venerdì 26 dicembre 2014

E' uscito Pelo & Contropelo periodico animalista


E' uscito l'undicesimo numero del periodico animalista  gratuito Pelo & Contropelo

In questo numero :
Sperimentazione animale: al via il nuovo decreto  legislativo
Richiami vivi , la natura dietro le sbarre
Gli italiani e gli animali secondo il rapporto Eurispes

Diritti animali in Italia: “Io non posso entrare”



di Alessandro Graziadei   *

Nell’Insostenibile leggerezza dell’essere lo scrittore ceco Milan Kundera scrive una frase di fondamentale importanza per capire l’animo umano: “La vera bontà dell’uomo si può manifestare in tutta purezza e libertà solo nei confronti di chi non rappresenta alcuna forza. Il vero esame morale dellumanità, lesame fondamentale (posto così in profondità da sfuggire al nostro sguardo) è il suo rapporto con coloro che sono alla sua mercé: gli animali. E qui sta il fondamentale fallimento delluomo, tanto fondamentale che da esso derivano tutti gli altri”. Forse anche per questo contro il decreto legislativo che depenalizza i cosiddetti reati minori, fra cui quelli contro i diritti animali, varato dal Governo nelle scorse settimane, le associazioni animaliste si sono dette pronte a dare battaglia anche in Parlamento.
È quanto hanno dichiarato a Milano il 14 dicembre i rappresentanti delle 34 associazioni riunite nella Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, l’organizzazione che mette in rete le principali realtà attive nella tutela dei diritti e del benessere degli animali (a cominciare delle cinque fondatrici: Lav, Enpa, Oipa, Lega del cane e Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente) intervenute assieme al movimento La coscienza degli animali alla presentazione del manifesto “Animali e ambiente: dal cuore alla Costituzione”. Il manifesto rappresenta lo spunto più completo per una proposta di legge che vuole rivedere l’articolo 9 della nostra Costituzione, inserendo la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e di tutte le specie animali laddove oggi è tutelato solo il paesaggio, concetto soggettivo e decisamente meno comprensivo.  

Il movimento nato dalla volontà di Michela Vittoria Brambilla e Umberto Veronesi di dare voce a chi voce non ha e contribuire in maniera significativa alla creazione di una nuova cultura di rispetto dei diritti animali ha rivendicato proprio l’urgenza “di accogliere, tra i beni e i valori tutelati dai principi fondamentali della nostra Costituzione, l’ambiente, gli ecosistemi e gli animali in quanto esseri senzienti, capaci cioè di provare piacere e dolore e come tali degni non solo di rispetto, ma anche di una diversa considerazione giuridica”. Di questa evoluzione hanno già preso atto, almeno in parte, l’Unione europea con il Trattato di Lisbona e numerose Costituzioni come quelle di Germania, Austria e Svizzera. Di qui la richiesta, rivolta al Parlamento, di aggiornare anche su questo punto la nostra Carta costituzionale e di non peggiorare l’attuale legislazione con un decreto giudicato altamente inopportuno. “È molto pericoloso quanto ho letto nella bozza di questo decreto - ha spiegato la Brambilla – e sicuramente daremo battaglia. Non si può con un colpo di spugna cancellare i reati considerati meno gravi, perché questo vorrebbe dire che tutte le conquiste per punire il maltrattamento verso gli animali, come il traffico di cuccioli, i combattimenti e tutti i reati a danno dei nostri piccoli amici, verrebbero d’un tratto stracciati”.

Per gli animalisti italiani questa sembra essere la madre di tutte le battaglie. “Crediamo che vi siano le condizioni politiche e culturali per cambiare prospettiva e adottare una soluzione più moderna nel definire lo status giuridico degli animali: all’alba del XXI secolo non possono essere ancora considerati cose” hanno spiegato gli animalisti. Una delle conseguenze più drammatiche di questo vuoto legislativo è per l’Enpa l’importazione e la commercializzazione illegale di cuccioli di razza, reato spesso legato al maltrattamento di animali, frode in commercio e falsificazione di passaporti canini. Uno spaccato drammatico del mondo che si cela dietro questo mercato è stato recentemente fornito da un'inchiesta giornalistica realizzata dalla Televisione della Svizzera italiana (RSI), che si è avvalsa della collaborazione di Ermanno Giudici, presidente proprio dell’Enpa di Milano e Capo del Nucleo delle Guardie Zoofile del capoluogo lombardo per smascherare una rete di trafficanti dell’est Europa che nei paesi di origine si collocano su più livelli di malaffare.
Si tratta per lo più di persone che sfruttano allevamenti fai da te e si avvalgono di intermediari-trasportatori che fanno da punto di contatto tra le tante case dove si allevano i cani e alcuni distributori senza scrupoli in Italia,  Francia,  Spagna e  Germania dove i cuccioli sono spesso commercializzati sotto i limiti di età che invece richiederebbe la legge. Cuccioli piccoli, per far presa sull’acquirente, ma anche per ridurre i costi di mantenimento degli animali, che vengono spediti appena possono essere minimamente autonomi, senza vaccini e rischiando di morire già durante il viaggio. Grazie all’uso di telecamere nascoste, gli inviati della RSI hanno potuto documentare tutti gli incontri avuti con i venditori e registrare le loro dichiarazioni. Le prove non sono utilizzabili per un processo in Italia, ma sono un’utile indicazione per alcune delle tesi investigative che da tempo circolano nell’ambiente delle forze di polizia che contrastano il fenomeno: i passaporti, cioè, potrebbero essere contraffatti sulla data di nascita del cane oltre che sulla reale esecuzione del vaccino contro la rabbia, obbligatorio per direttiva europea. Le conseguenze? Molti svizzeri che avevano comprato il cagnolino appena oltre frontiera, in Italia, sono dovuti incorrere in ingenti spese veterinarie, per non parlare della frequente morte dell’animale. Intanto, anche per quest’anno, i “regali di Natale provenienti dall’Europa dell’est sono arrivati” ha ricordato l’Enpa, che lancia un invito: “Chi desidera un cane si dedichi veramente ad una buona azione, adottando uno dei tanti trovatelli ospiti dei rifugi”

Per la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente occorre contrastare questi traffici e per farlo c’è l’urgente bisogno di fermare questa depenalizzazione, mentre aspettiamo un adeguamento della nostra Costituzione. Perché se come suggeriva Kundera è possibile scoprire molto dalle persone e forse anche dei Governi proprio cominciando da come trattano i più deboli (quelli che “non rappresentano alcuna forza”) allora dovremmo seriamente preoccuparci di come stiamo legiferando, o meglio non legiferando, per tutelare i primi e più ovvi candidati a questo status: gli animali, purtroppo seguiti, come logica conseguenza, da molte altre categorie e generi di esseri umani, ancora tristemente indifesi !

*  da unimondo.org,  23 Dicembre 2014

giovedì 30 ottobre 2014

Video shock sugli allevamenti di conigli in Italia




 di Roberta Ragni *  ( www.greenme.it )

L'Italia è il primo produttore di carne di coniglio in Europa e il secondo a livello mondiale. Secondo FAOstat nel nostro Paese vengono macellati approssimativamente 175 milioni di conigli macellati ogni anno. Circa il 99% di questi animali viene allevato in gabbie di batteria: un metodo crudele e primitivo che priva l'animale della sua libertà e della possibilità di esprimere qualsiasi comportamento naturale.
Eppure i conigli sono animali sociali che, in condizioni naturali, vivono in gruppi, scavano tane per nascondersi e allevare i loro piccoli. Si muovono per lo più correndo o facendo balzi che possono arrivare fino ad 1 metro di altezza. Sfortunatamente, l'allevamento intensivo li confina in gabbie spoglie e squallide, dove milioni di animali vedono la loro breve vita consumarsi in spazi inferiori ad un foglio A4. 





LA MACABRA TESTIMONIANZA DI CHI HA VISTO - Nell'estate di quest'anno, come avevamo anticipato su greenMe.it la settimana scorsa, gli operatori di CIWF hanno potuto osservare le estreme sofferenze nei conigli in gabbia nel nostro Paese. Tutto l'orrore di quanto scoperto è nelle parole di uno di loro:
"I conigli e le loro madri erano così stressati da strapparsi il pelo da soli, lasciandosi la pelle viva. Perché? Probabilmente perché avevano passato tutta la vita prigionieri in gabbia, senza mai riuscire fare un salto, la cosa più naturale per loro. Alcuni allevatori producevano più conigli di quelli che avrebbero potuto allevare. Le genetiche di cui si servono, infatti, producono solo super fattrici, femmine che partoriscono nidiate così numerose da non riuscire ad allattare tutti i piccoli. In questi casi 6 coniglietti su 16 vengono abbattuti immediatamente alla nascita. Tutti questi animali, compresi le madri, sono di fatto delle macchine, che per non rompersi hanno bisogno di manutenzione. Una manutenzione chiamata medicine. E' solo infatti grazie ad un flusso costante di antibiotici e farmaci che i conigli vengono tenuti in vita, senza per questo però diminuire il dolore e la sofferenza degli animali". 

UNA VITA SENZA SALTARE - Animali ammassati, luoghi sudici, accumuli di escrementi e pelo sotto le gabbie, aria irrespirabile, massiccio uso di farmaci, inclusi antibiotici, a titolo preventivo, conigli morti abbandonati a decomporsi sui pavimenti. Ecco la realtà che nessuno vuole farvi vedere. 

E LA LEGGE CHE DICE? - In Europa non esiste nessuna legge specifica di protezione dei conigli negli allevamenti e l'Italia, a differenza di altri paesi, non ha legiferato in merito a livello nazionale. Solo recentemente il Ministero della Salute ha pubblicato delle linee guida facoltative, peraltro insufficienti a garantire il benessere dei conigli, proprio perché non prendono neanche in considerazione sistemi alternativi all'allevamento in gabbia.
Nonostante la lacuna normativa, le condizioni che CIWF ha documentato negli allevamenti italiani sono in evidente contraddizione con alcune disposizioni del Decr. Legisl. 146/2001 per la protezione degli animali negli allevamenti, a cominciare dall'art. 2,1,a, secondo cui "Il proprietario o il custode ovvero il detentore deve adottare misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili". 

LA PETIZIONE DA FIRMARE PER DIRE BASTA - Annamaria Pisapia, Direttrice CIWF Italia, conclude:
"È tempo di dire basta agli animali in gabbia. L'era delle gabbie deve finire. Esse non sono più tollerabili come sistema di allevamento in un secolo come il ventunesimo, in cui gli animali sono oramai riconosciuti come esseri senzienti, capaci come noi di provare gioia e disappunto, piacere e dolore. Ogni anno, centinaia di milioni di conigli in Europa (di cui il 53% nel nostro paese) soffrono per tutta la loro breve vita nelle gabbie di batteria. Questo deve finire al più presto. Come CIWF invitiamo i cittadini italiani a firmare e diffondere la petizione rivolta al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, competente per il benessere animale, ai membri del Consiglio dell'Agricoltura UE e al Parlamento europeo, per chiedere l'introduzione del divieto totale di allevare conigli in gabbia". 

Per firmare la petizione clicca qui
 
Leggi anche:

 *da www.greenme.it   - 21 Ottobre 2014

mercoledì 10 settembre 2014

Cuccioli di elefanti uccisi per l'olio di palma



 di Roberta Ragni  *

Decine di elefanti sono morti dopo essere stati avvelenati in questi ultimi anni a Sumatra per colpa dell'olio di palma. La deforestazione per far posto alle piantagioni, infatti, inasprisce il conflitto con gli esseri umani a causa della rapida distruzione dell'habitat degli elefanti.

Distese immense di foresta pluviale sono state distrutte negli ultimi anni per far posto alle piantagioni e gli abitanti dei villaggi prendono sempre più di mira gli elefanti di Sumatra, che considerano come parassiti. Per questo continuano deliberatamente ad avvelenarli…..

leggi   su   greenme.it                                            5 settembre 2014