martedì 8 settembre 2009

Sperimentazione animale: nuovi traguardi

Si è concluso il 3 settembre 2009 a Roma, il “VII Congresso mondiale sui metodi alternativi e l’uso di animali nelle scienze biomediche”.Diversamente dalle sei edizioni precedenti – nelle quali la ricerca dei metodi alternativi sembrava un mero paravento utile a lasciare ogni cosa inalterata – quest’ultima, settima edizione, ci obbliga a scrivere un commento per il nuovo clima che abbiamo respirato. Un chiaro riconoscimento del fallimento della “politica delle 3R” (Ridurre, Raffinare, Rimpiazzare) è venuto da alcuni relatori (tra i quali, nella sua relazione di chiusura, uno dei promotori più anziani di tale politica, Alan Goldberg). Va detto tuttavia che nonostante ciò le 3R hanno continuato ad essere, come per il passato, un riferimento costante (una specie di sigla di fondo che rimane in vita, anche se ormai priva di credibilità). Il vero tema dell’incontro è stato, ed è questo che ha reso il VII Congresso diverso dai 6 precedenti, il “cambiamento epocale” riguardante il futuro della tossicologia (in cui le prove su animali verranno sostituite principalmente da metodi in vitro), annunciato nel 2007 dall’Accademia delle Scienze statunitense attraverso il suo Consiglio Nazionale delle Ricerche nel documento “Toxicity Testing in the 21st Century: A Vision and a Strategy”. In altre parole è stato per la prima volta riconosciuto che:
1) la riduzione della sperimentazione su animali per ragioni etiche (rappresentata dalla politica delle 3R) non ha fino ad oggi recato risultati positivi;
2) la sostituzione della sperimentazione animale con metodi alternativi non è solo indispensabile per ragioni contingenti (tempi e costi della ricerca tossicologica), ma anche per ragioni strettamente scientifiche. Pur essendo stati molto brevi i suoi due interventi di inizio e fine convegno, l’ispiratore di questo nuovo clima è in grande parte Thomas Hartung, già direttore dell’ECVAM, Centro Europeo per la Validazione dei Metodi Alternativi, e oggi direttore del CAAT, Centro per i metodi alternativi alla sperimentazione animale dell’Università Johns Hopkins degli Stati Uniti.All’importante articolo “Tossicologia per il XXI secolo” da lui pubblicato su Nature (9/07/09), da noi descritto come un grande passo avanti verso la fine dei test su animali, Hartung è riuscito a far seguire, alla vigilia del Congresso mondiale di Roma, poco più di un mese dopo (27/08/09), un nuovo importante intervento sulla stessa prestigiosa rivista, scritto in collaborazione con Costanza Rovida, chimica italiana. Nel nuovo articolo Hartung prende di mira il regolamento europeo REACH sulla valutazione delle sostanze chimiche. Il titolo è, infatti: “I legislatori europei si sono spinti troppo oltre: i costi in vite animali e in euro del regolamento europeo Reach stanno lievitando e richiedono una moratoria per alcuni test di tossicità”. Hartung spiega che le sostanze da testare sono passate dalle 29.000 delle stime iniziali alle attuali 143.000, ma che si assesteranno probabilmente su di un numero compreso tra 68.000 e 101.000. I costi, da parte loro, lieviteranno fino a 9,5 miliardi di euro, aumentando di sei volte rispetto alla cifra preventivata, e le cavie animali utilizzate negli esperimenti raggiungeranno quota 54 milioni.

L’allargamento dell’Unione Europea da 15 a 27 Stati membri ha un peso in questa vicenda, ma va soprattutto tenuto conto del fatto che il 90% degli animali e il 70% dei costi di Reach sono legati ai test di reprotossicità (tossicità riproduttiva) e che per questi test è stato di recente imposto l’obbligo di studiare due generazioni di due distinte specie animali.“Investire nei metodi alternativi è dunque una necessità urgente”, dice Hartung, che propone una moratoria sui test di reprotossicità fin tanto che non vengano validate metodiche alternative, lasciando in vigore l’obbligo soltanto per le sostanze maggiormente a rischio. Insieme a questi argomenti si sono fatte sempre più strada le critiche al modello animale, in quanto scarsamente predittivo. Alan Goldberg ha dichiarato che il futuro della tossicologia è nello studio delle cellule umane e che entro 20 anni l’uso della sperimentazione animale per valutazioni di tossicità verrà considerato un relitto del passato. Hartung sostiene che l’Europa ha perso un’occasione unica, con REACH, per attuare dall’alto un totale e indispensabile rinnovamento della tossicologia (“non sprecare una simile occasione” era stata la sua raccomandazione già in un’intervista su Nature dell’11/10/06 quando il testo era in discussione). Egli ritiene, tuttavia, che l’inevitabile cambiamento verrà in tempi relativamente brevi dalla base dei ricercatori e degli istituti, costretti a risolvere problemi che il modello animale non è in grado di risolvere e che l’Europa seguirà la strada aperta dagli Stati Uniti … Hartung spiega che negli Stati Uniti sta, infatti, avvenendo l’inverso. Grazie alle istituzioni più autorevoli del continente, il passaggio dai test su animali alla tossicologia dei nuovi metodi, si sta attuando dall’alto e con ben maggiore impatto sulla pratica di laboratorio, grazie (vedi i nostri comunicati degli ultimi due anni) al NRC, all’EPA, al NIEHS, ecc., che hanno dato vita ad un piano quinquennale di ricerca tossicologica cellulare.I due movimenti (statunitense ed europeo), che perseguono comunque lo stesso obiettivo, si fonderanno perché vedranno i loro cammini incontrarsi. Per accelerare questo processo è stata costituito il Gruppo di ricerca transatlantico per la tossicologia. …….
(da EQUIVITA www.equivita.org nella foto: Thomas Hartung)

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