domenica 6 febbraio 2011

Pet live: animali domestici e dintorni - rapporto italia 2011 EURISPES




 

Per la maggioranza degli italiani, l’87,2%, quello nei confronti degli animali è un sentimento positivo: per il 35,9% si tratta di un sentimento basato sul rispetto. Il restante 12,8% si schiera su posizioni meno entusiastiche. Così, se il 7% prova indifferenza, gli altri evitano di instaurare qualsiasi tipo di rapporto con un animale perché ne hanno paura (3%) o ne sono infastiditi (2,7%). Donne (51,9%) e uomini (50,7%) mostrano di avere allo stesso modo sentimenti di affezione nei confronti degli animali. Mentre soprattutto tra gli uomini prevale un atteggiamento di rispetto nei confronti degli animali (38,7% vs 33,2%). Le donne invece ne hanno più spesso paura (4,1% vs 1,9%) o provano fastidio nei confronti degli animali (3,1% vs 2,4%).

Un amore di pet. Cani, gatti, uccelli o pesciolini che siano, accade molto spesso che essi riescano a trovare un posto da protagonisti nella vita (e nel cuore) di chi li adotta, al punto che in molti sono disposti a fare vere e proprie follie per prendersi cura di loro. Nel nostro Paese, sono il 41,7% gli italiani che hanno in casa un animale domestico. In molti casi si tratta di un unico beniamino (29,8%), ma non mancano situazioni in cui ad aver trovato una sistemazione tutt’altro che “bestiale” sono più esemplari della stessa specie o di specie diverse (11,9%). Tra quanti possiedono più di un animale domestico, le percentuali maggiori di intervistati sostengono di ospitare in casa da due (30,9%) a tre (13%) bestioline. Va tenuto presente, per contro, che più della metà del campione (58,3%) ha dichiarato di non possedere alcun animale. Prendersi cura di un animale domestico implica una serie di responsabilità e doveri quasi imprescindibili, compiti che, a ben guardare, somigliano molto a quelli che una madre adotta con il suo bambino. E in effetti il 44,2% delle donne ha adottato uno o più animali domestici (contro il 39% del sesso opposto): di esse, il 31,2% dichiara di averne in casa uno e il 13% anche più di uno. Allargare la famiglia con un pet è una tendenza riscontrata soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest (44,5%) e del Centro (44,4%).

Cani e gatti: i preferiti dagli italiani. Il 48,4% di chi possiede un animale, ospita nella propria casa un cane, mentre nel 33,4% dei casi la cuccia è occupata da un gatto. I pesci o le tartarughe, come animali da compagnia, sono indicati nel 4,9% e nel 4,7% dei casi. Volatili (4,1%), conigli (2,1%), criceti (1,6%) e rettili (0,8%) sono molto meno presenti nelle case degli amanti degli animali. Molto spesso chi decide di adottare un cucciolo finisce per considerarlo parte integrante della propria esistenza, trasferendo su di esso bisogni e aspettative personali. Ciò accade soprattutto quando la presenza di un animale in casa costituisce una vera e propria compagnia (41,7%) ed avere qualcuno a cui rivolgere attenzioni e cure amorevoli (18,5%). Ne consegue che, in molti casi, questo rapporto finisce per essere considerato un legame simile ad un’amicizia (31,3%) del quale non si può fare a meno. Più contenuta è la tendenza a decidere di avere un animale per difendere i propri confini domestici (5,3%). Per pochi, fortunatamente, il proprio animale rappresenta solo qualcuno che deve obbedire (0,9%).

Senza risparmio: dalla pappa all’occorrente per renderlo glamour. L’80,6% di chi possiede un animale sopporta mensilmente, per i suoi bisogni, un esborso che non supera i 50 euro. Nel 51,1% dei casi la spesa è inferiore ai 30 euro, mentre nel restante 29,5% oscilla tra i 30,00€ e il limite massimo di 50,00€. Disposto ad investire somme consistenti di denaro per il benessere fisico (e a volte psichico) dei “pets” è il 19,4% del campione. In tale percentuale, spiccano coloro che sostengono mensilmente una spesa media che non supera i 100 euro (14,7%), mentre decisamente inferiore il numero di quanti pagano una cifra che varia dai 101,00 a più di 300,00 € (da 101 a 200 euro: 3,4%; da 201 a 300 euro: 0,6%; più di 300 euro: 0,7%).

Non più di 50€ per il mangime. Nell’85,6% dei casi non viene sforato il margine di 50€ per l’alimentazione del proprio animale (30 euro al mese nel 53,3% dei casi e tra 30 e 50 euro nel 32,2%). L’11,3% di chi possiede un animale, invece, tra crocchette e mangime in scatola, arriva a spendere fino a 100,00 euro al mese, mentre percentuali decisamente più contenute tendono a superare anche tale limite (da 101 a 200 euro: 2,2%; da 201 a 300: 0,3%; più di 300 euro: 0,6%).

La spesa per la salute. Su questo aspetto di fondamentale importanza, però, gli italiani sembrano non prestare la dovuta attenzione. La spesa media annua per il veterinario e gli eventuali farmaci necessari alla cura dell’animale non superano nella maggior parte dei casi (91,5%) i 200,00 euro. Particolarmente elevata è la percentuale di quanti spendono addirittura meno di 100 euro l’anno (65,2%) e supera di poco il 26% quella di coloro che investono tra i 101 e i 200 euro (26,3%).

Toletta in negozio? Meglio il “fai da te”. La crisi economica ha contribuito a contenere le spese evidentemente ritenute superflue come può essere anche quella per la toletta del proprio animale. Molti sono infatti gli italiani che scelgono di provvedere personalmente alla pulizia dell’animale che hanno in casa, eliminando totalmente i costi inerenti ad essa (65,8%). Una consistente percentuale (34,2%) continua, per contro, ad investire somme di denaro più o meno elevate per la toletta: in particolare, il 20,7% arriva a spendere annualmente fino a 50 euro, mentre l’8,2% spende tra 51,00 e 100,00 euro. Cani e gatti che possono permettersi di andare dal “parrucchiere” più volte in un anno costano ai padroni tra i 101,00 e i 150,00 euro (2,8%), fino ad arrivare, nell’1,6% dei casi, ad una spesa che supera i 150,00€ nell’arco di 12 mesi.

A tutto gadget. Cappottini per l’inverno, T-shirt glamour, collare tutto strass, cucce e lettini imbottiti per rendere il sonno più confortevole, borse da passeggio da sfoggiare, trasportini da viaggio ultraleggeri, la gamma di prodotti presenti sul mercato ha raggiunto un’offerta, sia per tipologia sia per qualità, impressionante. Anche in questo caso, la maggior parte degli italiani sceglie la via del risparmio, sostenendo di non spendere nulla in gadget per i propri animali domestici (64,9%), sebbene non va trascurata la quota di chi considera fondamentale non far mancare al cucciolo qualche vezzo da Very Important Pet (35,2%). In molti fermano il loro budget a 50,00 euro (27%), ma altri si spingono fino a 100,00€ (4,1%) o a 150,00 euro medi ogni anno (1,9%). Più raro il caso di animali griffati dalla testa alle zampe per i quali i padroni arrivano ad spendere somme superiori ai 150,00 euro.

Pesca, caccia, pellicce, circhi, animali esotici, sperimentazione e abbandono: l’opinione degli italiani. La pesca è percepita da molti come uno sport o un passatempo rilassante, e non sembra essere considerata dai più una pratica da evitare o quanto meno da limitare (48,1%). Al contrario la caccia, sulla quale esistono da tempo alcune restrizioni, non riscuote lo stesso consenso: la percentuale di quanti la considerano un’abitudine accettabile scende al 17,8% (abbastanza: 11,7%; molto: 6,1%). Non approvano per niente la caccia più della metà del campione (56,6%) e il 23,9% afferma di approvarla “poco”. La percentuale di quanti valutano positivamente il fatto di indossare capi di pelliccia supera appena il 14,1% (abbastanza: 11,7%; molto: 2,4%). La disapprovazione raccoglie l’83% delle risposte (58,8% “per niente” e 24,2% “poco”). Solo il 10,1% degli intervistati, inoltre, giudica positivamente l’utilizzo degli animali all’interno degli spettacoli circensi.  Anche l’acquisto di animali esotici non trova grande consenso: sono infatti il 9,5% coloro che accetterebbero di togliere alle foreste tropicali parte della loro fauna. Benché messa al bando dai più (88%), la sperimentazione medica sugli animali è intesa come ammissibile dall’8,2% degli italiani, il 7,4% dei quali lo trova un comportamento abbastanza tollerabile. Lascia invece perplessi il dato relativo ai combattimenti tra animali, che, nonostante la generale disapprovazione (90,7%), continua a trovare il sostegno del 2,4% della popolazione. Assolutamente antisociale è giudicato invece il comportamento di quanti abbandonano il proprio animale domestico pur di andare in vacanza (98,2% del campione lo giudica un atteggiamento per niente (96,3%) o poco (1,9%) ammissibile).

In tavola solo frutta e verdura: vegetariano e vegani sono il 6,7%. L’amore e il rispetto per gli animali a volte finiscono per influenzare anche le abitudini alimentari dei soggetti che, per tutelare l’ambiente e proteggere la biodiversità, rinunciano a carne, pesce e talvolta anche a uova e latte. Che si chiamino vegetariani o, nell’accezione più estrema, vegani, essi costituiscono ormai anche nel nostro Paese un fenomeno sociale sul quale è opportuno soffermarsi ad indagare. Mangiare esclusivamente vegetali è un’abitudine per il 6,3% della popolazione che ha eliminato dalla propria dieta carne e pesce, lo 0,4% ha optato per una decisione ancora più drastica che prevede l’esclusione anche del latte e delle uova: il veganismo. A preferire uno stile alimentare di tipo vegetariano o vegano sono in prevalenza le donne (rispettivamente 7,2% vs 5,3% degli uomini; 0,5% vs 0,3%), i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni (13,5%) e, a sorpresa, tra gli over 65 (9,3%).

Vegetariani e vegani soprattutto per una scelta alimentare più salutare. Ma da dove nasce la spinta ad abbandonare la dieta mediterranea, con la sua varietà di alimenti e sapori, e rivolgere il proprio interesse esclusivamente verso determinate tipologie di cibo? Nel 48% dei casi questa scelta dipende fondamentalmente dal fatto che mangiare esclusivamente frutta e verdura arrechi benefici alla salute. Molto alta appare, poi, la percentuale di coloro che sono mossi in tal senso da ideologie animaliste (44%) che mal sopportano l’uccisione di animali per la macellazione delle carni. A questo risultato si associa la parte degli intervistati che scelgono la via del vegetarismo per ragioni di tipo ambientalista (2%). Pare infatti che questo tipo di dieta comporti un minore spreco di risorse e provochi meno danni al territorio.

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