giovedì 29 settembre 2011

Castelrotto (BZ): Corteo contro la caccia alle Marmotte


Il 2 ottobre 2011 si svolge l’azione “MAI PIÚ CACCIA ALLE MARMOTTE” organizzata dall´Iniziativa Diritti degli Animali - Alto Adige.

Si partirà alle ore 16:30 dal nuovo autosilo sito nella località Castelrotto (BZ).

Il corteo con fiaccole verrà fatto indipendentemente dalle condizioni meteorologiche (pioggia, neve, grandine, uragano, vento).



Per ulteriori dettagli organizzativi:

„Trattasi di creature che non possono esprimersi nel nostro modo, ci sentiamo autorizzati di chiedervi di partecipare alla manifestazione con amici, parenti, conoscenti, pari interessati nessuno escluso. Per mostrare la nostra solidarietà nei confronti delle altre creature siamo certi di potervi abbracciare domenica 2 ottobre alle ore 16,30 per poi sfilare uniti in segno del nostro disprezzo di quanto emanato.”

mercoledì 28 settembre 2011

LAC: class action a difesa dei proprietari dei terreni dove si caccia


In coincidenza con l’apertura della caccia del 18 settembre, e della manifestazione nazionale in difesa della fauna di Torino, la Lega per l’Abolizione Caccia ha iniziato a raccogliere le adesioni dei proprietari e dei conduttori dei fondi (compresi nell’80% del territorio agro-silvo-pastorale) ove si svolge la caccia, per una class-action civile nell’interesse di proprietari e conduttori di terreni contro tutte le Regioni per ottenere il pagamento del “canone venatorio” per il 2011 e per 10 anni arretrati.

Ad esempio nella sola Lombardia i proprietari di terreni ove si svolge la caccia vantano un credito nei confronti della Regione Lombardia di € 89.390.000 solo per il 2011.

La Regione Lombardia (insieme a tutte le altre), infatti, ha non mai dato attuazione all’art. 15 della legge nazionale n.157 del 1992 sulla disciplina della caccia secondo cui è “dovuto ai proprietari o conduttori un contributo da determinarsi a cura della amministrazione regionale in relazione alla estensione, alle condizioni agronomiche, alle misure dirette alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente”. Una spesa alla quale si deve far fronte con la tassa di concessione venatoria regionale.
La legge dello Stato prevede che se si vuole cacciare sui terreni altrui, che sono gravati da una “servitù venatoria”, deve essere corrisposta dalle Regioni una indennità a tutti i proprietari.
Se si considera un indennità medio-bassa di € 70 all’anno per ettaro (pari a 0,007 al mq, una cifra irrisoria), moltiplicati per gli ettari ove sui svolge la caccia (1.277.000), si scopre che Regione Lombardia avrebbe dovuto pagare ai proprietari dei terreni – per l’anno 2011 – ben € 89.390.000.
Se si considera ancora che nulla è stato pagato, gli arretrati di 10 anni ammontano a oltre 890milioni di €, oltre interessi, solo per la Lombardia.
Il che significa che i cacciatori, se intendono continuare ad andare a caccia, dovranno sborsare a loro volta le somme dovute ai proprietari, pagando alle regioni salatissime tasse di concessione e non l’importo assolutamente irrisorio di € 64 circa all’anno!

La Lombardia dovrebbe essere la prima realtà territoriale ove sperimentare la nuova class-action, attraverso uno studio legale di fiducia della Lega Abolizione Caccia, incaricato di patrocinare in un
fronte comune tutti i proprietari ed i conduttori dei fondi rurali ove si svolge la caccia, che dovrebbero reclamare il canone 2011 non corrisposto, gli anni arretrati e relativi interessi.
In sostanza i cacciatori italiani, dal 1992, vanno a caccia gratis su 18 milioni di ettari di terreni rurali altrui,quando invece le Regioni avrebbero dovuto pagare milioni di euro ogni anno ai proprietari dei
terreni, tassando i cacciatori.

La Lega Abolizione Caccia chiede la immediata sospensione di ogni attività venatoria fintanto che non saranno corrisposte a proprietari e conduttori dei fondi agro-silvo-pastorali le somme dovute per legge (nell’ordine di centinaia di milioni di euro).

venerdì 16 settembre 2011

Pediatra: cani e gatti in casa fanno da "scudo" ai bambini contro le allergie

Secondo uno studio Usa il periodo fondamentale è il primo anno di vita

Tenere un cane o un gatto in casa non aumenta il rischio che i bambini diventino allergici agli animali domestici, anzi: può proteggerli nei confronti di questo disturbo. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Clinical & Experimental Allergy", che rassicura i genitori ansiosi di sapere se accogliere un 'pet' fra le mura domestiche possa esporre i piccoli al pericolo di diventare allergici più avanti con l'età.

Guidati da Ganesa Wegienka del Dipartimento di scienze della sanità pubblica dell'Henry Ford Hospital di Detroit (Usa), i ricercatori hanno seguito e visitato un gruppo di bambini dalla nascita fino all'età adulta, contattando periodicamente i genitori per raccogliere informazioni sulla presenza di cani e gatti nella vita dei loro figli. All'età di 18 anni, 565 partecipanti allo studio avevano fornito campioni ematici agli studiosi che hanno esaminato la presenza di anticorpi agli allergeni del pelo di cane e gatto nel sangue.

I risultati hanno confermato che l'esposizione al pelo di un animale nel primo anno di vita è il periodo "cruciale" per i bimbi e che può essere persino una protezione nei confronti di allergie: i giovani uomini le cui famiglie avevano tenuto in casa un cane durante il loro primo anno di vita corrono infatti circa la metà del rischio di diventare sensibili al pelo canino rispetto a quelli che non avevano avuto un compagno "peloso" durante la crescita. Lo stesso vale per i gatti, con un effetto-scudo valido sia per i maschi che per le femmine.

da La Zampa.it 13 giugno 2011

giovedì 15 settembre 2011

TORINO: MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA CACCIA

sabato, 17 settembre 2011

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA CACCIA

in Piemonte nel 2012, dopo 25 anni dalla raccolta delle firme e 25 anni di ostruzionismo della Regione vinto solo da una pronuncia della Corte di Appello, si terrà un

REFERENDUM REGIONALE CONTRO LA CACCIA

Corteo da Porta Susa, ore 15.30 a piazza Vittorio Veneto

Perché il 17 settembre? Perché il giorno successivo,18 settembre, apre la stagione venatoria 2011/2012 e centinaia di migliaia di animali saranno fucilati da sedicenti "amanti della natura" in nome di futili o false argomentazioni come "divertimento, gola, necessità di selezione, sport"

Con il corteo ribadiamo il nostro “SI DECISO” a fermare questo massacro

Perché a Torino? Perché in Piemonte nel 2012, dopo 25 anni dalla raccolta delle firme e 25 anni di ostruzionismo della Regione vinto solo da una pronuncia della Corte di Appello, si terrà un REFERENDUM REGIONALE CONTRO LA CACCIA che non ha precedenti.

Nel 1987 vennero raccolte 60.000 firme in calce alla proposta di referendum che chiedeva:

a) Divieto di caccia per 25 specie selvatiche (17 uccelli e 8 mammiferi)
b) Abolizione delle deroghe di carniere per le aziende private di caccia
c) Abolizione delle deroghe al divieto di caccia su terreno innevato
d) Divieto di caccia la domenica

Nel 1987 (come oggi) avremmo tutti voluto abolire completamente la caccia. Purtroppo un referendum regionale non può abolire un’attività prevista da una legge dello Stato. Ma, oggi come ieri, ribadiamo che in caso di successo di questo referendum l’attività venatoria in Piemonte verrebbe drasticamente ridotta:

- togliendo ai cacciatori la possibilità di uccidere ben 25 specie di animali, di uccidere quanti animali vogliono in aziende private,sulla neve e nella sacrosanta domenica. In sintesi togliendo ai cacciatori una grandissima parte del loro “sano divertimento”,

- salvaguardando maggiormente la biodiversità

- e, soprattutto, lasciando la “loro” vita a un grandissimo numero di animali selvatici, animali NON umani che, come noi, dal punto di vista morale non “appartengono” ad altri che a sé stessi checché un'arbitraria legge “umana” li qualifichi come “patrimonio indisponibile dello Stato”, cedibile in base a concessione.

Questo referendum è indubbiamente uno strumento con cui può essere inferto alla caccia piemontese un colpo mortale, riducendo i cacciatori a tal minimo numero da perdere ogni potere in sede istituzionale. Quel potere che ha bloccato il referendum per ben venticinque anni. Le amministrazioni regionali di tutti i colori e di tutti gli schieramenti hanno in questi anni illecitamente impedito il voto popolare costringendo il Comitato Promotore ad una estenuante battaglia legale durata quasi un quarto di secolo. Ora la Corte d’Appello di Torino ha dato il via libera al referendum piemontese che si svolgerà nella primavera del 2012. Cio' significa che le stesse richieste referendarie piemontesi potrebbero essere proposte IN TUTTE LE REGIONI. Per raggiungere l'obiettivo però bisogna ottenere il quorum con la vostra affluenza alle urne e la vittoria dei quesiti con il vostro “si' “

Per gli animali e per il primo referendum ”straccia-caccia” TUTTI A TORINO IL 17 SETTEMBRE 2011 affinché quella che si apre il 18 settembre sia l’ultima stagione venatoria.

Prime adesioni: Oltre la specie - Movimento 5 Stelle - Associazione vittime della caccia -WWF - LIPU - Gruppo delle Cinque Terre - Civica, movimento democratico - Apda Torino- Legambiente - Lav Torino -Movimento vegetariano NO alla Caccia - Oipa - Progetto vivere vegan - Associazione Veg Festival - Le Sfigatte - Animalisti italiani - Pro Natura - Rassemblement pour l'Abolition de la Chasse RAC en France (coord. ital. per l'abolizione della carne) - Federazione dei Verdi (prov TO) -Medicina Democratica - Associazione Radicale Certi Diritti –Federtreck,Escursionismo e Ambiente – Pelo & Contropelo, periodico animalista

Contatti: Adesioni di gruppi e associazioni alla manifestazione devono essere inviate a info@abolizionecaccia.it

ORGANIZZAZIONE PULLMAN DA FUORI PIEMONTE

I gruppi che organizzano bus per raccogliere manifestanti da portare alla manifestazione nazionale contro la caccia del 17 settembre 2011 a Torino possono usufruire di un contributo economico che la LAC Sezione Piemonte mette a disposizione. Il contributo parte da 100 euro fino a 300 (a seconda della distanza da Torino), nel limite della cifra massima di spesa impegnata. Per ottenere il contributo necessario contattare la LAC Piemonte all’ indirizzo lacpiemonte@abolizionecaccia.it oppure al cell. 3484991623

http://www.abolizionecaccia.it/lacinaction/appuntamenti/dettaglio/appuntamento/manifestazione-nazionale-contro-la-caccia-17092011-torino.html

sabato 10 settembre 2011

I ghiacci artici fondono, gli orsi polari devono nuotare più a lungo e i cuccioli annegano


Gli orsi polari sono nuotatori nati, ma a causa dei cambiamento climatici nell’Artico c’è sempre meno ghiaccio, e devono nuotare sempre più a lungo per raggiungere la solida banchisa sulla quale danno la caccia alle foche.

I cuccioli spesso non ce la fanno. Su 11 madri tenute sotto controllo attraverso il radiocollare e il Gps, 5 hanno perso i cuccioli mentre percorrevano lunghi tratti a nuoto con loro. E un esemplare ha nuotato ininterrottamente per la bellezza di 690 chilometri: la distanza fra Roma e Torino.

Sono i risultati di uno studio condotto dal Wwf e dal Servizio geologico degli Stati Uniti.

Il quadro di fondo è noto. Negli ultimi 10 anni i ghiacci artici si sono sensibilmente ridotti rispetto all’estensione che raggiungevano nel periodo 2000-1979 (quando sono iniziate le misurazioni satellitari); nelle ultime estati il ghiaccio ha coperto un’estensione solo di poco superiore a quelle del 2007, l’anno della fusione record, e questo luglio 2011, per inciso, segna il minimo storico per il mese.

Fra il 2004 e il 2009, i ricercatori hanno seguito col radiocollare 68 orse, misurandone gli spostamenti a nuoto superiori ai 50 chilometri consecutivi. Ai maschi è impossibile applicare il radiocollare, dal momento che hanno il muso più piccolo rispetto ai muscoli del collo.

Venti delle 68 orse hanno dovuto affrontare, complessivamente, 50 lunghi tragitti a nuoto, rimanendo in acqua anche fino a 12 giorni consecutivi, per andare da una zona con ghiaccio debole a una con ghiaccio solido, o alla terraferma. Col passare degli anni, la lunghezza dei tratti coperti a nuoto è aumentata.

Gli orsi polari nuotano bene: ma nuotare è per loro più faticoso che spostarsi sulla terraferma. Non hanno narici in grado di chiudersi ermeticamente: quando il mare è grosso rischiano di inspirare acqua. Vale soprattutto per i cuccioli, meno robusti e che in più vanno facilmente incontro all’ipotermia.

Delle 20 orse nuotatrici, 11 avevano con sè i cuccioli. Cinque orse li hanno persi durante le traversate: dunque il 45% dei piccoli non è sopravvissuto ai lunghi tratti in mare. Di contro, è morto solo il 18% dei cuccioli che non sono stati obbligati ad affrontare lunghi tratti a nuoto

da Forum Ambientalista 22 luglio 2011

martedì 6 settembre 2011

Liberati dal laboratorio

Gli scimpanzè scoprono la luce del sole

Non trattengono la propria felicità questi dieci scimpanzè, che vedono per la prima volta la luce del sole dopo anni vissuti nel chiuso di un laboratorio. Ora sono al Gut Aiderbichl animal Sanctuary, in Austria vicino a Salisburgo e per loro comincia una nuova vita.

Alfred, David, Xsara e i loro compagni, dopo un comprensibile smarrimento iniziale, si lasciano andare a manifestazioni di gioia. Il filmato, oltre che essere un momento commovente, potrebbe rappresentare anche un interessante documento scientifico per studiare le reazioni emotive dei primati a stimoli eccezionali.

a cura di Matteo Marini 5 settembre 2011

http://tv.repubblica.it/tecno-e-scienze/liberati-dal-laboratorio-gli-scimpanze-scoprono-la-luce-del-sole/75353?video




lunedì 5 settembre 2011

Tutta la verità, nient'altro che la verità

Memorie di un ex cacciatore e pescatore

E’ un freddo mattino d’inverno del 1966, avvolti dalla nebbia della campagna della Bassa lombarda camminano un bambino di sei anni e suo padre. L’uomo si muove sicuro di sé tra i rami e i rovi, maneggiando con disinvoltura il suo sovrapposto Franchi Alcione calibro 12. Il bimbo stringe i denti, le piccole mani e i piedini non sono fatti per affrontare il gelo che morde le dita, ma negli occhi ha solo la figura imponente di suo padre e nella testa la voglia di imitarlo. Non era stato forzato in alcun modo, aveva insistito per poterlo seguire. Cominciò tutto così, da allora diventai cacciatore, in un’età in cui il senso critico, il ragionamento e il cuore non sono abbastanza forti per indirizzare i propri istinti. Tutti i cacciatori che ho conosciuto hanno cominciato così, seguendo il padre fin da bambini. Basterebbe impedire questo per far sì che nel giro di poco tempo la caccia e la pesca “sportiva” finiscano.

Di lì a poco arrivò anche la pesca, sui moli della Liguria sempre dietro al papà. Poi lungo fiumi e torrenti con gli amici, la pesca subacquea, e ancora via di seguito tutta una vita a cercare di far crescere quella personalità da cacciatore del Paleolitico, rabbiosa e insensata reazione della mia adolescenza a un mondo ai miei occhi troppo complicato e troppo infido. Come se non bastasse ci si metteva anche la competizione con mio padre; volevo diventare più abile di lui.

Con la maturazione i miei dubbi crescevano e ad essi rispondevo che gli animali selvatici muoiono comunque quasi sempre per morte violenta, e non mi aiutava l'atteggiamento insensibile acquisito in campagna per il quale verdura, frutta, selvaggina e pesci sono frutti della natura, da cogliere. Venivo criticato da parenti e amici per il fatto di andare a caccia, ma per la pesca quasi nessun commento. Non vedo differenze tra l'una e l'altra sotto l’aspetto della sofferenza delle prede: il pesce viene “bucato” dall’amo, lotta con tutte le forze contro un nemico che non riesce ad identificare: quel filo tanto sottile, ma inspiegabilmente forte, lo porta inesorabilmente in superficie e quando la sua testa è fuori dall’acqua non riesce più a svuotare le sacche natatorie piene d’aria, non riesce più a scendere sul fondo e, infine, stremato si arrende. I più fortunati muoiono subito,"giustiziati" dal pescatore o per soffocamento, dopo qualche minuto di agonia (per pesci come tinche, anguille e pesci gatto molto di più). Gli altri finiscono in un retino immerso nell’acqua, a vivere nel terrore le ultime ore della loro vita, mentre il loro carceriere continua a "divertirsi". Prova ne è che predatore e preda dentro a un retino quasi sempre si ignorano, sconvolti dal panico. Sento parlare di pescatori “ecologisti” che liberano i pesci catturati e anche se fosse, in che condizioni vengono rilasciati i pesci dopo uno shock del genere? Stremati, feriti, storditi dallo stress, con la pelle rovinata dall'acidità delle mani di chi li ha afferrati, sono pronti per finire in bocca al primo predatore di passaggio.

Di anno in anno i miei dubbi crescevano, mi chiedevo se non era il caso di dare tregua alla natura, che dicevo di amare ma di fatto perseguitavo. Negli ultimi anni andavo a caccia soprattutto per la felicità del mio amato Spinone Italiano, un cagnone dolcissimo di nome Ras, che però diventava matto tutte le volte che prendevo in mano il fucile o anche solo uno stivale. Non raccontiamoci storie, a parte pochi soggetti che vengono ritenuti non idonei e spesso abbandonati dai cacciatori, al cane da caccia piace cacciare. Questo perché la selezione operata dagli uomini ha generato determinate razze con un fortissimo istinto di caccia. A questi cani non si può chiedere di essere diversi da quello che sono, né attribuirgli colpe che non hanno. Noi esseri umani, però, abbiamo la possibilità di cambiare e, quando il mio cane mi ha lasciato per un’ischemia al cervello, da quel grande dolore è nata in me una consapevolezza: tutti gli esseri viventi hanno un’anima, sperano, soffrono, imparano, amano, gioiscono, sognano come faceva il mio Ras. Meglio tardi che mai!

Da allora ho messo via l’attrezzatura da pesca e ho restituito il Franchi Alcione calibro 12 a mio padre; dopo poco smise anche lui. Ai non cacciatori rimproveravo il fatto che non potevano criticarmi se poi mangiavano la carne prodotta negli allevamenti lager. Da tre anni perciò sono vegetariano e da uno vegano. Adesso come allora quando ne ho la possibilità passo il mio tempo in mezzo alla natura. Vado ancora a caccia, ma di minerali e cristalli che sono ben felici di farsi trovare da me e di mettersi quindi in mostra in tutto il loro splendore. Gli animali selvatici ci sono sempre nella mia vita, ma quando li vedo provo solo gioia e un gran senso di pace. Ogni tanto mi tornano in mente dei flash dal passato: il sangue, il terrore che leggevo in quegli occhi, scene abituali vissute con l’indifferenza di chi non si rende conto realmente di quello che sta facendo o, peggio, non vuole rendersene conto. Le rivedo come in un incubo, domandandomi come possa avere fatto ad arrivare a tanto, e mi viene da chiedere perdono a tutti quegli animali, al loro Creatore, che di sicuro li ama e che mi avrà detestato per questo e anche a me stesso, per aver reso la mia anima così pesante.

A chi mi criticava dicevo: «tu non accetti il fatto che in natura la morte fa parte della vita, tu in realtà non accetti tutto questo e hai solo paura di morire». Sbagliato, ero io che non amavo abbastanza la vita. Ora lo so.

Giorgio Galletta

Tratto da Pelo&Contropelo n. 3/2011 Per “sfogliare” e scaricare gratuitamente il giornale: http://issuu.com/giors14/docs/peloecontropelo

venerdì 2 settembre 2011

La strage di delfini per "deliziare il palato" dei consumatori di sushi!


Anche quest’anno malgrado proteste e iniziative la strage dei delfini si ripete

In Giappone ad esempio a Taijij, un piccolo villaggio di pescatori posto nella parte meridionale dell'arcipelago, ma anche in Europa, nelle isole danesi di Feroe.

Un ‘attività vergognosa e insopportabile che ci fa sentire impotenti e che rende difficile reprimere la rabbia.

http://youtu.be/C9igxRDU5aQ