Dall'11 marzo nei 27 Paesi
dell'Unione europea è entrato in vigore il divieto di vendita dei prodotti
cosmetici testati sugli animali. Nessuna deroga è concessa dal nuovo regolamento
europeo che dopo un percorso ad ostacoli durato vent'anni è "legge".
Il bando riguarda solo i nuovi prodotti ed ingredienti che entrano nel mercato
di Alessio Pisanò *
Dall’11 marzo nei 27 Paesi
dell’Unione europea è entrato in vigore il divieto di vendita dei prodotti
cosmetici testati sugli animali. Nessuna deroga è concessa dal nuovo
regolamento europeo che dopo un percorso ad ostacoli durato vent’anni è
“legge”. Le associazioni animaliste di tutta Europa parlano del giorno
che cambierà l’industria della cosmesi mondiale ed europea in particolare visto
che proprio quello europeo è il mercato più grande al mondo. Unico neo è il
fatto che il divieto riguardi solo i nuovi prodotti ed ingredienti che
entrano nel mercato, mentre per quelli precedenti non cambia nulla. Ma, a
quanto pare, meglio di così non si poteva fare.
Nella guerra degli animalisti contro
la vivisezione, questa costituisce un’importante battaglia vinta. Di
proibire la vendita dei cosmetici sugli animali se ne parlava dal 1993 quando
si mise mano per la prima volta alla Direttiva Ue Cosmetici. In teoria questo
bando sarebbe dovuto entrare in vigore nel 1998, ma tra ritardi tecnici e
bastoni nelle ruote messi dai produttori di creme e simili sono passati 15
anni. Nel dettaglio il nuovo regolamento Ue 1223/2009 prevede il divieto
assoluto di vendita in tutti i 27 Paesi Ue (presto 28 con la Croazia) di tutti
i prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati su animali (proprio
l’estensione a tutti gli ingredienti costituisce la principale novità) in tutte
le parti del mondo e per ogni tipo di esame (tossicità per uso ripetuto,
inclusi sensibilizzazione cutanea e cancerogenicità, tossicità riproduttiva e
tossicocinetica).
Si perché fino ad ora anche l’acqua
contenuta in un rossetto o shampoo veniva testata su animali come
i conigli, con iniezioni cutanee od oculari e applicazioni forzate. Milioni di
animali sacrificati dall’industria mondiale della cosmesi, talvolta obbligata
addirittura per legge a simili test per assicurare la non nocività di un
determinato prodotto. Insomma si chiude il capitolo più aberrante della
vivisezione: del resto per rossetti e fondotinta non reggeva neanche la scusa
della ricerca scientifica.
Arrivare a questa messa al bando non
è stato facile e fino a qualche mese fa a Bruxelles si parlava ancora di
vaghe deroghe per questo o quel test. “La lobby dell’industria dei cosmetici è
molto forte. Per fortuna abbiamo evitato di farle l’ennesimo regalo”, ha detto
l’eurodeputato animalista Andrea Zanoni, che lo scorso settembre ha presentato
un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere conto dell’attività del
Centro europeo Ecvam che valida i metodi alternativi anche in vista
dell’entrata in vigore della messa al bando dei cosmetici testati sugli
animali.
Tuttavia per evitare l’ennesimo
ritardo o le deroghe dell’ultim’ora c’è voluta la campagna internazionale Cruelty-Free Internationa con decine di associazioni animaliste, come la LAV italiana,
impegnate in tutto il mondo a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lanciare
petizioni. Particolarmente attiva a Bruxelles la Human Society International
(HSI) a fare da “contro lobby” nei confronti del legislatore europeo e a
puntare sui metodi alternativi. Si perché, anche se un po’ a rilento, le
alternative ai test animali ci sono. Secondo HSI sono già stati autorizzati più
di 40 metodi alternativi, che si basano ad esempio su test condotti su
pelle umana ricostruita (come EPISKIN, EpiDerm e SkinEthic) e altre tecnologie
all’avanguardia che non solo evitano il sacrificio di animali ma che forniscono
risultati più precisi essendo tarati esattamente sull’uomo e non su altre
specie viventi.
Vinta la battaglia, per gli
animalisti adesso la guerra resta la vivisezione, e il terreno di scontro
rimane Bruxelles, dove si stabiliscono le normative che poi tutti i 27 Paesi
membri devono applicare. La petizione internazionale Stop Vivisection, che ha tra i promotori un’altra eurodeputata
italiana Sonia Alfano, sta cercando di raccogliere un milione di firme in tutta
Europa per chiedere l’abrogazione della direttiva 2010/63/UE sulla vivisezione
e la presentazione di una nuova direttiva che preveda il definitivo superamento
della sperimentazione animale e che renda obbligatorio per la ricerca
biomedica e tossicologica l’utilizzo di dati specifici per la specie
umana in luogo dei dati ottenuti su animali.
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@AlessioPisano su ilfattoquotidiano.it 11 marzo 2013
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