lunedì 19 dicembre 2011

Finisce la corsa dell'ippica italiana ?

Dal prossimo anno l’attività degli ippodromi basata su corse e scommesse potrebbe crollare e gran parte degli stadi ippici potrebbe sospendere l’attività.

Sembra ormai difficile programmare l’attività ippica per il 2012 perché le risorse non sono più sufficienti secondo l’Assi, Agenzia sviluppo settore ippico: “ Da gennaio parecchi ippodromi del nostro Paese chiuderanno, mettendo in atto tutte le operazioni che avviano la chiusura definitiva delle aziende che non hanno un presente né tanto meno un futuro”.

Un tracollo generale, un dramma economico per quasi 50 mila addetti del settore tra allenatori, guidatori, fantini, allevatori, artieri, impiegati nelle società di corse e negli ippodromi. Non è trascorso neanche un decennio dall’ultima corsa di Varenne, settembre 2002, eppure l’ippica italiana pare precipitata nel baratro. In realtà un dramma anche per i 20.000 cavalli coinvolti. Mentre permane il fenomeno diffuso delle corse clandestine ( ancora qualche giorno fa i NAC sono intervenuti nell’area di Salerno ) e dell’uso di animali di varie specie in combattimenti con scommesse.

Anni di gestione discutibile e di giochi politici da parte dell’Unire (Unione nazionale incremento razze equine), di recente sostituita dall’Assi, hanno portato alla crisi, resa ancora più grave da quella generale del Paese. Tutte le cifre di bilancio sono in negativo, a cominciare dal previsto dimezzamento per il 2012 del montepremi, cioè dei soldi distribuiti nelle varie corse ai proprietari dei cavalli meglio piazzati al traguardo. E poiché è di fatto il principale mezzo di sostentamento degli ippici, è facile capire come tutto il sistema sia destinato al fallimento. La crisi coinvolge molte migliaia di persone che perderebbero il lavoro senza contare il destino incerto di quasi 20.000 cavalli.

Per gli animalisti potrebbe anche esserci un sospiro di sollievo e di soddisfazione ma le cose non sono per niente così semplici. A parte il destino degli occupati, per i quali servono ipotesi di conversione della loro attività, c’è il rischio dell’aumento delle corse in clandestinità, e per i cavalli, a parte quei pochi che possono essere venduti all’estero, per molti si presentano ipotesi drammatiche di eliminazione.

Il problema richiederebbe l’apertura di una ampia discussione, su base nazionale e su base regionale e locale, su una possibile conversione del settore che dia un futuro ai cavalli, che permetta una attività diversa dei dipendenti, che apra alla sperimentazione di nuove attività, specie per giovani e bambini, con un diverso e più approfondito rapporto con questi animali e con i loro diritti…. specie quello alla sopravvivenza..

(mm)

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