mercoledì 30 novembre 2011

LAV contro la prepotenza dei Circhi


COMUNICATO LAV TORINO - 28 novembre 2011

La prepotenza dei circensi danneggia anche il decoro urbano con una incredibile quantita' di manifesti abusivi. appello della LAV alle autorita' affinche' siano applicate le sanzioni di legge e rimosse le pubblicita' illegittime.

Un nuovo circo carico di animali esotici è giunto a Torino. A nulla, o quasi, sono infatti servite, fino ad oggi, le petizioni e l'indignazione di migliaia di torinesi che da anni chiedono al Consiglio comunale di stabilire, come sempre più Comuni stanno facendo, la fine di questa anacronistica forma di intrattenimento basato sulla sopraffazione, nella nostra città. Oltre alla insensata prigionia forzata degli animali, *il circo* in questione ha portato con sé anche l'arroganza con la quale *ha imbrattato l'intera città e i territori circostanti con un'inedito quantitativo di manifesti abusivi*, in barba ad ogni norma sull'affissione…

"Si ricordi che gli animali del circo, anziché vivere liberi nel proprio ambiente, sono costretti a viaggiare tutta la vita al solo scopo di esibirsi in esercizi e movimenti del tutto estranei alla loro natura, in condizioni di prigionia, senza la possibilita di soddisfare le più elementari necessità. Come dimostrano innumerevoli filmati e testimonianze, il solo addestramento capace di ottenere tale obbedienza consiste nell'indurre la paura del dolore fisico e nella privazione del cibo".

Inoltre, *chiunque effettui un'affissione per pubblicizzare un'attività *(associazioni di volontariato comprese) *è normalmente tenuto a farlo nei limiti degli spazi consentiti*, a fronte peraltro di tariffe ragguardevoli. Non si vede quindi perché dovrebbe essere tollerato che i circhi lo facciano abusivamente…


Si invitano, pertanto, i cittadini a *segnalare alla Lav (al numero 011746392 o via mail lav.torino@lav.it) ogni affissione presente in luoghi non consentiti*, come ringhiere, fermate d'autobus, paline, bidoni della spazzatura, spartitraffico, oppure sulle vetrine dei negozi quando le
locandine sono prive di timbro del Comune, etc. La documentazione verrà prontamente inoltrata agli uffici competenti della Polizia Municipale al fine di *sollecitare l'accertamento delle violazioni
segnalate, applicare le sanzioni di legge previste e* *recuperare l'evasione contributiva* di tali affissioni, addebitando ai responsabili le spese di rimozione.

*LAV Lega Anti Vivisezione* Sede Provinciale di Torino
Tel. 011746392

domenica 27 novembre 2011

Conosciamo meglio il gufo comune!


Nonostante viva di notte e si mimetizzi bene durante il giorno, mentre dorme nell’incavo di un albero o in un rudere, spesso d’inverno, magari illuminato dai fari di un’auto, riusciamo a vederlo: in campagna ma anche in città! Lo riconosciamo dai caratteristici ciuffi sulle orecchie e dai sui grandi occhi gialli …

…Gli occhi ci guardano fissi perché il gufo non può muoverli, aumenta invece il suo campo visivo grazie al movimento del collo che può ruotare quasi fino a 360°. Per questa peculiarità e per le sue abitudini notturne da alcuni viene erroneamente considerato come “un uccello del malaugurio”. Ma se ripercorriamo storie e leggende dei secoli scorsi vediamo come il Gufo fosse simbolo di saggezza e sapienza, caratteristica rimasta in molte fiabe per bambini… per questo è recentemente tornato di moda come portafortuna!
Ma perché d’inverno è più facile vederlo? Perché da dicembre a febbraio i gufi trascorrono il loro tempo appollaiati sullo stesso albero in gruppi anche di 40-50 esemplari, per poi disperdersi nuovamente per iniziare la nidificazione. Questo comportamento sembra sia determinato dalla necessità, per questa specie migratrice, di scambiarsi informazioni utili ad affrontare un posto nuovo. Di notte i gufi lasciano i dormitori per cacciare i roditori, spingendosi a volte vicino alle abitazioni. In questi casi potrete sapere di avere come vicino un gufo anche dal suo "uh...uh...uh".

da LIPU ( foto D. Pansecchi )

mercoledì 16 novembre 2011

Chiudere Green Hill - Manifestazione nazionale


Chiudere Green Hill! sabato 19 novembre ore 15

Corteo nazionale a Montichiari (BS)


L ’allevamento lager di Green Hill (dove sono tenuti 2500 cani beagle destinati ai laboratori di vivisezione) sembra prossimo alla chiusura. Alla proteste contro la fabbrica di beagle si sono aggiunti problemi legali e irregolarità amministrative, che hanno provocato una istanza di chiusura (oltre a numerosi appelli pubblici e lettere di protesta dal mondo animalista), che è responsabilità del sindaco di Montechiari, Elena Zanola.

La protesta non si limita alla chiusura dell’allevamento: “Come per le precedenti iniziative organizzate dal Coordinamento Fermare Green Hill, anche il 19 novembre vorremmo che dal corteo trasparisse in modo chiaro il motivo per cui scenderemo in strada: la chiusura di Green Hill e la fine della vivisezione. Con un chiaro messaggio antispecista che, pur partendo da una problematica che tocca i cani, animali d’affezione per i quali nella società c’è maggiore empatia, parli della condizione di tutti gli animali sottoposti a sperimentazione nei 600 laboratori italiani”.

19 NOVEMBRE 2011 – CORTEO NAZIONALE CONTRO GREEN HILL E CONTRO LA VIVISEZIONE
Ritrovo e concentramento ore 14 in piazza del Municipio, Montichiari (BS)
Partenza corteo ore 15.00

Per informazioni sul corteo: http://www.fermaregreenhill.net/

martedì 15 novembre 2011

5 milioni di vegetariani in Italia

Diversi i motivi di questa scelta.
Cresce l’esercito dei vegetariani italiani. Secondo l’ultimo rapporto Eurispes sono cinque milioni i connazionali che hanno scelto di eliminare dalla propria dieta carne e pesce e lo 0,4% di essi ha deciso di fare a meno anche di uova e latte abbracciando la dieta vegana.

Il dato è stato presentato nelle scorse settimane da Leonardo Pinelli, vicepresidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana. Questa la situazione in Italia: a scegliere la dieta vegetariana sono soprattutto le donne (72,% contro 5,3% degli uomini) e tra le fila dei vegetariani si contano anche numerosi giovanissimi (il 13,5% ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni).
I perché di una scelta così radicale sono di diversa natura. Per quasi la metà dei vegetariani una dieta senza carne fa bene alla salute e non è una teoria senza fondamento. Sono sempre più numerose le ricerche scientifiche che confermano che consumare meno carne rossa a vantaggio di frutta e verdura possa ridurre il rischio di sviluppare alcune malattie.
Risale a pochi mesi fa uno studio della ong britannica World Cancer Research Fund che ha rivelato come la metà dei tumori all’intestino si potrebbe evitare semplicemente limitando a 500 grammi alla settimana il consumo di carne rossa. La ricerca ha riesaminato 24 studi condotti in materia e ha confermato che il 43% dei casi di tumore all’intestino sarebbero collegati direttamente ad una scorretta alimentazione.

Ma i motivi che spingono ad eliminare la carne non sono legati solo ai rischi per la salute. Un cospicuo 44% dei vegetariani ha scelto di fare a meno della carne soprattutto per un’ideologia animalista. E gli altri?
Accanto a queste due motivazioni cresce chi è convinto che mangiare meno carne si traduca in un minore inquinamento. Un’alimentazione che privilegia i prodotti offerti dalla natura sarebbe più ecosostenibile e avrebbe un minore impatto ambientale. Anche questa teoria trova largo consenso negli studi più recenti.
Uno studio pubblicato su World Watch magazine e firmato dagli studiosi nordamericani Robert Goodland e Jeff Anhang ha posto l’accento proprio sull’impatto ambientale degli allevamenti di bestiame: quasi la metà dei gas serra prodotti dall’uomo viene emessa dagli allevamenti industriali di bestiame per complessivi 32,6 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio prodotti ogni anno.

Alle stesse conclusioni è giunto anche uno studio di Cristopher Weber dell’Università Carnegie Mellon dal quale è emerso che il trasposto del bestiame e dei prodotti incide sulle emissioni di gas serra solo per l’11%, mentre produzione agricola o industriale incidono per l’83%.
I dati sono il risultato di un’analisi che ha tenuto conto della produzione di gas serra a carico degli allevamenti, ma anche del metano prodotto dal metabolismo degli animali e dagli ossidi di azoto rilasciati dai fertilizzanti utilizzati per la produzione dei foraggi.

Un commento del dott. Alessio Franco Dietista, esperto in nutrizione applicata allo sport www.dietistionline.it

Anche in campo sportivo l’attenzione per una dieta vegetariana è in aumento. Sono sempre di più gli atleti, sia amatoriali che professionisti, che decidono di rinunciare a mangiare carne e pesce. Bisogna dire che, se per una persona con un normale stile di vita adattarsi a questo tipo di regime alimentare non è sempre cosa facile, per uno sportivo può in alcuni casi essere veramente complicato. Un atleta, infatti, ha un bisogno maggiore di fonti proteiche rispetto a chi ha una vita sedentaria, soprattutto in chi pratica sport di potenza, dove mantenere un’elevata massa muscolare potrebbe (perché non sempre è così) comportare un’elevata assunzione di carne.

Se è vero che anche i cereali, ed in particolare i legumi, apportano discrete quantità di proteine, queste ultime, essendo di origine vegetale, non sono ad alto valore biologico come quelle di origine animale e quindi mi si passi il termine 'meno buone' per il trofismo muscolare. Inoltre una carenza di vitamina B12, presente significativamente solo in cibi di origine animale, può portare ad anemie con gravi conseguenze per l’organismo.
Va detto, però, che se parliamo di vegetarianismo non escludiamo tutte le fonti di origine animale, infatti i vegetariani includono nella loro dieta sia latte che uova, entrambi con un’ottima presenza di proteine ad alto valore biologico. La maggior parte degli integratori proteici per sportivi è ricavata da proteine del latte (siero e caseina) e dall’uovo (albumina). Discorso a parte va fatto per i vegani, che non mangiano niente di origine animale: per loro seguire un regime alimentare adatto a praticare uno sport ad alto livello è veramente impresa ardua, specialmente se la loro disciplina richiede delle masse muscolari molto sviluppate.

( da paginemediche.it 14 novembre 2011)

Pellicce, LAV: più trasparenza con l’etichetta obbligatoria

di Maria Falvo *

Più “trasparenza” sulle pellicce, per distinguere quelle realizzare con pelliccia animale e quelle con pelliccia finta: presto finalmente i consumatori italiani ed europei avranno a loro disposizione questa importante informazione. Infatti sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea è stato pubblicato il Regolamento UE 1007/2011 che, all’articolo 12, dispone: “La presenza di parti non tessili di origine animale nei prodotti tessili è indicata con la frase “Contiene parti non tessili di origine animale” sull’etichetta o sul contrassegno di tali prodotti al momento della loro messa a disposizione sul mercato”.
E inoltre: “L’etichettatura o il contrassegno non sono fuorvianti e sono presentati in modo che il consumatore possa facilmente comprenderli”.
Tale dicitura si applica ai prodotti tessili (ovvero qualsiasi tipo di prodotto composto da almeno l’80% in peso di fibre tessili), a prescindere dal quantitativo di pelliccia, pelle o piume contenute negli stessi.

L’etichettatura obbligatoria si applicherà ai nuovi prodotti immessi sul mercato a partire dall’8 maggio 2012, quindi a tutti i prodotti delle nuove collezioni di abbigliamento (accessori compresi) che contengano pelliccia, piume o pelle, mentre i prodotti immessi sul mercato prima dell’8 maggio 2012 potranno essere commercializzati senza etichettatura sino al 9 novembre 2014.

“Grazie al nuovo provvedimento comunitario, in Italia e in Europa i consumatori potranno essere consapevoli di cosa stanno acquistando e orientarsi senza errore verso prodotti fur-free, evitando così di contribuire alla sofferenza e all’uccisione di tanti animali – spiega Simone Pavesi responsabile LAV campagne antipellicce – Si tratta di un traguardo cui ha contribuito la LAV, con le altre associazioni animaliste componenti della coalizione internazionale Fur Free Alliance, proponendo e dando sostegno a specifici emendamenti quando il nuovo Regolamento era ancora in discussione presso la Commissione UE per il Mercato Interno e la Tutela del Consumatore”.

Naturalmente oltre ad diritto dei consumatori a conoscere le caratteristiche del prodotto che stanno acquistando, non bisogna dimenticare che quando si parla di pellicce in gioco ci sono le sofferenze e la vita di milioni di animali allevati, ma in parte anche catturati in natura, per produrre capi dove la presenza di pelliccia animale non è, evidentemente, una necessità. Si tratta, purtroppo, di una produzione di cattivo gusto, uno squallido business per chi non ha scrupoli.

* da Ecquo - per maggiori informazioni: www.lav.it 3 novembre 2011

giovedì 10 novembre 2011

Carrara: "MondoCaccia", esplode la protesta


A CarraraFiere, che si terrà dal 25 al 27 novembre, è prevista anche una manifestazione sull'attività venatoria. Si tratta di "MondoCaccia" (in contemporanea si tiene anche "MondoPesca"), il primo salone dedicato all'arte venatoria e alle tecniche moderne con dimostrazioni come la falconeria e convegni sui temi di attualità- informano gli organizzatori.

«Guardare nella "giusta direzione della caccia", una caccia tradizionale, perché legata alla cultura rurale, e sostenibile in quanto condotta con criteri di scientificità».

Diamo notizia di questa iniziativa indirizzata al mondo venatorio ma che cerca un confronto anche con chi non è cacciatore e forse anche con chi contesta aspramente questa pratica, proprio perché alla redazione di greenreport sono arrivate decine di mail di protesta.

Molti sono animalisti che puntano il dito contro "una minoranza che stermina milioni di animali, specula sadicamente sulla loro vita..." ma viene anche evidenziata l'inopportunità del sostegno da parte delle amministrazioni pubbliche ed anche enti privati "ad iniziative diseducative e violente".

In sintesi viene avanzato l'invito a boicottare tutta la rassegna e chi la promuove nelle varie forme. CarraraFiere è organizzata da Carrarafiere S.R.L., società costituita nel 2005, partecipata al 100% da Internazionale Marmi e Macchine Carrara S.p.A. che si occupa della gestione del complesso e delle attività fieristiche sia dirette che organizzate da società private.

Gli enti pubblici comune di Carrara, provincia di Massa Carrara e Regione Toscana hanno fornito il patrocinio all'iniziativa assumendosi in questi limiti, immaginiamo, le responsabilità di quanto viene realizzato.

da Greenreport 9 novembre 2011

sabato 5 novembre 2011

Roma: per fermare la caccia alle balene


5 novembre "Anti-whaling day"

Sabato presidio a Roma davanti all'ambasciata giapponese

Chiudere definitivamente con il massacro dei cetacei. è quanto chiederanno l'Enpa e altre associazioni animaliste al governo nipponico, in occasione della giornata mondiale di protesta contro la caccia alle balene, in programma il 5 novembre, giorno in cui le baleniere giapponesi inizieranno il massacro.

Per l'occasione, gli attivisti della Protezione Animali presidieranno, a partire dalle 10, l'ambasciata del Giappone a Roma. «Ogni anno le navi giapponesi sconfinano nelle aree protette, i santuari dell'Oceano Antartico, dove uccidono migliaia di animali appartenenti a specie particolarmente protette - spiega Ilaria Ferri, direttore scientifico dell'Enpa.

Secondo alcune stime, arrotondate per difetto, si ritiene che dal 1986 ad oggi sono circa 20mila i cetacei uccisi dai nipponici». Ufficialmente, ricordano gli animalisti, la caccia alle balene š vietata. Il Giappone, tuttavia, aggira il divieto con il pretesto della «ricerca scientifica». E il governo australiano nei mesi scorsi ha denunciato il Giappone al Tribunale Internazionale dell'Aja. Secondo l'Australia infatti le balene, oltre a essere specie particolarmente protette, non sono propriet. di alcuno stato. Da qui la richiesta australiana di aprire la procedura per il via libera a sanzioni contro il governo di Tokyo. Sanzioni che dovrebbero avere un effetto non soltanto punitivo ma, soprattutto, deterrente per dissuadere le baleniere nipponiche dal compiere ulteriori massacri

da La zampa.it 3 novembre 2011

giovedì 3 novembre 2011

Rapporto 2011: dalle zoomafie un giro d'affari illegale di 3 miliardi di euro l'anno

Corse clandestine di cavalli, combattimenti, 'Cupola del bestiame' e sofisticazioni alimentari. E ancora: contrabbando di fauna esotica, pesca illegale, traffico di cuccioli e business dei canili. Molte centinaia di migliaia di animali ogni anno finiscono nelle mani criminali della zoomafia, per un giro d'affari illegale di circa 3 miliardi di euro.

I numeri la dicono lunga anche buttando un occhio alle Procure italiane, dove un nuovo fascicolo ogni 2 ore viene aperto per reati contro animali. A fotografare il fenomeno è il Rapporto Zoomafia 2011 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell'Osservatorio della Lav sul tema.

La Zoomafia si presenta sempre più come un fenomeno parcellizzato tra ormai 'storiche' illegalità - truffe nell'ippica e corse clandestine di cavalli, macellazioni clandestine, abigeato, bracconaggio e pesca illegale, lotte tra cani, business canili - e nuove frontiere criminali: in particolare, i traffici di animali via internet e il traffico di cuccioli. Il Rapporto della Lav fa il punto su ogni capitolo della complessa realtà delle zoomafie. Partendo da un 'classico' crimine che assorbe ben un terzo del giro d'affari complessivo: le corse clandestine di cavalli con relative scommesse, un business da ben un miliardo di euro.

Dodici le corse clandestine di cavalli bloccate dalle forze dell'ordine, 129 persone denunciate, 62 cavalli sequestrati: un'emergenza zoomafiosa ancora più impressionante se, oltre ai dati del 2010, si prende in considerazione i fenomeno nel lungo periodo. In tredici anni (1998 al 2010), da quando la Lav ha iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, sono state denunciate 2.997 persone, sequestrati 1.032 cavalli e 92 corse clandestine bloccate.

Cavalli massacrati, macellati, fatti a pezzi e gettati nella spazzatura o uccisi sulla strada dopo una gara illegale. Dietro le corse clandestine di cavalli c'è anche questo, la strage di cavalli morti sulle strade o feriti gravemente a seguito di incidenti e finiti sul posto. Ma cavalli e corse clandestine viaggiano anche sul web: in rete ci sono centinaia di video con le sfide tra cavalli costretti a correre su fondi stradali disagiati. Molti video hanno addirittura la colonna sonora di canzoni neomelodiche dedicate ai cavalli e alle corse clandestine. Migliaia i contatti.

Il business dei canili e del traffico di cani ammonta invece a 500 milioni di euro. Resta stabile, confermando l'allarme lanciato da tempo, il business legato alla gestione di canili ''illegali'' (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l'aspetto igienico-sanitario e strutturale) così come il business sui randagi, che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti stimati intorno ai 500 milioni di euro l'anno, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Nel 2010 sono stati sequestrati numerosi canili abusivi: da Bari a Rieti, da Taranto a Napoli, da Caserta a Messina.

Gli interventi e le operazioni di contrasto contro l'importazione illegale di cuccioli dai paesi dell'Est hanno portato in due anni, solo in base alle notizie di stampa, al sequestro di oltre mille cuccioli, centinaia di microchip-trasponditori e libretti sanitari, farmaci, dispositivi medici. L'importazione illegale di cuccioli, infatti, vede attivi gruppi organizzati, che fanno uso di modalità operative raffinate, e che hanno reti di appoggio e connivenze. Intanto sono arrivate le prime sentenze di condanna contro i trafficanti.

La Cupola del bestiame muove invece un malaffare da 400 milioni di euro, con falsificazione di documenti sanitari, associazione per delinquere, contraffazione di sostanze alimentari, macellazione clandestina, abigeato e doping: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2010 per un business che non sfugge al controllo della criminalità organizzata. Si attesta invece sui 500 mln di euro il contrabbando di fauna e la biopirateria, che vede un traffico di animali e piante rare che non si ferma, anzi: secondo l'ultimo rapporto del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, sarebbe addirittura in aumento.

Proseguono, poi, i combattimenti tra animali, un crimine dal valore di 300 milioni di euro, denuncia il Rapporto. E non si ferma l'uso di animali a scopo intimidatorio, che vede tra i suoi ignari protagonisti addirittura un pitone albino di tre metri, usato per nascondere cocaina purissima e minacciare i rivali. Altro capitolo delle Zoomafie il 'malandrinaggio' di mare, un malaffare da 300 milioni di euro che vede il mare saccheggiato da organizzazioni criminali dedite, ad esempio, alla pesca di frodo con esplosivi, alla raccolta di datteri e ricci di mare destinati al mercato clandestino di ristoratori e consumatori compiacenti, alla pesca illegale di tonno rosso.

Altro protagonista del Rapporto Zoomafie, con un ruolo di prim'ordine inevitabile nell'era digitale, il web: i numeri sono allarmanti e i principali modi di utilizzo di internet per attività illegali contro gli animali sono la diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza, il commercio e traffico di animali, la raccolta di scommesse su competizioni, la promozione di attività illegali a danno di animali, le truffe e raggiri con il loro uso fittizio.

I dati delle Procure italiane attestano un nuovo fascicolo ogni due ore per reati a danno di animali, con 2.160 procedimenti sopravvenuti nel 2010 nel 40% delle Procure che hanno risposto alla Lav. "E' opportuno ricordare - sottolinea inoltre Troiano - che il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti reati, infatti, pur essendo stati commessi restano, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati. Naturalmente, la quota di reati nascosti sul totale di quelli reali - il cosiddetto numero oscuro - varia a seconda del tipo di reato, soprattutto in funzione della sua gravità. Il reato di maltrattamento di animali per sua natura ha un numero oscuro altissimo".

I reati più diffusi sono quelli previsti dalla normativa sulla protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio. Ma si tratta di fattispecie diverse non riconducibili tutte, stricto sensu, all'attività venatoria, poichè sono compresi, oltre ai classici reati commessi nella caccia o nel bracconaggio, anche i reati di vendita e commercio di fauna selvatica, di detenzione di specie particolarmente protette, di detenzione di animali appartenenti alla tipica fauna stanziale alpina della quale è vietato l'abbattimento, di detenzione di specie nei cui confronti la caccia non è consentita.

Stilando una classifica dei reati, dai dati si evince che la Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Mondovì (Cuneo) con un solo procedimento per maltrattamento di animali. La Procura con il maggior numero di procedimenti sopravvenuti nel 2010, sempre in base al campione del 40% analizzato, è invece quella di Bergamo, con ben 73 procedimenti per uccisione di animali, 31 per maltrattamento, 34 per abbandono e detenzione incompatibile e 67 per reati venatori. Ciò non vuol dire, ovviamente, che in quella provincia si maltrattino più animali, ma solo che sono stati aperti

da : Vigilanzambientale.it 3 novembre 2011