giovedì 19 maggio 2011

In Germania il primo supermarket Vegan d' Europa


di Tamara Mastroiaco *

Alla fine di febbraio, a Dortmund, è stato aperto il primo - e unico - supermarket vegano d'Europa. Nello spazio di 90 metri quadrati non vi troviamo i comuni prodotti che potremmo trovare in un qualsiasi supermercato. Sono banditi tutti quelli di origine animale, derivanti dalla morte diretta o indiretta degli stessi e tutti i prodotti testati. Chi sono i consumatori dei prodotti vegan e quali sono le motivazioni che li spingono ad abbracciare questo stile di vita.

I proprietari di questo singolare supermarket, che è stato aperto nel cuore della città di Dortmund, sono i coniugi Kim e Ralf Kalkowski, i quali hanno deciso di passare da un negozio virtuale Vegan Wonderland a un vero e proprio negozio battezzato Vegilicious. Su consiglio dei consumatori, che nello shop on line potevano trovare ben 1800 prodotti, la coppia di gestori si è lanciata, creando il primo supermercato vegano d'Europa.

Sopra gli scaffali possiamo trovare circa 1.600 prodotti, tutti esclusivamente non di origine animale; quindi sono assolutamente banditi carne, pesce, uova, formaggi, miele e latte ma anche prodotti che non siano totalmente cruelty free e testati su gli animali. A servire la eterogenea clientela ci sono ben 16 dipendenti, perché l'industria vegana è in espansione.

Secondo la Vegane Gesellschaft - un'associazione che principalmente si occupa di fare informazione e orientare le persone verso il veganismo - in Germania ci sono almeno 600 mila vegani e il numero aumenta notevolmente di anno in anno anche a causa del crescente numero di persone allergiche ad alcuni alimenti. La clientela è diversificata e tra le persone che decidono di non consumare più prodotti di origine animale troviamo chi fa questa scelta per motivi etici, chi per motivi sociali, ambientali o salutistici. Coloro che sono spinti da motivi etici in realtà sono coloro che hanno abbracciato lo stile di vita vegan in todo.

Il vegano è colui che esclude dalla propria alimentazione gli alimenti che possono contenere derivati animali e tutti quei prodotti che comportano l'uccisione o lo sfruttamento degli animali stessi; il vegano non indossa una pelliccia, un paio di scarpe in pelle, non compra un indumento di lana o seta, non usa per la cura e la bellezza del proprio corpo prodotti testati sugli animali o pulisce la propria casa con prodotti chimici. Dal supermercato Vegilicious sono banditi tutti i prodotti di origine animale, derivanti dalla morte diretta o indiretta degli stessi e tutti i prodotti testati

Il make up che acquistiamo e utilizziamo per sentirci più attraenti o l'ultimo prodotto sgrassante per il lavello ad esempio, se testato, ha sfigurato, deformato, accecato, ucciso milioni di animali nei laboratori. Il collo di pelliccia che indossiamo con molto orgoglio e per il quale siamo disposti a pagare cifre notevoli non è altro che un furto e un sopruso che l'uomo commette nei confronti del povero animale al quale abbiamo derubato la sua pelle o la sua pelliccia.

Chi fa questa determinata scelta non è colui/colei che rinuncia alla propria vanità o alla propria cura del corpo. Solo che si impegna profondamente a trovare soluzioni alternative magari girando diverse erboristerie per trovare il prodotto non testato o andando a cercare abiti creati con materiali differenti, ma non per questo scadenti. Stesso discorso vale per l’alimentazione. …

Colui che ha modificato il proprio modo di mangiare, non per amore per gli animali ma perché attento al notevole dispendio di risorse sottratte alla terra (acqua, terreni, energia) e preoccupato di tutte le sostanze inquinanti emesse (pesticidi, gas serra, deiezioni, sostanze chimiche) ha capito che diminuendo drasticamente il consumo di carne, uova e latte, contribuisce a proteggere l'ambiente.

I ricercatori della Carnagie Mellon University pubblicarono circa tre anni fa sulla rivista Environmental Science and Technology un articolo nel quale sostenevano che il consumo di carne è il primo fattore che influisce sull'ambiente e sul clima in particolare. Gli altri due fattori sono l'energia che utilizziamo nelle nostre case e i trasporti. Le persone che decidono di aumentare il consumo di proteine vegetali a discapito di quelle animali sono coloro che credono profondamente che un cambiamento alimentare possa contribuire sensibilmente ad evitare un disastro ambientale risolvendo in buona parte il problema del riscaldamento globale.
In Germania ci sono almeno 600 mila vegani e il numero aumenta notevolmente di anno in annoNel 2006, la Fao presentò una relazione Livestock's long shadow nella quale asserì che il bestiame è responsabile di alte emissioni di gas serra: il 35-40% delle emissioni di metano e il 65% di ossido di azoto (che è 300 volte più dannoso del CO2 per il riscaldamento globale).

Altri si avvicinano al veganismo perché sperano che, modificando le proprie abitudini di vita, possano prevenire una malattia terribile come il cancro. La medicina sembra progredire continuamente, ma il tasso complessivo di morte a causa di tumori è in forte crescita. È stimato che il 32% di tutti i tumori sono da ricondurre all'alimentazione; è ufficiale che l'incidenza del cancro alla mammella, alla prostata e al colon è elevata nelle diete ricche di grassi e povere di fibre.

Non vanno altrettanto sottovalutati, anche se per il momento non si hanno dati certi, anche i prodotti chimici presenti nel cibo (additivi, pesticidi, aromatizzanti, conservanti). I giovani oggigiorno fanno abuso di alcool, fumo e cibi spazzatura. Siamo circondati da diversi veleni: pesticidi, solventi, coloranti etc. e oramai è accertato che ci sono connessioni tra cancro e sostanze chimiche tossiche.

C'è infine chi si avvicina al veganismo perché coinvolto socialmente; non vuole assolutamente sentirsi ancora complice di disuguaglianze sociali e colpevole di tanta sofferenza inflitta ai paesi poveri. Le persone continuano a morire di fame perché le terre ancora fertili presenti vengono coltivate non per sfamare le popolazioni ma per nutrire gli animali e creare cibo per le nazioni industrializzate ossia il loro cibo diventa il cibo per i 'nostri animali'.

Come sostiene l'economista Frances Moore Lappé "il cibo c'è. Quel che manca è la democrazia". Lei sostiene che di cibo ce n'è in abbondanza ma non c'è democrazia che potrebbe rendere quel cibo accessibile a tutti. Oramai il mondo è dominato da persone individualiste, egoiste e in continua competizione l'una con l'altra. Il potere toglie i diritti e abbrutisce l'uomo, riesce a tirargli fuori i lati peggiori. Continuamente sentiamo dire che non c'è abbastanza cibo per tutti e per questo motivo ci sono ancora interi paesi che soffrono la fame...
La realtà è che noi occidentali non solo sprechiamo tanto cibo ma lo togliamo persino ai paesi del terzo mondo solo per
sfamare i nostri animali che poi si trasformeranno in carne, formaggio, latte e uova. Ma quanto cibo vegetale serve per far crescere di 1 Kg un'animale? Circa 13 kg di mangime per un vitello, 11 per un vitellone, 24 per un agnello, 3 per un pollo. Rubiamo cibo a esseri umani bisognosi per sfamare i nostri animali destinati al macello!

La Commissione Europea afferma che l'Europa è in grado di sfamare tutta la sua popolazione ma non tutti i suoi animali d'allevamento. Infatti il 20% delle proteine vegetali proviene dai nostri paesi mentre la restante parte viene importata dai paesi del sud del mondo. Non facciamo altro che sfruttare le loro risorse impoverendoli ulteriormente!....

Chissà che questo negozio non faccia da apripista e sia il precursore di una serie di supermarket all'insegna dell'etica e del mangiar sano!

* da www.ilcambiamento.it 28 marzo2011

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