giovedì 19 aprile 2012

Sul referendum caccia in Piemonte del 3 giugno


Ennesima manfrina sulla caccia in Regione!

Se non si trattasse della spesa di diversi milioni di euro pubblici, ci sarebbe da ridere del disperato tentativo del Partito Democratico che, dopo l’indizione ufficiale della consultazione referendaria – fissata al 3 di giugno – propone in consiglio regionale una mozione per il ritiro delle proposte di legge sulla caccia in discussione in Commissione e l’impegno, da parte del consiglio stesso, a “superare” le richieste del Comitato Referendario con un nuovo testo che le rimetta in discussione.

Ora: il gruppo del PD è stato ampiamente presente alle sedute di Commissione in cui le modifiche alla legge sulla caccia sono state discusse per svariate settimane. Come gruppo consiliare 5 stelle, da verbale delle sedute, abbiamo reiterato più volte la proposta alla Giunta e alla maggioranza, ma anche ai gruppi di minoranza diversamente concordi nella liberalizzazione della caccia, come il Partito Democratico, all’accoglimento sostanziale – come da sentenza della Corte d’Appello di Torino – dei quesiti come unico modo per il superamento della consultazione. Parole al vento!

Non accettiamo dunque che si assuma questa posizione fintamente virtuosa a posteriori, scandalizzandosi per la grossa spesa, che noi tutti conosciamo, senza aver mai voluto accettare le sole e semplici modalità per evitarla!

Per questo la nostra proposta primaria rimane sempre la celere votazione positiva alla proposta di legge da noi sottoscritta – che ricalca le richieste del Comitato referendario – o, in alternativa il voto referendario, con l’impegno formale dei gruppi che doppiamente fruiscono di soldi pubblici (recependo rimborsi elettorali e risorse per le spese di funzionamento) a rinunciare a quote degli stessi fino a copertura dell’intera spesa determinata dalla consultazione referendaria!

All’uopo abbiamo presentato un ordine del giorno (LINK) e non prevediamo l’appoggio di nessun’altra strumentale, ipocrita e tardiva alternativa!

Gruppo consiliare regionale MoVimento 5 Stelle http://www.movimentopiemonte.it/

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Stara: subito in Aula il testo della Proposta di legge che recepisce i quesiti referendari

Con un Ordine del Giorno Stara lancia ancora un Appello alle forze politiche presenti in Consiglio Regionale affinchè l’Aula approvi in tempo utile una delle Proposte di legge la n. 137 (Buquicchio) o la n. 139 (Lupi) ferme in III^ Commissione che modificano la legge vigente, n. 70 ed accolgono pienamente i quesiti referendari.

Con l’Odg presentato oggi in Consiglio Regionale, il consigliere Andrea Stara, Gruppo Insieme per Bresso vuole fare chiarezza sulla responsabilità di spesa dei 22 milioni di euro per sostenere i costi del referendum. “Sono consapevole che è un ultimo tentativo, quasi fuori tempo massimo”.
Lo fa chiedendo a tutte le forze politiche di compiere un atto di responsabilità e di rispetto verso i contribuenti e la collettività piemontese e, impegna il Presidente del Consiglio Regionale a riservare una corsia preferenziale affinchè uno dei due provvedimenti, n° 137 (Buquicchio) o n° 139 (Lupi), venga richiamato in Aula ed approvato in tempi utili per evitare il referendum. Entrambi prevedono l’accoglimento di tutti i quesiti referendari nel rispetto della volontà popolare espressa dai firmatari. “Sono passati mesi in III commissione – ricorda ancora Stara – dove abbiamo chiesto ripetutamente, ma inutilmente, al Presidente della Commissione Vignale e all’assessore Sacchetto di recepire i quesiti referendari nel testo della legge vigente. Ma la lobby dei cacciatori ancora una volta ha avuto la meglio. In Commissione sta andando avanti un testo di legge approvato da Pdl e Lega via via sempre più permissivo sulla caccia”.

Andrea Stara – Gruppo consigliare Insieme per Bresso www.andreastara.it

referendum caccia : referenti nelle provincie


giovedì 5 aprile 2012

La Pasqua degli agnelli


di Marinella Robba

La sensibilità animalista si sta diffondendo a macchia d’olio nella nostra società. E’ un dato di fatto dimostrato dall’inserimento di programmi e rubriche dedicate ai nostri amici con le zampe nei palinsesti televisivi e nei TG.

Certo la nostra società è ancora lontana dall’affrontare gravi problematiche come la vivisezione, ma stiamo cominciando a prendere coscienza del fatto che gli animali hanno necessità che non possiamo ignorare. Negli ultimi decenni la ricerca del profitto a tutti i costi ci ha indotti a trattarli come merce. Negli allevamenti i vitelli, strappati nei primi giorni di vita alle madri, vengono tenuti in vita per pochi mesi in condizioni di sofferenza e poi uccisi.

Gli agnelli e i capretti vengono sgozzati e lasciati morire lentamente per dissanguamento. I pulcini maschi, che ovviamente non servono per la produzione di uova, vengono triturati vivi e utilizzati per produrre mangimi. Qualsiasi tipo di sfruttamento implica sempre, oltre alla sofferenza dell’animale utilizzato, anche il triste destino dell’essere che non serve e che viene eliminato senza troppi scrupoli, provocando sofferenza. Proprio per questa ragione noi vegani non utilizziamo prodotti di origine animale, né per nutrirci né per vestirci. Oltre a tutti i tipi di carne, pesce, molluschi e crostacei, evitiamo di consumare uova, latte, formaggi e miele. Non solo. Non acquistiamo capi di abbigliamento e accessori in pelle, pelliccia o lana.

La tosatura, infatti, è tutt’altro che indolore per le pecore e le capre, che vengono trattate in modo rude e ferite. Ormai queste informazioni stanno diventando di dominio pubblico e in alcuni ambienti sta iniziando una presa di coscienza in tal senso. Noto con piacere, infatti, come stia emergendo una nuova “sensibilità animalista” all’interno del mondo cattolico.

Esistono associazioni e movimenti attenti alle sofferenze degli animali. Mi riferisco, in particolare, a due realtà di cui sono venuta a conoscenza (ma sicuramente non sono le uniche): l’Associazione Cattolici Vegetariani e il movimento dei Ricostruttori nella Preghiera, fondato dal gesuita Gian Vittorio Cappelletto. Recentemente ho avuto occasione di confrontarmi con uno dei sacerdoti del movimento dei Ricostruttori, il quale ha confermato la mia impressione. La recente dottrina teologica sta ponendo sempre più attenzione al Creato nel suo complesso. Ho espresso al sacerdote una domanda che da tempo mi sta a cuore: “cosa pensa dell’uccisione degli agnelli che ogni anno viene perpetrata in occasione della Pasqua?”. Il sacerdote mi ha risposto: “personalmente ritengo che Gesù offrendosi come il vero Agnello Pasquale e realizzando la sua presenza eucaristica nel segno del pane e del vino renda superflua un’usanza di questo tipo, che non mi sembra in sintonia con il suo messaggio di pace”.

link di approfondimento:
Video “Earthlings” (immagini forti)
http://video.google.com/videoplay?docid=7014142368277769502

domenica 1 aprile 2012

Caccia, la fatidica data del 3 giugno


di Fabio Balocco*

Per l’ambientalismo italiano la data del 3 giugno prossimo ha un carattere fatidico. Potrebbe essere la prima volta che in una regione italiana, il Piemonte, viene, di fatto, abolita la caccia.

Infatti, se passasse il sì ai quesiti referendari, rimarrebbero solo quattro specie cacciabili (peraltro immesse abitualmente a scopi venatori), e cioè il cinghiale, il fagiano, la lepre e la minilepre; non si potrebbe più cacciare su terreni innevati; non si potrebbe più cacciare la domenica; ed altro ancora.

Ma il problema non riguarda tanto “se vincono i sì”, quanto “se la gente va a votare”. In Italia (ed il Piemonte non fa eccezione), la percentuale dei votanti contrari alla caccia è schiacciante: circa l’83%. Ma le due tornate referendarie nazionali precedenti riguardanti l’attività venatoria non videro il raggiungimento del quorum (nel 1990 il 43,4%, nel 1997 appena il 30,2), anche se ì sì ebbero percentuali bulgare.

Posto che però la percentuale di coloro che non vanno a votare non è determinata tanto dalla pigrizia o dalla giornata al mare, quanto dal fatto che non hanno nemmeno notizia del referendum, in quanto i partiti in generale non fanno pubblicità al riguardo e gli elettori non ricevono alcuna comunicazione, diciamo che c’è da essere moderatamente ottimisti oggi, in quanto, rispetto agli anni novanta dello scorso secolo, c’è uno strumento formidabile in più: internet. Lo stesso che sto usando io in questo momento.

La conferma la si è avuta con i referendum su acqua e nucleare, e speriamo tanto che la storia si ripeta.

Un sintomo del fatto che il mondo politico tema molto che oggi si raggiunga il quorum e vinca la democrazia dal basso è del resto testimoniato sia dalla dichiarazione video molto preoccupata a suo tempo rilasciata dal governatore Cota, sia da altre più recenti. Su tutte, singolare quella del consigliere regionale Gianluca Vignale (già Fronte della Gioventù, poi Alleanza nazionale, ed ora Popolo delle Libertà), il quale ha testualmente affermato: “è giusto che si sappia che se passasse il referendum, le riduzioni alla pratica venatoria causerebbero un aumento ai danni da nocivi agli agricoltori e ai sinistri automobilistici per tutti i cittadini automobilisti.”

Allora, secondo il politico di turno, la caccia avrebbe uno scopo sociale: eviterebbe danni alle colture ed eviterebbe collisioni di auto con animali selvatici. Da notare che Vignale è lo stesso che propose nel 2010 un emendamento (purtroppo passato) che prevede che i Comuni e le Province lascino libero accesso sulle proprie strade (altrimenti vietate) ai cacciatori, giustificandolo in tal modo: “E’ evidente che permettere la caccia in territori non raggiungibili se non a piedi è come porre un divieto di caccia. E’ come se non si permettesse ad un dottore di raggiungere l’ospedale.”

Insomma, questi cacciatori sarebbero dei veri e propri benefattori per l’ambiente e per la collettività, addirittura paragonabili ai medici.
L’83% degli italiani questa cosa evidentemente non l’ha capita.

* dal blog su: ilfattoquotidiano.it