Nel 1987 vennero raccolte 60.000 firme. I cittadini del Piemonte avrebbero dovuto votare nel 1988. Per 23 anni le Amministrazioni regionali di ogni colore con strumentali iniziative legislative e illegittimi provvedimenti amministrativi hanno sempre impedito il voto popolare. Adesso la Regione Piemonte dovrà attivare le procedure referendarie per fare esprimere gli elettori piemontesi sulla caccia, anche se esiste ancora la possibilità di un ulteriore, ma non molto probabile ricorso entro fine mese. Nell’incontro si è stabilito di avviare comunque in ogni provincia comitati per la gestione della possibile campagna referendaria. All’inizio di aprile la situazione sarà comunque definitivamente chiarita.
Resta il problema della data in cui svolgere il referendum, il cui risultato avrebbe ovviamente un forte impatto nazionale. La decisione più razionale sarebbe quella di accorparlo ai quattro referendum nazionali del 12 giugno, considerato molto improbabile l’accorpamento con le elezioni comunali di maggio.
Nel 1990 nel referendum nazionale contro la caccia in cui non venne raggiunto il quorum nazionale il Piemonte fu una delle quattro regioni dove invece venne raggiunto il quorum del 50% di votanti e dove prevalse il SI’ all’abolizione della caccia con il 90% dei suffragi espressi.
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