Il 22 giugno
in Kenya sono stati sequestrati più di 600 kg di avorio all'aeroporto di
Nairobi, 345 pezzi destinati a Lagos, in Nigeria, e poi probabilmente ai
mercati europei ed asiatici. E' l'ultimo episodio di quella che sembra la
nuova crisi dell'avorio africano, spinta da un bracconaggio sempre più feroce
ed organizzato. I livelli di bracconaggio degli elefanti sono i peggiori
registrati negli ultimi 10 anni e i sequestri di avorio sono ai massimi livelli
dal 1989. A dirlo è un rapporto pubblicato dalla Convention on international
trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) che si basa su
informazioni fornite dai governi e che sarà discusso dal 23 al 27 luglio
dal 62esimo Comitato permantente della Cites a Ginevra.
Il rapporto
"Elephant conservation, illegal killing and ivory trade"
analizza i dati del programma Cites Monitoring the illegal killing of
elephants (Mike), i dati dell'Iucn sullo stato delle popolazioni di elefanti e
L'Elephant trade information system (Etis) gestito da Traffic ed il Ciras
trade database gestito dal World conservation monitoring centre Unep
(Unep-Wcmc). Tutte queste fonti mostrano una stretta relazione tra i trend
della caccia di frodo agli elefanti e le tendenze dei grandi sequestri di
avorio,«Rilevando in sostanza gli stessi modelli in diversi punti della catena
del commercio illegale d'avorio», spiega Traffic.
Il
segretario generale della Cites, John E. Scanlon, ha detto:
«Dobbiamo migliorare i nostri sforzi collettivi negli Stati dell'areale, di
transito e consumatori per invertire le attuali preoccupanti tendenze del
bracconaggio e del contrabbando di avorio di elefante. Pur essendo
essenziali, le iniziative per fermare il crimine della fauna selvatica non
devono solo portare a sequestri che devono tradursi in azioni penali, condanne
e sanzioni forti per fermare il flusso del contrabbando. Deve lavora nel
suo insieme la "catena esecutiva' nella sua interezza».
Secondo i
dati dell'Etis il 2009, il 2010 e il 2011 sono stati tre tra i peggiori
cinque anni per il sequestro di maggiori volumi di avorio a livello
mondiale. Nel solo 2011 nel mondo ci sono stati 14 sequestri di avorio su
larga scala, una cifra a due cifre che si presenta per la prima volta da 23
anni, cioè da quando l'Etis registra i dati. In tutto circa 24,3
tonnellate di avorio, con 800 kg in un solo sequestro, un dato che indica il
coinvolgimento della criminalità organizzata. Cina e Thailandia sono le
due principali destinazioni del traffico illegale di avorio
dall'Africa. Anche i sequestri di partite di avorio di grandi dimensioni
che sono avvenuti dal 2009 in Malaysia, Filippine e Vietnam vengono ritenute in
transito verso Cina e la Thailandia.
Il rapporto
sottolinea che «Alcuni paesi africani e asiatici hanno compiuto notevoli sforzi
per migliorare i controlli. Ad esempio, la Cina ha condotto all'inizio di
quest'anno una grande operazione che ha portato al sequestro di 1,366.3 kg di
avorio e all'arresto di 13 sospetti. La maggior parte dei container del
contrabbando di avorio lasciano il continente africano attraverso i porti
dell'Oceano Indiano, nei Paesi dell'Africa orientale, soprattutto Kenya e
Repubblica unita della Tanzania».
Secondo Tom
Milliken, a capo dell'Elephant and rhino programme di Traffic e direttore
dell'Etis, «La prova di questo continuo aumento dimostra che gli elefanti
africani stanno affrontando la loro crisi più grave da quando il commercio
internazionale di avorio è stata generalmente vietato ai sensi della Cites del
1989».
I dati sui
livelli di bracconaggio in Africa del Mike Cites documentano dal 2005 un
aumento costante dei livelli di caccia di frodo degli elefanti in tutto il
continente, con il 2011 che ha il dato più alto dall'inizio del monitoraggio
iniziato nel 2002. Il bracconaggio è aumentato in tutti i Paesi che ospitano
gli elefanti africani e potrebbe innescare un rapido declino in alcune
popolazioni, in particolare nei Paesi dell'Africa centrale, dove i livelli di
bracconaggio sono più elevati. Il caso più eclatante è stato quest'anno
l'uccisione di centinaia di elefanti nel Bouba Ndjida National Park in
Camerun. Julian Blanc, coordinatore del programma Mike, evidenzia che «Le
analisi del Mike dimostrano che il bracconaggio è più alto dove i mezzi di
sostentamento umani sono più insicuri e dove la governance e le forze
dell'ordine sono più deboli. Suggerisce inoltre che il bracconaggio è spinto
dalla domanda di avorio in Asia orientale. Il numero di elefanti africani
uccisi illegalmente nel solo 2011 potrebbe anche arrivare a decine di
migliaia».
Le informazioni
raccolte dall'Icn confermano i risultati Mike: «Il bracconaggio è un pericolo
immediato per le popolazioni di elefanti in tutto il continente. Ci sono
segnali inquietanti che l'uccisione illegale di elefanti sia aumentata negli
ultimi anni anche in Asia, anche se i dati sono difficili da ottenere».
Simon
Hedges, co-presidente dell'Asian elephant specialist group della Species
survival commission dell'Icn, sottolinea: «C'è urgente bisogno che i governi e
gli altri stakeholders coinvolti nella conservazione della fauna selvatica
valutino correttamente la quantità di avorio proveniente dagli elefanti
asiatici che sta entrando in commercio. E' apparentemente in aumento anche una
pressione supplementare sugli elefanti asiatici». Infatti sembra in aumento
anche il commercio illegale di elefanti selvatici asiatici in Cina anche per
rifornire circhi e l'industria turistica della Thailandia.
Ma è la
situazione critica in Africa a preoccupare di più e dimostra la urgente
necessità di attuare l'African elephant action plan, approvato nel
2010 dagli Stati africani dell'areale degli elefanti e che prevede
investimenti per 100 milioni di dollari in tre anni per salvaguardare i
pachidermi e un African elephant fund avviato nell'agosto 2011 alla 61esima
riunione del Comitato permanente Cites.
Holly
Dublin, presidente dell' African elephant specialist group Iucn/Ssc ha
ricordato al recente African elephant range States meeting: «Avere popolazioni
sostenibili di elefanti in Africa richiede una visione condivisa e un
investimento altamente strategico e collaborativo di tempo e risorse lungo
l'intera catena di rifornimento dell'avorio. Senza questo noi tutti
perderemo ciò che amiamo di più, le icone dell'Africa, i nostri
elefanti».
A livello
internazionale, sono necessarie risposte creative e innovative a questa crisi.
L'utilizzo di sistemi di tracciabilità moderni, tra cui il Dna forense nei casi
di traffico di fauna selvatica, ha già dimostrato di essere molto
efficace. La prova del Dna è stata utilizzato con successo in un certo
numero di casi legati ai rinoceronti in Sud Africa e fa parte
regolarmente di numerose indagini penali. In ogni modo gli sforzi per fermare
le crescenti zoo-mafie devono essere coi ordinati. L'intera "catena
esecutiva"' sta mostrando tutta la sua permeabilità e debolezza. «Per
questo motivo - conclude Traffic - il lavoro dell' International consortium to
combat wildlife crime (Iccwc) è essenziale per sostenere e coordinare le azioni
di contrasto attraverso i confini internazionali».
da www.greenreport.it 25
giugno 2012
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