“Per quanto voi
vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti”.
Si potrebbe adottare questa frase tratta dalla
magnifica “Canzone del maggio” di De André per tutti coloro che mangiano carne
fingendo di non sapere in quali condizioni vengono tenuti gli animali nei
grandi allevamenti. Dovremmo anche cambiare il detto “una vita da cani”, in
“una vita da maiali” o “una vita da mucche”. Non conosco cani tenuti in queste
condizioni, neanche nei canili.
In compenso su internet circolano diversi documentari
che testimoniano le pazzesche condizioni di vita o meglio di non-vita in cui
vengono tenuti gli animali definiti “da macello”, espressione che è già di per
sé programmatica. E ben si può affermare che la morte per loro sia solo una
liberazione. “C’è una sola cosa peggiore del morire: il non vivere”.
Per fortuna che, forse a causa della crisi, forse, mi
auguro, per scelta consapevole, i consumi di carne in Italia stanno diminuendo.
Secondo l’ISMEA, nel 2010 la
contrazione dei consumi di carne bovina è stata del 4,6%, dei prodotti ittici
del 2,9%, solo in parte compensati da un aumento dello 0,6% della carne e dei
prodotti suini. Peraltro, ogni italiano, mediamente, si pappa
qualcosa come 90 kg di carne l’anno, che continua ad essere una
cifra ben ragguardevole, anzi “mostruosa”. In aumento i vegetariani, che si calcola ormai siano in Italia circa
7 milioni (erano 6 milioni nel 2009, secondo l’Eurispes), con una tendenza che
in borsa potremmo definire “rialzista”: previsione di 30 milioni nel 2050.
Se poi non ci concentriamo sul nostro orticello, ma
diamo uno sguardo al mondo, allora ci accorgiamo che le cose non vanno poi
tanto bene, anzi, c’è da rabbrividire.
Nel 1978 il consumo di carne in Cina era di 8 milioni
di tonnellate, un terzo di quello statunitense, che era di 24 milioni di
tonnellate. Nel 1992 la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti come paese leader
nel consumo di carne a livello mondiale. Oggi il consumo annuale di 71
milioni di tonnellate in Cina è più del doppio di quello degli Stati Uniti.
Del consumo di carne cinese i tre quarti sono costituiti da carne di maiale e
metà della popolazione mondiale di maiali da allevamento, circa 476 milioni di
individui, si trova oggi in Cina.
La carne come simbolo, come cartina a tornasole del
raggiunto benessere, esattamente come avveniva nell’Italia del boom economico.
Corsi e ricorsi storici. Peccato che l’orbe terracqueo rispetto agli anni
sessanta dello scorso secolo stia molto, ma molto peggio. E la carne sia insostenibile, oltre
che sotto l’aspetto etico, altresì sotto quello ambientale.
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* dal blog su ilfattoquotidiano.it
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