lunedì 15 agosto 2011

Cina, una "orsa della bile" uccide il proprio cucciolo e poi si suicida

L'animale ha soffocato il proprio piccolo per evitargli la sofferenza della tradizione cinese

di Fulvio Cerutti

Per anni costretti a terribili sofferenze. Rinchiusi in gabbi strette, senza potersi muovere, tenuti in vita per vedere estratta la propria bile ritenuta utile per la medicina tradizionale locale. E' quanto capita in Cina a circa 12mila orsi, anche per vent'anni, sin quando la morte non li libera da quell'inferno voluto e gestito dall'uomo.

Una sofferenza troppo grande per permettere che accada al proprio cucciolo. Così un'orsa decide per il gesto estremo: uccidere il proprio piccolo per poi togliersi la vita. L'episodio è raccontato, in anonimato, da uno degli operai di queste "fabbriche della bile": «Il cucciolo stava piangendo - riporta il portale cinese Reminbao.com - mentre gli stavamo inserendo la cannula da cui estraiamo la bile, quando la madre è riuscita a liberarsi dalla gabbia in cui era tenuta». Pochi istanti, ma sufficienti all'orsa per raggiungere il proprio piccolo e tentare di liberarlo dalla catena. Non riuscendoci, la madre decide così di soffocarlo con un abbracciarlo. Dopo quel gesto estremo, l'animale adulto si è scagliato a testa bassa contro un muro ponendo fine anche al suo inferno.

Un gesto d'amore, un gesto di disperazione, che da solo spiega, meglio di tante immagini, questa pratica che continua a persistere nonostante le proteste internazionali. Una battaglia che dura da molto tempo: in passato gli orsi venivano catturati e uccisi, poi, di fronte a una legge che ne vietava la soppressione, la terribile decisione di tenerli in vita nelle gabbie. Molti orsi, sottoposti ai terribili dolori, dovuti alle infezioni e ai tumori che derivano dalle condizioni in cui vivono, impazziscono, tentano di uccidersi o di strapparsi via quel tubo. Fatti così frequenti che gli "allevatori" non solo li pungolano con spuntoni roventi, ma sono anche arrivati a rimuovere loro unghie e denti.

Una battaglia che l'Animals Asia Foundation, fondata dalla coraggiosa Jill Robinson, sta conducendo da anni portando in salvo molti esemplari, orsi che appena acquistano la libertà vengono operati per salvarli fisicamente, per poi essere assistiti in una lunga attività di rieducazione psicologica per far riguadagnare loro la fiducia in quella razza umana che tanta sofferenza gli ha provocato.

* (Agb - Torino) da lazampa.it 15 agosto 2011

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