«L’addio al consumo di animali e derivati è la chiave di volta per
risolvere molte delle situazioni emergenziali del Pianeta». Lo scrive in una
nota l’Enpa, in occasione alla Settimana mondiale vegetariana iniziata l’1
ottobre. «Solo il 20 per cento della popolazione mondiale ha regolare accesso
alle risorse alimentari mentre il 26 per cento della superficie terrestre è
invaso dagli allevamenti, ai quali è imputabile l’emissione del 18 per cento
dei gas serra, la distruzione di milioni di ettari di foreste, nonché la
produzione annua di 1.050 miliardi di tonnellate di deiezioni», spiega Ilaria
Ferri, direttore scientifico dell’Enpa.
Quando la popolazione mondiale passerà da 7 a 9 miliardi di persone,
prosegue la nota, la situazione renderà ancora più drammatica la carenza di
cibo. «E’ davvero paradossale – sottolinea Ferri – che occorrano 16 chili di
foraggi per produrre un chilo di carne. Inoltre – aggiunge – stando a quanto
riferito dalla Fao, occorrono circa 15mila litri di acqua per produrre un chilo
di carne. Se le stesse risorse fossero investite per l’agricoltura,
probabilmente la fame sarebbe solo un ricordo». Pertanto, la nota spiega che se
la dieta vegetariana non si affermerà una volta per tutte, gli scienziati
sostengono che il mondo intero andrà incontro a catastrofiche crisi alimentari
entro il 2050.
I vegetariani, tra l’altro, secondo una ricerca
inglese pubblicata sul British Journal of Cancer, hanno meno probabilità di
ammalarsi di tumore. «Le
probabilità in meno di sviluppare il tumori del sangue – leucemia e altre
patologie – sono il 45 per cento in meno e quelle di manifestare un qualsiasi
altro tipo di tumore il 12 per cento. Chi consuma molta carne – continua la
nota – vede aumentare del 35 per cento il rischio di ammalarsi di cancro all’intestino.
«Vegetariani e vegani – conclude Ferri – non solo non vengono colpiti dai
tumori dell’apparato digerente, ma sono meno soggetti anche ad altre malattie
come diabete, trombosi, osteoporosi, artrite, malattie renali, obesità e
ipertensione»
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