che in quel modo pian piano eviterà di abbaiare.

LA SENTENZA Occorrerà attendere sessanta giorni per conoscere le motivazioni del giudice. Certo è che a far pendere la bilancia della Giustizia verso l’assoluzione potrebbe anche essere la sospensiva del Tar riguardo alla normativa che vietava la vendita dei collari per animali nei negozi. Sospensiva ottenuta in seguito ad un ricorso presentato dalle tre aziende italiane produttrici dei collari elettrici. Nel corso dell’udienza il commerciante di San Concordio - difeso dagli avvocati Antonio Bana di Milano e Paolo Mei di Lucca - ha portato come prova a sua difesa l’utilizzo dei collari elettrici antiabbaio da parte dell’unità cinofile di polizia e guardia di finanza. Quegli strumenti infatti sarebbero stati usati, come dimostrerebbero le ricevute, anche dagli istruttori dei cani antidroga delle forze di polizia.
(da Il Tirreno del 5 novembre)

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