giovedì 3 novembre 2011

Rapporto 2011: dalle zoomafie un giro d'affari illegale di 3 miliardi di euro l'anno

Corse clandestine di cavalli, combattimenti, 'Cupola del bestiame' e sofisticazioni alimentari. E ancora: contrabbando di fauna esotica, pesca illegale, traffico di cuccioli e business dei canili. Molte centinaia di migliaia di animali ogni anno finiscono nelle mani criminali della zoomafia, per un giro d'affari illegale di circa 3 miliardi di euro.

I numeri la dicono lunga anche buttando un occhio alle Procure italiane, dove un nuovo fascicolo ogni 2 ore viene aperto per reati contro animali. A fotografare il fenomeno è il Rapporto Zoomafia 2011 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell'Osservatorio della Lav sul tema.

La Zoomafia si presenta sempre più come un fenomeno parcellizzato tra ormai 'storiche' illegalità - truffe nell'ippica e corse clandestine di cavalli, macellazioni clandestine, abigeato, bracconaggio e pesca illegale, lotte tra cani, business canili - e nuove frontiere criminali: in particolare, i traffici di animali via internet e il traffico di cuccioli. Il Rapporto della Lav fa il punto su ogni capitolo della complessa realtà delle zoomafie. Partendo da un 'classico' crimine che assorbe ben un terzo del giro d'affari complessivo: le corse clandestine di cavalli con relative scommesse, un business da ben un miliardo di euro.

Dodici le corse clandestine di cavalli bloccate dalle forze dell'ordine, 129 persone denunciate, 62 cavalli sequestrati: un'emergenza zoomafiosa ancora più impressionante se, oltre ai dati del 2010, si prende in considerazione i fenomeno nel lungo periodo. In tredici anni (1998 al 2010), da quando la Lav ha iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, sono state denunciate 2.997 persone, sequestrati 1.032 cavalli e 92 corse clandestine bloccate.

Cavalli massacrati, macellati, fatti a pezzi e gettati nella spazzatura o uccisi sulla strada dopo una gara illegale. Dietro le corse clandestine di cavalli c'è anche questo, la strage di cavalli morti sulle strade o feriti gravemente a seguito di incidenti e finiti sul posto. Ma cavalli e corse clandestine viaggiano anche sul web: in rete ci sono centinaia di video con le sfide tra cavalli costretti a correre su fondi stradali disagiati. Molti video hanno addirittura la colonna sonora di canzoni neomelodiche dedicate ai cavalli e alle corse clandestine. Migliaia i contatti.

Il business dei canili e del traffico di cani ammonta invece a 500 milioni di euro. Resta stabile, confermando l'allarme lanciato da tempo, il business legato alla gestione di canili ''illegali'' (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l'aspetto igienico-sanitario e strutturale) così come il business sui randagi, che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti stimati intorno ai 500 milioni di euro l'anno, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Nel 2010 sono stati sequestrati numerosi canili abusivi: da Bari a Rieti, da Taranto a Napoli, da Caserta a Messina.

Gli interventi e le operazioni di contrasto contro l'importazione illegale di cuccioli dai paesi dell'Est hanno portato in due anni, solo in base alle notizie di stampa, al sequestro di oltre mille cuccioli, centinaia di microchip-trasponditori e libretti sanitari, farmaci, dispositivi medici. L'importazione illegale di cuccioli, infatti, vede attivi gruppi organizzati, che fanno uso di modalità operative raffinate, e che hanno reti di appoggio e connivenze. Intanto sono arrivate le prime sentenze di condanna contro i trafficanti.

La Cupola del bestiame muove invece un malaffare da 400 milioni di euro, con falsificazione di documenti sanitari, associazione per delinquere, contraffazione di sostanze alimentari, macellazione clandestina, abigeato e doping: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2010 per un business che non sfugge al controllo della criminalità organizzata. Si attesta invece sui 500 mln di euro il contrabbando di fauna e la biopirateria, che vede un traffico di animali e piante rare che non si ferma, anzi: secondo l'ultimo rapporto del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, sarebbe addirittura in aumento.

Proseguono, poi, i combattimenti tra animali, un crimine dal valore di 300 milioni di euro, denuncia il Rapporto. E non si ferma l'uso di animali a scopo intimidatorio, che vede tra i suoi ignari protagonisti addirittura un pitone albino di tre metri, usato per nascondere cocaina purissima e minacciare i rivali. Altro capitolo delle Zoomafie il 'malandrinaggio' di mare, un malaffare da 300 milioni di euro che vede il mare saccheggiato da organizzazioni criminali dedite, ad esempio, alla pesca di frodo con esplosivi, alla raccolta di datteri e ricci di mare destinati al mercato clandestino di ristoratori e consumatori compiacenti, alla pesca illegale di tonno rosso.

Altro protagonista del Rapporto Zoomafie, con un ruolo di prim'ordine inevitabile nell'era digitale, il web: i numeri sono allarmanti e i principali modi di utilizzo di internet per attività illegali contro gli animali sono la diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza, il commercio e traffico di animali, la raccolta di scommesse su competizioni, la promozione di attività illegali a danno di animali, le truffe e raggiri con il loro uso fittizio.

I dati delle Procure italiane attestano un nuovo fascicolo ogni due ore per reati a danno di animali, con 2.160 procedimenti sopravvenuti nel 2010 nel 40% delle Procure che hanno risposto alla Lav. "E' opportuno ricordare - sottolinea inoltre Troiano - che il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti reati, infatti, pur essendo stati commessi restano, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati. Naturalmente, la quota di reati nascosti sul totale di quelli reali - il cosiddetto numero oscuro - varia a seconda del tipo di reato, soprattutto in funzione della sua gravità. Il reato di maltrattamento di animali per sua natura ha un numero oscuro altissimo".

I reati più diffusi sono quelli previsti dalla normativa sulla protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio. Ma si tratta di fattispecie diverse non riconducibili tutte, stricto sensu, all'attività venatoria, poichè sono compresi, oltre ai classici reati commessi nella caccia o nel bracconaggio, anche i reati di vendita e commercio di fauna selvatica, di detenzione di specie particolarmente protette, di detenzione di animali appartenenti alla tipica fauna stanziale alpina della quale è vietato l'abbattimento, di detenzione di specie nei cui confronti la caccia non è consentita.

Stilando una classifica dei reati, dai dati si evince che la Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Mondovì (Cuneo) con un solo procedimento per maltrattamento di animali. La Procura con il maggior numero di procedimenti sopravvenuti nel 2010, sempre in base al campione del 40% analizzato, è invece quella di Bergamo, con ben 73 procedimenti per uccisione di animali, 31 per maltrattamento, 34 per abbandono e detenzione incompatibile e 67 per reati venatori. Ciò non vuol dire, ovviamente, che in quella provincia si maltrattino più animali, ma solo che sono stati aperti

da : Vigilanzambientale.it 3 novembre 2011

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