martedì 25 gennaio 2011

Ferrara dice no agli animali nei circhi

Il 2010 si è concluso con un’importante vittoria a favore dei diritti degli animali conseguita dall’OIPA e da altre associazioni animaliste.

Un’ordinanza del sindaco del Comune di Ferrara vieta infatti
l’attendamento nel territorio comunale, compresi i terreni privati, di circhi che abbiano al seguito esemplari appartenenti a specie
riconosciute incompatibili con la detenzione per attività circense o
per spettacoli itineranti.

Nello specifico i circensi non potranno più sfruttare primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe e rapaci diurni e notturni; l’impiego di questi
animali negli spettacoli viaggianti “rende impossibile – si legge nel documento – garantire le condizioni minime di spazio e di temperatura indispensabili per una corretta detenzione e risulta dunque del tutto incompatibile con l’attività circense”.

Il provvedimento vieta inoltre l’utilizzo e l’esposizione di rettili, in considerazione anche dell’assenza di protocolli operativi per il controllo delle malattie infettive e diffusive di queste specie. L’importante risultato è frutto del lavoro incessante delle associazioni animaliste, tra cui l’OIPA, da sempre in prima linea per ottenere il divieto di impiego di animali negli spettacoli circensi. Negli ultimi anni l’uso degli animali negli spettacoli circensi è posto sotto accusa da una crescente sensibilità di cittadini lo considerano una manifestazione di violenza proprio per la presenza degli animali costretti, per la loro intera esistenza, in anguste gabbie da cui possono uscire solamente per compiere esercizi contrari alla loro natura. Prova di questo orientamento è la crescente disaffezione del pubblico, prevalentemente costituito dai bambini, non solo per l’offerta di intrattenimenti alternativi, ma soprattutto per la maggiore sensibilità animalista.

“Vogliamo che la presa di posizione del comune di Ferrara sia un chiaro segnale per il resto d’Italia, ad oggi uno dei paesi europei con la più alta concentrazione di spettacoli circensi – ha commentato Massimo Comparotto, Presidente dell’OIPA Italia – E’ fondamentale che anche le amministrazioni locali attuino politiche in linea con la sensibilità dei cittadini studiando progetti di legge che prevedano il divieto degli animali dei circhi unitamente a sostegni economici e interventi di comunicazione a favore di nuovi spettacoli senza animali.”

lunedì 24 gennaio 2011

Salviamo il White Lion. Un animale in estinzione

di Rita De Angelis

Il leone Bianco è un leone che appartiene alla sottospecie della Phantera, e nella quale per una rara mutazione di colore, simile a quella della tigre bianca, ha portato così la rara colorazione del mantello. I leoni bianchi non sono quindi leoni albini, il loro colore che può variare dal biondo, al bianco sporco sino al colore rossiccio, viene causato da un gene chiamato color inhibitor. Il loro colore gradualmente si scurisce, sino a diventare crema o avorio, anche noto come biondo. In particolare non si parla di una sottospecie distinta, ma piuttosto di poliformismo genetico, che causa una colorazione pallida, simile quella delle tigri bianche. La colorazione è simile ed analoga, anche se con effetti opposti, al melanismo, tipico della pantera nera. Questo viene confermato anche dalla colorazione dei suoi occhi, che non è rossa, come gli animali albini, ma è uguale a quella dei suoi simili non bianchi, tendenzialmente azzurra. Questa colorazione penalizza però i leoni nella loro natura, in quanto sono facilmente avvistabili dalle loro prede, che riescono così a fuggire, in questo modo il leone bianco è molto spesso condannato a morire per inedia.

Le prime conferme dell’esistenza di questo tipo di animali si è avuta solo nel XX secolo. Per moltissimi decenni si è creduto che fossero solo mere leggende provenienti dal Sudafrica, e che il loro manto bianco fosse il simbolo della bontà presente in ogni creatura. I primi avvistamenti si hanno nel 1900 e soltanto nel 1975 viene trovata materialmente una cucciolata di leoni bianchi nella riserva Timbatavi. A causa della loro bellezza e rarità, da sempre i leoni bianchi sono ritenuti prede ambite sia per i cacciatori indigeni, che li consideravano messaggeri degli dei, che per quelli europei.

Un Tempo in Sudafrica venivano allevati in campeggi ed uccisi come trofei. Oggi questi allevamenti non ci sono più, ed i leoni bianchi vengono severamente protetti, poiché la loro presenza attira numerose folle di curiosi negli zoo, così da essere fonti di prestigio per il parco e la riserva dove sono ospitati. Ogni tanto in qualche riserva del Sudafrica si trova spontaneamente qualche leone bianco, anche nel Parco nazionale Krugher, si trovano piccoli esemplari di leocini accoppiati con i leoni bianchi fulvi.

La quantità precisa di leoni Bianchi nel mondo è ignota, si calcola che nel 2004 si contavano 300 esemplari, di cui in Italia vi sono 6 di questi animali distribuiti così: una coppia e la loro femmina nel safari parco di Pombia, e le altre tre all’interno del Parco Faunistico Le Cornelle di Valbembro. Esiste sin dal 2002 The global white trust protezione, fondata da Linda Tucker, che operando nella regione del Timbavati, si occupa di proteggere il leone bianco e sviluppare tutti i valori culturali connessi che lo rendono unico. Quando si è insediata qui l’associazione non c’erano esemplari riprodotti allo stato naturale.

Dal 2009 il programma di rintroduzione è stato un successo, in quanto la specie si riproduce senza l’intervento dell’uomo. I leoni vivono allo stato libero, non in cattività. Tuttavia si nutre preoccupazione per la sopravvivenza del gene White Lion, in quanto l’ultimo cucciolo di leone bianco è nato del 2006, e poco dopo il probabile padre è morto cacciato come trofeo. I Leoni bianchi vengono così considerati in una fase di criticità, un pericolo critico, poiché sull’orlo di estinzione viene introdotto anche il loro habitat endemica. Siamo quindi in dovere di proteggere un tesoro globale per tutta l’Umanità, sperando che l’uomo con la sua maia di protagonismo la smetta di collezionare trofei, ma conservi questa specie meravigliosa e rara presente, forse ancora per pochi anni sul nostro fantastico pianeta terra.

sabato 22 gennaio 2011

La Nasa blocca gli esperimenti sugli animali. Salve 30 scimmie


La Nasa in preparazione ad una missione su Marte aveva prescelto 30 scimmie scoiattolo

Sessant'anni fa, quando l'uomo si batteva per il predominio dell'universo cosmico - allora sconosciuto più che mai - era normale far precedere il lancio nello spazio di equipaggi umani da scimmie, cani, gatti, topi, ragni e perfino pesci, per testare apparecchiature o conoscere in anticipo gli effetti 'indesiderati' o meno di condizioni a cui l'uomo non era abituato. Oggi come allora le cose non sono molto cambiate. La Nasa in preparazione ad una missione su Marte aveva prescelto 30 scimmie scoiattolo da sottoporre ad una serie di test per conoscere in anticipo gli effetti che le radiazioni, durante l'esposizione nel viaggio verso Marte, possono procurare al cervello umano.

Dopo una campagna di un anno l'associazione americana PCRM (Physiciana Committee for Responsable Medicine, che promuove ricerca clinica, medicina preventiva e non condivide le sperimentazioni su animali) – che nel novembre 2009 aveva presentato una petizione affinchè il governo federale bloccasse questi esperimenti che contrastavano le stesse leggi federali sul benessere degli animali – ha reso noto il comunicato ricevuto dal Brookhaven National Laboratory, il laboratorio dove le scimmie venivano bombardate per poi essere trasferiti al McLean Hospital, per le fasi successive del progetto. La Nasa ha annullato tutti gli esperimenti a cui dovevano essere sottoposte le scimmie per questioni scientifiche ed etiche. "Bombardare di radizioni le scimmie vive è crudele e inutile dal punto di vista scientifico - afferma il dott. John J. Pippin, consigliere medico-scientifico del PCRM -. Sono lieto che il Dipartimento dell'Energia abbia annullato questi esperimenti errati".

Con il finanziamento del Dipartimento dell'Energia USA, le scimmie, infatti, sarebbero state colpite da basse dosi di radiazioni con immense sofferenze successive alle esposizioni, causa anche di tumori mortali, e studiati dai ricercatori. In particolare bisognava tenere in considerazione le reazioni del sistema nervoso centrale e i cambiamenti del comportamento nel corso del lungo periodo. Questi primati, molto intelligenti e dotati di un'alta capacità di socializzazione, sarebbero stati poi confinati in solitudine in gabbie di metallo per almeno 4 anni e sarebbero stati tenuti ogni giorno in apparecchi di contenzione.

"Peccato" che ogni specie è biologicamente diversa dalle altre, per cui i risultati dalle sperimentazioni effettuate sulle scimmie non sarebbero stati utilizzabili per l'uomo. "Peccato" pure che anni e anni di esperimenti di irradiazioni sulle scimmie non hanno prodotto niente di utile per i programmi spaziali! Per fortuna, la Nasa sta rivedendo i progetti di ricerca sui voli spaziali con persone a bordo. Secondo il dott. Pippin, gli 1,75 milioni di dollari spesi per questi esperimenti sarebbero stati più adatti alla ricerca di metodi relativi agli esseri umani. Studi in corso finanziati dalla Nasa e dal Dipartimento dell'Energia usano metodi senza animali per stabilire gli effetti delle radiazioni sull'uomo così come sono numerosissimi i dati provenienti da decenni di voli spaziali umani.

S.E.C. ( da www.ilcambiamento.it ) 11 gennaio 2011

giovedì 20 gennaio 2011

La Puglia allunga la caccia


Gli ambientalisti a Vendola: «Dichiarata guerra agli animali selvatici»

Animalisti italiani, Enpa, Lac, Lav, Lipu, Vas, Vittime della caccia e Wwf hanno scritto aol Presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, perché «intervenga immediatamente e faccia annullare le modifiche al calendario venatorio regionale per evitare la consumazione di un reato istituzionale: la intenzionale sottrazione indebita di patrimonio indisponile dello Stato».

Ieri, su proposta dell'Assessore alle risorse agroalimentari, agricoltura, alimentazione, riforma fondiaria, Caccia e pesca Dario Stefàno, la giunta regionale, in seduta straordinaria, ha autorizzato una modifica, ritenuta illegittima dagli ambientalisti, del calendario venatorio, che prolunga la stagione venatoria ai tordi e alla beccaccia fino al 30 gennaio. Per le 8 associazioni ambientaliste la modifica approvata è «Contro la legge nazionale ed il parere dell'autorità scientifica». E con la delibera «Si è consumato un atto clamorosamente illegittimo che corrisponde ad una sottrazione indebita di patrimonio dello Stato: permettere l'abbattimento di animali selvatici in periodo di massimo divieto di caccia, così come stabilito dalla direttiva Uccelli (articolo 7.4), dalla legge nazionale 157/1992 (art. 18, comma 1 bis) e dal parere tecnico, obbligatorio per legge, dell'Ispra, l'autorità scientifica nazionale».

La Lipu BirdLife Italia sottolinea che «Il gravissimo atto della Giunta regionale aveva avuto come premessa, pochi giorni prima, il voto favorevole del Comitato Venatorio regionale, che peraltro dichiarava apertamente di non aver chiesto il parere dell'ISPRA. Un parere che sarebbe stato senz'altro negativo, perché l'ISPRA si è già espresso con il documento ufficiale del luglio 2010 nel quale si chiarisce quali sono i tempi massimi di chiusura della caccia alle varie specie. Se il Comitato venatorio pugliese ha dunque consapevolmente ignorato le indicazioni dell'Ispra, la Giunta regionale è andata oltre, riunendosi in seduta straordinaria e accogliendo senza esitazioni la richiesta dello stesso Comitato venatorio regionale, modificando il calendario in modo da consentire la caccia a tordi e beccacce in periodo vietato dalla legge».

Per gli ambientalisti la responsabilità più pesante è quella di Stefàno «Che, pur consapevole degli obblighi regionali, non solo ha consentito l'operazione ma l'ha addirittura proposta e avallata, in un'operazione che denuncia tutta la subalternità di un certo mondo amministrativo nei confronti delle lobby venatorie. Siamo in sostanza di fronte ad un atto vergognoso, di una gravità estrema, che si prende gioco della legge, delle regole e delle istituzioni, ma che costituisce anche un danno oggettivo e irrimediabile a quel patrimonio indisponibile della collettività rappresentato dagli animali selvatici».

Le associazioni si rivolgono direttamente a Nichi Vendola chiedendogli «Di intervenire immediatamente per esercitare il potere di autotutela che gli compete per far annullare, senza perdere un solo istante, l'illegittima delibera della Giunta, per impedire la consumazione di quello che si configura come un vero e proprio reato istituzionalizzato, di cui le associazioni non mancheranno di chiedere i danni per la lesione dei propri interessi. In caso di inerzia le associazioni si rivolgeranno alle autorità giudiziarie competenti per fare accertare la responsabilità collegiale dell'organo che ha intenzionalmente approvato tale provvedimento, macroscopicamente illegittimo chiedendo al contempo misure cautelari urgenti idonee a preservare l'integrità del patrimonio indisponibile dello Stato, ed impedire così gli illeciti abbattimenti».

( da Greenreport.it )

mercoledì 19 gennaio 2011

Pelo & Contropelo: è uscito il 3° numero


E’ uscito il terzo numero di

Pelo & Contropelo (Gennaio 2011)


Potete scaricarlo gratuitamente dal sito:
www.lacincia.it/pelo_contropelo.php insieme ai due numeri precedenti.

Da qualche giorno ha preso il via anche un nuovo servizio per voi
Se avete qualche domanda che riguarda la salute dei vostri amici
animali potete scriverla nella bacheca su Facebook di Pelo &Contropelo.

Il nostro amico Paolo Audisio, veterinario, tra una visita e l'altra sarà felice
di rispondervi!

la redazione di P & C

sabato 15 gennaio 2011

Chaco ( Paraguay ) : spedizione minimizza il rischio per gli indigeni

La spedizione congiunta del Museo di Storia NaturNHM), Londra e il Museo di Storia Naturale di Asuncion per studiare la biodiversità delle foreste, la perdita delle foreste asciutte del Chaco in Paraguay ha risposto alle critiche circa il rischio di incontrare indigeni isolati, che potrebbero minacciare i nativi. "Abbiamo raccolto numerosi consigli dei nostri partner locali in Paraguay su come ridurre al minimo il rischio di contatto con comunità indigene", spiegano i rappresentanti del Museo di Asuncion a mongabay.com, sottolineando il fatto che la spedizione, della durata di un mese, includerà membri della comunità indigena in questione, gli Ayoreo, oltre a una rappresentanza delle autorità del Paraguay.


"Ci è stato assicurato dai capi del popolo Ayoreo, attraverso l'Unione Navitas Ayoreos del Paraguay (UNAP), che non solo alcuni dei loro membri sono pronti a unirsi alla nostra spedizione, ma tra questi anche un anziano, che solo aiuterà il nostro staff, condividendo le sue conoscenze, e assicurando la forma più appropriata di contatto", ha spiegato l'Ufficio Stampa della spedizione.

Il dibattito è iniziato quando un locale gruppo indigeno, Iniciativa Amotocodie (IA), ha inviato una lettera aperta al museo chiedendo di annullare la spedizione, per evitare il rischio di "genocidio", in caso di contatto con gruppi indigeni che hanno scelto di restare isolati. "Se questa spedizione andrà avanti, ci domandiamo perché preferite scegliete di vite umane solo perché gli scienziati inglesi vogliono studiare le piante e gli animali - si legge nella lettera in parte - C'è un rschio troppo alto: il contagio di malattie dei bianchi - che vengono proprio dal contatto". Non si tratta di esagerazioni: numerosi gruppi indigeni sono stati sterminati dal contagio, anche involontario, di malattie come la comune influenza, per le quali non hanno anticorpi. I gruppi indigeni non contattati sono estremamente sensibili alle malattie occidentali. Qualora si verificasse un contatto, si calcola che tra il 50 e il 90% di indigeni siano destinati a perire.

Ma la spedizione non è solo rischiosa solo per i gruppi indigeni. Jonathan Mowzer. Survival International ha spiegato che tale contatto potrebbe anche sfociare in violenze. Gli Ayoreo hanno risposto a precedenti spedizioni con le loro lance, ed è possibile che attacchino i membri della spedizione.

Ma la spedizione, di ben 60 membri va avanti, nella speranza di trovare nuove specie di piante, insetti, anfibi, rettili, e, se fortunati, anche gli uccelli ei mammiferi, in una zona che sta rapidamente scomparendo, assediata dal prelievo di legname e dall'allevamento.

Il Chaco è stato poco studiato dagli scienziati rispetto al suo cugino più noto e più umido, l'Amazzonia. Ma secondo i ricercatori, il Chaco è l'habitat di diversi mammiferi minacciati, tra cui il tapiro pianura (Tapirus terrestris), l'armadillo gigante (Priodontes maximus), entrambi classificati come vulnerabili nella Lista Rossa IUCN, e il pecari Chacoan considerato anch'esso in pericolo. L'area è anche sede del più grande felino d'America, il giaguaro.

Sessanta anni fa, la popolazione di Ayoreo del Chaco era di circa 5.000, ma la maggior parte di questi sono stati costretti a uscire dalla foresta dall'arrivo degli allevatorie dei missionari.

da www.salvaleforeste.it

martedì 11 gennaio 2011

Un veterinario on line..

Amiche e amici, se avete qualche domanda da fare che riguarda la salute dei vostri amici animali potete farla nella bacheca su Facebook di Pelo & Contropelo”.

Il nostro amico Paolo Audisio, veterinario, tra una visita e l'altra sarà felice di rispondervi!

E’ imminente l’uscita del n.3 di Pelo&Contropelo che potete anche leggere su “ La cincia “

http://www.lacincia.it/docs/pelo_contropelo_20101002.pdf


lunedì 10 gennaio 2011

Nel paradiso dei gorilla arriva … il petrolio


di Gino Radi

GEAPRESS – La denuncia è del WWF. La Soco, multinazionale dello sfruttamento ed esplorazione di giacimenti di gas e petrolio con sede a Londra, vorrebbe punzecchiare di qua e di là il manto boscoso del Virunga National Park, nella Repubblica Democratica del Congo. In tale maniera, secondo il WWF, verrebbero improvvisamente meno decenni di campagne internazionali che hanno preservato un’area unica al mondo, dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Recentemente, peraltro, era stata pure diffusa la notizia che le popolazioni di Gorilla di montagna si erano in parte riprese dalle falcidie dei bracconieri che stavano portando all’estinzione un animale divenuto, grazie a Dian Fossey, un simbolo della conservazione mondiale della natura (vedi articolo GeaPress). Per questo il WWF si appella alle autorità congolesi.

In effetti la SOCO ha annunciato alcune variazioni nei piani di utilizzo dei bacini di estrazione collocati, per le sue trivelle, prevalentemente in Vietnam e Centro Africa. Da offshore, ovvero trivelle in mare, ad onshore. Si ricorda, a tale proposito, che la dannosità di questi impianti, sebbene solo di esplorazione, non è dovuta esclusivamente ai rischi diretti di inquinamento. In molti casi si tratta di costruire strade di accesso in aree remote (parimenti agli impianti eolici anche italiani) le quali, oltre a devastare aree spesso incontaminate, costituiscono facili vie di accesso ai bracconieri. Nel Virunga i bracconieri sarebbero felicissimi di essere agevolati nel riprendere ad affumicare carne di gorilla, inviare cuccioli agli zoo di mezzo mondo e destinare le mani dei grandi primati per farne posacenere.

( GEAPRESS 6 gennaio 2011 )

giovedì 6 gennaio 2011

8 gennaio a Modena contro gli allevamenti di pellicce


Per dire basta a questi lager

ore 13,30 via Ramesina Esterna, Fossoli ( Modena )

ore 16,30 via Mazzarana 82, fraz. S. Antonio Maccarello (Novi di Modena


Nel 2008 avremmo dovuto assistere alla chiusura degli allevamenti da pelliccia in Italia date le modifiche troppo dispendiose che gli allevatori stessi avrebbero dovuto apportare a questi odierni campi di sterminio in merito all´applicazione della legge 146/2001.

Possiamo sostenere ancora una volta come non siano le leggi a ridare la libertà agli individui: infatti ad oggi sono ancora attivi una ventina di allevamenti, nei quali 150.000 visoni ogni anno vengono uccisi nelle camere a gas per la vanità di alcuni esseri umani e l´avidità di chi, sostenendo di amarli, li condanna a morte in nome del profitto. In Italia la "produzione" di pelli è calata negli anni con l'aumentare dell'opposizione concreta e delle azioni (e non della politica di palazzo), che hanno fatto chiudere già decine di allevamenti e hanno permesso ai visoni, scampati al massacro e adattatisiall´ambiente, di sopravvivere dando vita a vere e proprie comunità a dispetto delle previsioni di chi sosteneva che non sarebbero sfuggiti alla morte in quanto specie non autoctone.

Per gli animali però l´olocausto non è mai terminato: sono ancora rinchiusi nei laboratori, negli allevamenti, negli zoo e nei circhi. Il loro è un tempo senza fine e mentre aspettano muoiono


CAMPAGNA AIP - Attacca l'Industria della Pelliccia www.campagnaaip.net

lunedì 3 gennaio 2011

L’OROSCOPO degli animali - Dodici segni-simbolo per il 2011.


Non uno dei tanti oroscopi classici del periodo. Una previsione comunque sì. Anche se in questo caso a giocare sono degli effetti meramente terreni: le nostre scelte quotidiane, quelle di chi è chiamato a decidere anche a nome nostro (e loro) nelle Istituzioni. Queste sono le vere carte da giocare per un 2011 con meno violenza e più solidarietà.
Ben sette (e mezzo considerando il Sagittario) sono i segni zodiacali ispirati alle costellazioni che richiamano animali. Qui invece gli animali sono veri, in carne e ossa. Migliaia, milioni, in alcuni casi anche decine di milioni.


Leone: sarà un anno decisivo per la sorte degli animali ancora reclusi e irrisi nei circhi italiani, circa duemila. La nostra campagna informativa appena partita con le firme indirizzate a Governo, Parlamento e Sindaci, punta a dare un futuro di dignità a loro in centri di accudimento da sostenere e di riscatto per l’arte circense davvero umana. A destinare i contributi del Fondo dello Spettacolo, fra i cinque e i sette milioni di euro l’anno, ai circhi senza animali.

Scorpione: l’Unione Europea vuole dare una stretta alle cosiddette “specie invasive”. Non dovrà farlo, peraltro inutilmente e con grandi costi etici e monetari, a suon di doppiette. Il primo atto serio è vietarne commercio e detenzione. E sostenere azioni sul campo, come per le nutrie, di limitazione della riproduzione. Speriamo che non accada come la Legge 213 che ancora attende da otto anni dai Ministeri dell’Ambiente e della Salute l’elenco di ragni e scorpioni considerati pericolosi per l’uomo.

Gallina: è l’anno decisivo per la loro liberazione dalle gabbie di batteria. Sta arrivando al pettine il nodo della riconversione voluta da una Direttiva europea che in ben tredici anni ha visto tanti, troppi, allevatori italiani, solo a bussar soldi e deroghe. La legge è uguale per tutti ma non per loro… Intanto è da salutare la possibilità anticipata di scelta di uova “no gabbia” che catene della grande distribuzione come la Coop hanno reso possibile.

Foca: fra poche settimane la nuova stagione di caccia industriale sui ghiacci canadesi sarà la prima effettiva che non potrà contare sul mercato del Vecchio Continente grazie al divieto comunitario dell’importazione di pelli e prodotti.

Cane: primo anno di applicazione della recentissima Legge 201 che ha reso reato il traffico dei cuccioli dall’Est europeo e inasprito le sanzioni contro i maltrattamenti. I Ministeri delle Politiche Agricole per il Corpo Forestale, quello della Salute per i Carabinieri Nas, quello dell’Economia per la Guardia di Finanza, quello dell’Interno per la Polizia Stradale, dovranno investire per rafforzare i loro nuclei specializzati d’intervento.

Mucca: dalle parole ai fatti. Se non mangiarne sia in carne che in latte vuol dire dare una mano alla salute nostra e del Pianeta, da Copeanghen a Cancun così come da Milano a Ragusa, perché non iniziare facendo applicare ai Comuni nelle mense scolastiche le Linee Guida del Ministero della Salute che permettono senza problemi, e senza alcun certificato, l’opzione vegetariana?
Per le mucche sfinite dallo sfruttamento, quelle “a terra”, sarà un anno di nuove sentenze per processi già iniziati grazie a nostre denunce.

Lepre: con la nuova iniziativa parlamentare di vietare, finalmente, almeno il libero accesso dei cacciatori nei fondi agricoli, così come con la “punta” alle Regioni che tentano sempre di far sparare di più e in ogni dove (dopo qualche anno, ai soliti Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana si è aggiunta ora la Puglia mettendo nel mirino gli storni che sono una specie in pericolo a livello europeo) si aprirà una nuova stagione di corsi politici e ricorsi giuridici. E poi, a proposito di danni veri o presunti da fauna selvatica, è bene sottolineare che nei dati ufficiali della Conferenza Stato-Regioni sono in cima le specie immesse proprio dai cacciatori…

Topo: sarà un anno di “riscaldamento” in vista del recepimento della ultima tristemente famosa direttiva europea sulla vivisezione. Il tema? La conquista dello stop ai test cosmetici sugli animali con i tre ancora possibili per i singoli ingredienti con relativa commercializzazione dei prodotti. Allarme quindi per la prossima decisione della Commissione Europea sull’immancabile richiesta di deroga allo stop previsto dalla stessa Commissione Europea…

Cavallo: Con otto indagati per presunto doping nel palio dei palii, quello di Siena, e la conferma della validità dell’Ordinanza ministeriale sulle minime regole per il loro svolgimento, l’anno si apre con la necessità di una legge specifica che riconosca gli equidi come animali d’affezione. Così come lo sono già per milioni di persone. Anche se oltre 100mila di loro finiscono ancora in bistecche fra ippodromi, carrozzelle e allevamenti.

Agnello: Gli Stati dovranno approntare l’applicazione del recente Regolamento europeo sulle modalità di utilizzo degli animali nella macellazione. Si potrà rendere obbligatorio lo stordimento preventivo. Sarà questa la migliore cartina di tornasole per chi attacca la macellazione rituale per ben altri scopi.

Gatto: Potrà essere l’anno della riforma della Legge 281 per la prevenzione del randagismo che dia gambe alle positive Ordinanze ministeriali emanate. Questa Commissione Affari Sociali della Camera o quella che verrà in caso di nuova Legislatura, affretti questo cambiamento.
E il Ministro dei Trasporti emani il Decreto che attua il diritto di soccorso per gli animali incidentati o in difficoltà come previsto da pochi mesi dal Codice della Strada.

Pesci: Da Bruxelles è in arrivo il nuovo Piano quinquennale d’intervento per il benessere degli animali. Tutti. In mare, nonostante la già pronosticata fine della vita se proseguiranno a questo ritmo le rapine con le reti, continuerà la sofferenza composta da uno stridente silenzio, a prescindere dai tonni rossi in estinzione. Che ne dite di iniziare a fare qualcosa, partendo dal nostro piatto?


Rendiamo davvero nuovo e migliore questo anno, per tutti.


di Gianluca Felicetti - Presidente LAV - Tratto da http://www.animalieanimali.it