lunedì 27 febbraio 2012

L’uccisione illegale di uccelli in Europa: avvelenamento e bracconaggio le cause maggiori


BirdLife International e Commissione europea nel 2011 ha condotto diversi studi che, secondo il notiziario dell'Ue "Natura 2000" «Hanno dimostrato che l'uccisione illegale, la cattura e il commercio di specie di uccelli europei continua ad essere un grave problema. Anche se la reale portata del fenomeno è difficile da valutare, proprio in considerazione della sua natura criminale, le notevoli conseguenze esercitate sulla conservazione, soprattutto di alcune specie, sono evidenti».

Ma dagli studi emerge anche un'altra cosa: «Contrariamente a quanto si creda generalmente, queste attività illegali non si limitano a pratiche e tradizioni condotte su piccola scala in alcuni Paesi del Mediterraneo. Oggi, l'uccisione e la cattura illegale di uccelli è stata riscontrata nella maggior parte degli Stati membri dell'Ue e, in alcuni casi, è diventata un'attività criminale a scopo di lucro altamente organizzata».

Nel luglio 2011, il Game Fund (la polizia venatoria) di Cipro ha organizzato, una Conferenza europea nell'ambito della Convenzione di Berna, per capire la portata del problema e come affrontarlo. "Natura 2000" riporta alcune delle raccomandazioni approvate nel meeting cipriota: «Differenti tipologie di attività illegali. La direttiva Uccelli stabilisce un sistema generale di protezione di tutte le specie di uccelli naturalmente presenti nell'Unione europea. In particolare, ne proibisce la cattura e l'uccisione deliberata, la distruzione o la rimozione di nidi e uova, e la detenzione di esemplari, vivi o morti, per la vendita. Alcuni metodi di uccisione in massa o non selettivi, come ad esempio ‘reti giapponesi' (mist-nets) e bastoncini di vischio, sono considerati illegali e sono elencati nell'allegato IV della Direttiva. Esistono tuttavia diverse eccezioni a questa regola generale. La caccia, ad esempio, è chiaramente riconosciuta come attività legittima. La Direttiva Uccelli consente, in conformità ai principi di una saggia utilizzazione, la caccia di 82 specie di uccelli di cui all'allegato II. Alcune specie elencate nell'allegato III, inoltre, possono essere vendute o detenute a scopo di vendita. È infine prevista la possibilità di derogare al regime generale di protezione per altre specie, per esempio al fine di prevenire gravi danni alle colture,al bestiame, ai boschi, alla pesca ... Tutte le attività esercitate non in conformità con tali disposizioni sono illegali».

I due studi Ue e BirdLife hanno identificato diverse pratiche illegali, la più importante della quale, sia per dimensioni che per impatto sulla salvaguardia dell'avifauna, «E' l'uso del veleno. In molte parti d'Europa, uccelli, soprattutto rapaci, vengono deliberatamente avvelenati poiché percepiti come competitori (perché ad esempio mangiano piccola selvaggina) o "problematici" (es. danneggiando le attività di pesca o l'allevamento del pollame, ecc ...). Alcuni vengono anche uccisi involontariamente da esche avvelenate destinate ad altre specie, come volpi o roditori». Secondo BirdLife, «Questa pratica illegale, negli ultimi 10 anni, è in aumento in 9 Paesi». I dati del ministero dell'ambiente, degli affari rurali e marini della Spagna dicono che «Negli ultimi 10 anni sono stati avvelenati 2.350 nibbi bruni e reali, 2.146 grifoni, 639 urubù dalla testa nera, 348 capovaccai, 114 aquile imperiali spagnole, 40 gipeti», impatti che hanno un forte effetto sulla salvaguardia di specie protette e rare. « L'avvelenamento è la ragione principale per la quale il nibbio reale è considerato a rischio di estinzione in Spagna», sottolinea "Natura 2000"

La seconda attività illegale più praticata è la cattura o l'uccisione degli uccelli selvatici per il commercio. «Si va dalla cattura e l'uccisione di specie protette da parte di cacciatori di trofei, collezionisti di uova, o falconieri, ecc ... alla cattura su larga scala di piccoli uccelli, in particolare fringuelli, allodole, capinere, zigoli, ecc ... operata da ristoratori senza scrupoli che li servono come prelibatezze locali Spiegano Ue e BirdLife - L'impatto ecologico è aggravato dai metodi illegali di cattura indiscriminata utilizzati, come reti e vischio». Nel 20011 a Cipro in solo due distretti dell'isola sarebbero stati catturati oltre 1,4 milioni di uccellii utilizzando». Secondo il notiziario natura e biodiversità della Commissione europea «E' ormai evidente che l'uccisione e la cattura illegale di uccelli selvatici è diventata un'attività criminale altamente organizzata» per BrdLife, «Raggiungerebbe un mercato di oltre 10 milioni di euro all'anno all'anno. È pertanto ormai obsoleta la percezione comune che vede l'uccisione illegale di uccelli come un problema su piccola scala per lo più legato a costumi e tradizioni locali».

Quali sono le possibili soluzioni a questa strage? "Natura 2000" è convinta che «La criminalità legata alla cattura e all'uccisione illegale di uccelli in Europa è una questione complessa alla base della quale risiedono diversi motivi sociali,economici e ambientali. Ciò rende il fenomeno particolarmente difficile da controllare e sradicare. Mentre l'obiettivo principale rimane una migliore garanzia di applicazione della legge a livello nazionale, vi è anche un importante ruolo che le Ong, così come la Commissione, possono svolgere per contribuire ad eliminare tali attività illegali. Uno dei compiti più urgenti è quello di incoraggiare una maggiore consapevolezza del problema, non solo da parte dei principali stakeholder o dei cittadini, ma anche delle forze dell'ordine, giudici e altri responsabili politici». Ma c'è un grosso problema: «A giudicare dal basso numero di condanne, e dalle misere ammende ad esse associate, è chiaro che queste attività illegali sono ancora troppo spesso trattate come reati minori piuttosto che gravi reati. Questo atteggiamento deve cambiare se si vuole avere una reale possibilità di affrontare la questione».

Ue e BirdLife pensano che «Ong, gruppi di cacciatori e autorità possono svolgere un ruolo non solo nella sensibilizzazione a questo problema sia a scala nazionale che locale, ma anche nello sradicamento e denuncia delle pratiche illegali. I cacciatori, in particolare, hanno interesse a garantire che non si confondano le pratiche di caccia legale con attività illegali».

U n'altra priorità sarebbe quella di «Garantire una migliore applicazione della legge così com'è. Una possibilità è quella di creare una migliore comprensione da parte dei funzionari di polizia delle questioni in gioco e del motivo per il quale siano considerate un problema, ad esempio attraverso programmi di formazione mirati o la condivisione di esperienze tra le diverse unità di altre regioni o Paesi. È anche necessario fare pressioni per ottenere maggiori risorse da dedicare alla creazione di unità specializzate nei crimini contro la fauna selvatica e raccogliere informazioni sulle operazioni illegali. Imporre pesanti multe e pene può anche fungere da forte deterrente. Si possono creare gruppi di dialogo con gli stakeholder locali al fine di evidenziare il problema e ottenere il loro supporto per lo sradicamento di tali pratiche illegali».

La Commissione europea ricorda di aver finanziato una serie di progetti Life per contrastare l'uccisione illegale e il commercio di uccelli in diversi Paesi e sta anche valutando diverse strategie «Per aumentare ulteriormente la consapevolezza e condividere le migliori pratiche tra i Paesi, ad esempio inserendo il tema nell'ordine del giorno del Forum annuale Europeo dei Giudici per l'Ambiente o organizzando sessioni di formazione per i giudici».

da greenreport, 27 febbraio 2012

domenica 26 febbraio 2012

“Basta vivisezione “, corsa per salvare le scimmie


di Claudio Del Frate *

I 900 animali in arrivo dalla Cina sono destinati a una multinazionale di Monza. Brambilla: denuncia a Procura e Nas

Si muove un ex ministro, si muove una parlamentare da sempre in prima linea nelle battaglie animaliste; e presto potrebbe muoversi anche la magistratura: il nuovo fronte della battaglia contro la vivisezione è un capannone senza insegne e senza nemmeno numero civico alla periferia di Correzzana, paese a pochi chilometri da Monza. In quella specie di sede fantasma c'è la Harlan, azienda che si occupa dell'allevamento e della custodia di animali destinati alla sperimentazione scientifica. Secondo le associazioni animaliste qui sono già arrivati dalla Cina 150 scimmie - macachi per la precisione - e altre 750 sono in viaggio, tutte destinate a morte certa in seguito a crudeli pratiche di laboratorio.


Gli attivisti anti vivisezione che per mesi si erano dati appuntamento a Montichiari (Brescia), dove ha sede l'allevamento Green Hill - una «fabbrica» di cavie destinate alla vivisezione - avevano preannunciato che si sarebbero spostati alla Harlan di Correzzana, altra azienda che maneggia animali da laboratorio. Il tam tam dice che qui stanno per arrivare - e il trasporto è già in parte compiuto - 900 primati provenienti dalla Cina e già sbarcati a Fiumicino. La catena anti vivisezionista che già si era dispiegata nel caso della Green Hill si è nuovamente rimessa in moto. Subito dopo la denuncia l'ex ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla ha presentato una denuncia alla Procura di Monza, una ai Nas e un'interrogazione parlamentare. Tre documenti con un comune denominatore: accertare le condizioni di vita degli animali all'interno della Harlan in base alla legge che obbliga gli allevamenti a garantire spazio, luce e condizioni igieniche ottimali per gli animali. «E in quel capannone così piccolo è impossibile che per 900 scimmie siano rispettati i criteri di legge: la magistratura deve intervenire subito e fermare l'attività della Harlan», dice l'ex ministro del turismo, che chiede anche che sia ricostruita l'intera catena di autorizzazioni che ha fatto arrivare gli esemplari in Italia: «Vogliamo sapere chi materialmente ha firmato l'ok all'import di quegli animali, le responsabilità devono emergere con chiarezza».


Tempo poche ore e anche il governo interviene sulla questione con una nota ufficiale del ministro della Salute Renato Balduzzi. Quest'ultimo ha disposto controlli sull'ingresso delle scimmie in Italia e ha aggiunto che terrà monitorata a partire da oggi l'attività dell'azienda brianzola (che ha una sede anche in Friuli). In attesa che le verifiche delle autorità sanitarie arrivino a compimento, chiariscono le loro accuse i rappresentanti di «100% animalisti», la sigla che ha portato in primo piano il caso: «Siamo di fronte a una pratica non solo crudele - sottolinea il portavoce Marco Mocavero - ma anche inutile dal punto di vista scientifico: ci sono precedenti celebri che certificano l'inattendibilità dei test scientifici sugli animali».
In serata Michela Vittoria Brambilla ha rimarcato la sua soddisfazione per la mobilitazione attorno al caso Harlan: «Queste lobbies devono sapere che in Italia non potranno più fare i loro interessi: Parlamento e Regione Lombardia stanno per varare leggi che di fatto bloccheranno l'attività di aziende come Green Hill e Harlan. Ma è solo il primo passo: dobbiamo arrivare a una norma che proibisca l'allevamento e la sperimentazione con ogni genere di animale».
Nessuna replica per il momento dalla ditta di Correzzana: l'unica persona presente ieri in azienda ha negato persino che quello fosse l'allevamento al centro delle polemiche.

* dal Corriere della Sera, 26 febbraio 2012

venerdì 24 febbraio 2012

Piemonte: Caccia, fissata per il 3 giugno la data del referendum


COMITATO PROMOTORE PER IL REFERENDUM CACCIA IN PIEMONTE

IL 3 GIUGNO SI VOTERÀ PER IL REFERENDUM REGIONALE SULLA CACCIA
Ora è ufficiale: il prossimo 3 giugno, gli elettori piemontesi potranno esprimere il loro parere sulla caccia.
La Giunta Regionale ha infatti approvato ieri un Decreto del suo Presidente, il quale, in ottemperanza a quanto imposto dal TAR del Piemonte, dà l’avvio alle procedure di indizione del referendum.
Finalmente si conclude una battaglia legale durata un quarto di secolo: sono infatti trascorsi 25 anni da quando vennero raccolte 60.000 firme di elettori piemontesi in calce alla richiesta di un referendum abrogativo di parte della legislazione regionale sulla caccia. Il quesito prevede la riduzione delle specie cacciabili a quattro (cinghiale, lepre, minilepre e fagiano), il divieto di caccia la domenica e su terreno coperta da neve e la limitazione dei privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie, le ex riserve private di caccia.
La Regione, in tutti questi anni, non ha mai consentito lo svolgimento del referendum, con motivazioni spesso pretestuose ed illegittime, ma non ha più potuto opporsi alla sentenza della Corte di Appello di Torino di fine 2010, confermata più recentemente dal TAR Piemonte.


La scelta della data suscita però non poche perplessità: il Comitato Promotore aveva infatti chiesto che il referendum venisse accorpato alle prossime elezioni amministrative, che si svolgeranno in numerosi Comuni del Piemonte il prossimo 6 maggio: in tal modo sarebbe stato possibile risparmiare una parte consistente delle risorse pubbliche destinate all’effettuazione del referendum. La Giunta Regionale, invece, ha ritenuto di agire diversamente, adducendo problemi di carattere tecnico che in realtà si sarebbero potuti risolvere facilmente.
Il Comitato Promotore auspica che La Regione provveda ora a diffondere in modo capillare ed efficace l’informazione relativa al referendum. L’obiettivo del fronte venatorio e di numerose forze politiche è infatti quello di rendere nulli gli effetti del referendum a seguito del mancato raggiungimento del quorum dei votanti.
“Tale ipotesi rappresenterebbe però una sconfitta non tanto e non solo del fronte ambientalista ed animalista – affermano Piero Belletti e Roberto Piana del Comitato Promotore del Referendum – quanto soprattutto della democrazia e della partecipazione”.
“Auspichiamo almeno – concludono gli ambientalisti – che, in attesa dell’esito del referendum, la Regione blocchi i lavori volti a modificare l’attuale legge sulla caccia. Modifiche che vanno in senso esattamente opposto alle richieste referendarie, prevedendo l’aumento del numero di specie cacciabili, il prolungamento della stagione venatoria, la caccia con l’arco e quella a specie di uccelli protette a livello comunitario.”

COMITATO PROMOTORE PER IL REFERENDUM CACCIA IN PIEMONTE
c/o Pro Natura Torino - v. Pastrengo 13 Torino 10128 ... http://straccialacaccia.blogspot.com

giovedì 23 febbraio 2012

Bottega Verde ha raggiunto lo standard internazionale e ottenuto la certificazione LAV/ICEA


Attualmente l'unico standard internazionale esistente in materia di controlli sui test animali circa la produzione di cosmetici e' quello patrocinato dalle consociazioni LAV (Lega Antivivisezione), BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection), ECEAE (Coalizione Europea Contro la Vivisezione).

La LAV ha contattato oltre 1000 ditte italiane richiedendo di aderire allo Standard sul Non Testato. Le aziende che hanno dimostrato di rispettare i criteri dello Standard ed hanno superato il controllo effettuato da ICEA, sono state inserite nella Guida al Non Testato della LAV.

Ora anche Bottega Verde è inserita nell'elenco delle Aziende Italiane che ha deciso di non contribuire alla sperimentazione Animale, si è difatti impegnata a non commissionare e a non effettuare test su Animali sui suoi prodotti e sulle materie prime che li compongono.

fonte: www.lav.it

mercoledì 22 febbraio 2012

Cina, la brutale verità sulle fattorie della bile di orso


Si può proprio dire che Animals Asia è andata nella tana del drago, a Pechino, per rendere pubblici i risultati delle ricerche scientifiche condotte sugli orsi allevati nelle famigerate fattorie della bile cinesi, dove agli orsi viene praticato il metodo di estrazione "free-drip" (gocciolamento libero).


L'Ong internazionale spiega che «Le prove raccolte si basano sulle analisi effettuate su 165 orsi che sono stati liberati da Animals Asia e accolti nella sua riserva naturale vicino a Chengdu. Degli orsi esaminati, 163 (99%) hanno la cistifellea danneggiata irreparabilmente, 109 (66%) hanno polipi alla cistifellea, 56 (34%) presentano ernie addominali, 46 (28%) hanno ascessi interni, 36 (22%) hanno sviluppato calcoli biliari, mentre 7 hanno la peritonite. Molti degli orsi presentano combinazioni multiple delle condizioni patologiche sopra descritte».
In l'Asia circa 14.000 orsi della luna (Ursus thibetanus) vengono imprigionati e torturati a vita per estrarre la loro bile, che vine utilizzata dalla medicina tradizionale cinese nonostante siano disponibili numerose alternative sintetiche ed erboristiche, più economiche, facilmente reperibili e sicure per la salute dei consumatoriIl 16 febbraio il portavoce dell'Associazione cinese di medicina tradizionale, Fang Shuting, aveva convocato una conferenza stampa durante la quale aveva assicurato: «Il metodo di estrazione della bile è semplice, naturale e indolore come aprire un rubinetto».

Fang ha respinto le accuse di maltrattamento degli orsi nelle fattorie ed a ha detto ai giornalisti: «Vi preghiamo di informarci prontamente qualora tali allevamenti fossero identificati».
Monica Bando, chirurgo veterinario di Animals Asia, non è assolutamente d'accordo : «La tecnica di estrazione del free-drip causa atroci sofferenze e nuoce gravemente alla salute degli orsi».
In Cina gli orsi vengono imprigionati per più di 30 anni in minuscole gabbie, praticamente immobilizzati, e quotidianamente viene munta loro la bile con cateteri arrugginiti o addirittura attraverso una profonda ferita aperta nel loro addome. Le fattorie-lager della bile sono ben note, durante la conferenza di Animals Asia a Pechino ha presentato un filmato, girato sotto copertura da Elsa Xiong, Tu Qiao e Chen Yuanzhong, che hanno lavorato al reportage tra il 2009 e il 2010 in 6 province cinesi. che documenta l'esistenza di allevamenti cinesi "legali" che non rispettano assolutamente nemmeno le blande norme della Repubblica popolare.

L'associazione che lotta per strappare gli orsi della luna a queste torture spiega che «Il documento mostra gli orsi forzati a indossare il cosiddetto metal jacket, una pesante pettorina d'acciaio fissata al corpo degli animali e che, con l'ausilio di un catetere in lattice conficcato nella cistifellea, consente l'estrazione della bile. Nel filmato gli allevatori vengono ripresi mentre scaldano la bile in contenitori sporchi, frantumano i grumi di bile secca e incapsulano manualmente la polvere».
Elsa Xiong sottolineato che «Le fattorie della bile sono chiuse al pubblico, abbiamo quindi dovuto superare difficoltà inimmaginabili e correre numerosi rischi. Questi allevamenti sono estremamente crudeli. Ma la cosa più scioccante è che le fattorie della bile, e l'industria connessa, consentono di immettere legalmente nel mercato prodotti contaminati e pericolosi per la salute pubblica».Rocky Shi, che lavora in una riserva naturale di Animals Asia in Cina, ha descritto le condizioni di vita degli orsi liberati dall'associazione: «Ogni orso ha la propria personalità, emozioni e una vita sociale. Sebbene torturati dall'uomo per molti anni, questi animali sono espressione di una natura gentile e compassionevole e non mostrano rancore nei confronti degli esseri umani».
La fondatrice ed amministratrice di Animals Asia, Jill Robinson, ha detto: «Le fattorie della bile chiuderanno solo se il cambiamento sarà d'ispirazione cinese, e non a causa delle pressioni internazionali. Infatti, le sollecitazioni provenienti dall'estero potrebbero in casi estremi diventare controproducenti e prolungare la sofferenza degli orsi. Durante i giorni scorsi, abbiamo testimoniato la nascita di un movimento senza precedenti da parte dell'opinione pubblica cinese e dei media. È straordinario vedere così tante persone in Cina schierarsi apertamente contro questa terribile industria. Cresce dunque la speranza che le fattorie della bile possano presto chiudere».
In effetti qualcosa sta cambiando anche in Cina rispetto alla percezione degli animali, emergono nuove sensibilità che si credevano lussi o manie "occidentali": la Gui Zhentang, una compagnia farmaceutica che vende bile di orso e che ha presentato domanda per accedere al mercato azionario di Shenzhen, si è scontrata con una forte opposizione da parte dell'opinione pubblica locale e ha invitato la stampa e i cittadini a visitare uno dei suoi allevamenti. Toby Zhang, responsabile di Animals Asia per le relazioni esterne in Cina, ha risposto: «Accogliamo positivamente l'invito, ma al contempo chiediamo garanzie di trasparenza per accertare le reali condizioni degli orsi detenuti».
A quanto pare la Gui Zhentang non ha ancora confermato l'invito ad Animals Asia

da: www.greenreport.it 22 febbraio 2012

Agosto 2012 - Torino-Siviglia (2200 km) in bicicletta, contro le perreras spagnole e le corride


Nella speranza di dar voce a chi non ne ha il prossimo agosto abbiamo in progetto di organizzare una carovana a due ruote (bici) da Torino a Siviglia, per sensibilizzare l'opinione comune al vergognoso scenario delle Perreras Spagnole e contro le corride.

La Carovana toccherà tutte le principali Perreras spagnole organizzando Sit in Pacifici di protesta nella speranza di portare più persone possibili a conoscenza di questa triste realtà che sia i media che le varie testate giornalistiche non amano rendere pubblica!

Pedalare per dare voce agli animali non umani. Sensibilizzare, informare, tramite il mezzo attualmente più ecologico, la bicicletta, quante più persone possibile, riguardo alle questioni animali, ma sopratutto denunciare tramite "pedalate memorabili" ogni genere di maltrattamento, ingiustizia, o spettacolo barbaro a danno dei non umani. Una carovana a due ruote (bici) da Torino a Siviglia 2200 km, per sensibilizzare l'opinione pubblica al vergognoso scenario delle Perreras Spagnole e contro le corride. La Carovana toccherà tutte le principali Perreras spagnole organizzando Sit-in pacifici di protesta.


info: www.bikeforpets.com - su Facebook: Bike for Pets

martedì 7 febbraio 2012

"Lasciate briciole di pane sui davanzali per gli uccelli"


Italia al freddo, l'appello dell’Enpa: "Briciole di pane o frutta secca sul davanzale, sul terrazzo o nei parchi pubblici. Aiutiamo gli uccelli a non morire"

L'Ente Nazionale per la Protezione Animali (Enpa) ha lanciato diversi appelli ai cittadini delle località colpite dal maltempo.

Il primo riguarda i cani, spesso lasciato incatenati al gelo dai loro padroni, invitati a tenere i propri 'amici' in luoghi più riparati da questo gelo siberiano.

Il secondo appello riguarda i volatili, che a causa dell'urbanizzazione hanno perso molti ripari naturali e fonti di cibo.
L'Enpa chiede di lasciare delle briciole di pane o della frutta secca sul davanzale, sul terrazzo o nei parchi pubblici, in modo da rendere più semplice agli uccelli la ricerca del cibo in questi giorni di freddo.

da www.cadoinpiedi.it

venerdì 3 febbraio 2012

Piemonte: più caccia invece del referendum regionale


COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM REGIONALE CONTRO LA CACCIA

Comunicato stampa Torino, 31 gennaio 2012

CACCIA: L’ASSESSORE SACCHETTO PROPONE DI AUMENTARE LE SPECIE CACCIABILI
Durante i lavori della Terza Commissione del Consiglio Regionale, l’Assessore alla caccia Claudio Sacchetto (Lega Nord) ha proposto un emendamento al proprio disegno di legge, il quale, tra le altre cose, prevede:

- l’inserimento di ben 10 nuove specie tra quelle cacciabili (allodola, gallinella d’acqua, frullino, folaga, alzavola, marzaiola, moriglione, mestolone, fischione, ghiandaia), il che porterebbe il numero di specie cacciabili in Piemonte da 29 a 39. Alcune di queste specie sono rarissime nella nostra regione, altre sono di dimensioni paragonabili a quelle del passero (allodola).
- l’introduzione dell’arco tra i mezzi di caccia consentiti. L’arco quasi sempre ferisce solamente gli animali, che vanno poi a morire lontano, tra atroci sofferenze. L’arco, più che mezzo di caccia, è mezzo di tortura.
- l’ampliamento dei periodi di caccia. Alcuni dei periodi proposti superano i limiti previsti dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la massima autorità scientifica in materia), i quali, recependo la Direttiva Europea sulla protezione degli uccelli, prevedono la protezione degli uccelli durante il ritorno ai luoghi di nidificazione ed il periodo di dipendenza dei piccoli dai genitori. La proposta è pertanto palesemente incostituzionale e, ove approvata, causerebbe gravi danni alla consistenza delle popolazioni selvatiche.
- l’introduzione della caccia in deroga alle specie protette dalla Comunità Europea. Alle numerose sanzioni che la Comunità Europea ha inflitto all’Italia per i provvedimenti illegittimi di alcune Regioni in ordine alla possibilità di cacciare specie protette, si aggiungeranno così anche quelle determinate dalla nuova normativa della Regione Piemonte.

La proposta di Sacchetto si colloca in direzione diametralmente opposta a quella del referendum contro la caccia, richiesto ben 25 anni fa da oltre 60.000 cittadini e che si svolgerà nella prossima primavera. A breve il TAR nominerà un commissario ad acta per fare svolgere il referendum, sostituendosi ad una inadempiente Regione, che fa di tutto pur di impedire ai cittadini di manifestare il loro pensiero sulla caccia.

I tre maggiori partiti presenti in Regione (PDL, Lega Nord, PD), invece di difendere le ragioni della democrazia e della fauna selvatica, sostengono in commissione le deteriori richieste dell’estremismo venatorio. Di democrazia se ne parla solo quando è il momento di chiedere il voto ai cittadini…..

Per il Comitato promotore del Referendum regionale contro la caccia
Piero Belletti
Roberto Piana

c/o Pro Natura Torino - v. Pastrengo 13 – 10128 Torino

www.referendumcaccia.it – Email: referendumcaccia@gmail.it – Tel. 348 4991623 – 347 6639963

Costituito da: Italia Nostra, LAC, Legambiente, LAV, LIPU, Pro Natura, Radicali Italiani, WWF

Aderiscono al Comitato: Agire Ora, APDA, CIPRA Italia, ENPA, Federazione dei Verdi, Gruppi Consiliari Regione Piemonte Federazione Sinistra Europea, Insieme per Bresso, Italia dei Valori e Sinistra Ecologia Libertà, La Pulce, LIDA, Mountain Wilderness, Movimento 5 Stelle, No alla caccia, OIPA, Teatro Zeta, Terra Boschi Gente e Memorie, Terra del Fuoco, VegFestival