Il referendum, contrastato dalle giunte regionali piemontesi di centro-destra e centro-sinistra, alla fine è stato imposto da una sentenza del Tar ed ora le associazioni animaliste ed ambientaliste sottolineano che «Di fronte alla legittima aspettativa di chi ha raccolto le firme e atteso 25 anni per veder riconosciuto il diritto al voto, ma anche al difficilissimo momento economico in cui versa tutto il Paese, inclusa la regione Piemonte, sarebbe ovvio, quasi elementare, che istituzioni responsabili trovassero la soluzione legislativa che raccolga le istanze referendarie, evitando un ingente impegno economico. Basterebbero pochissime cose di buon senso, come ad esempio salvaguardare le specie minacciate e la previsione della domenica priva di pericoli per tutti, per dare risposta alle richieste referendarie. Ad oggi, tuttavia, nessuno tra i massimi rappresentanti della regione pare avere il buon senso di agire. E' insipienza o malafede?».
Italia Nostra, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf concludono: «Siamo certi che in assenza di una soluzione legislativa, e se Cota e la sua Giunta arrivassero a far spendere oltre 20 milioni di euro dei piemontesi, i cittadini andrebbero a votare in massa per profondo senso di responsabilità, per dire la loro sulla tutela della natura e la sicurezza pubblica, ma anche per dotare la Regione di una legge che se davvero non riescono a scrivere adesso, possano almeno copiare dai quesiti referendari».
da: greenreport.it, 7 marzo 2012
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