di Stefano Carnazzi *
La stagione della caccia sta
finalmente finendo. Con due costanti. Una, le vittime. Due, secondo l'Eurispes
8 italiani su 10 sono contrari alla caccia. Tra chiusure anticipate della
caccia a diverse specie in Umbria, in Toscana, in Veneto, in Puglia e quasi in
Friuli Venezia Giulia e un bollettino di guerra – sedici morti e 64 feriti, tra
cui tre minori, da settembre dello scorso anno a gennaio – si conclude la
stagione della caccia. Gli EcoRadicali hanno creato una mappa online sugli incidenti in Italia, tanto per capirsi.
Le vittime umane: cacciatori e
bambini
Dei 64 feriti dell’ultima stagione venatoria, un quarto sono persone
estranee alla caccia. Restringendo la cifra solo ai bambini, dal 2007 a
dicembre 2015 sono stati uccisi undici minori, 23 i bambini feriti, secondo l’Associazione vittime della caccia. Stando
all’ultimo rapporto Eurispes otto italiani su dieci sono contrari alla caccia:
è ancora favorevole solo un quinto della popolazione (21,2%), contro il
24,4% dello scorso anno.
Le vittime non umane: in un anno
uccisi oltre 154 milioni di animali
Fare una stima degli animali uccisi è difficile. Ogni stagione venatoria
prevede un massimo numero di animali che possono essere abbattuti, che
naturalmente nessuno controlla né fa rispettare, perché è impossibile.
Proiettando i dati del numero massimo di animali che possono essere uccisi ogni
anno in Veneto, Lombardia, Sicilia e Toscana si arriva a 154 milioni di esseri
viventi. Una cifra calcolata per difetto visto che i cacciatori è improbabile
che rispettino collettivamente il numero massimo di animali da uccidere.
La vittima ambiente
Secondo un calcolo basato sul numero medio di colpi esplosi annualmente da
ciascun cacciatore, si è stimato che nel 1980 in Italia venissero utilizzate
1.100.000.000 cartucce, scese a circa 700.000.000 alla fine degli anni ’80 a
seguito della diminuzione del numero delle licenze; sulla base di questi
conteggi, la caccia regala al nostro paese qualcosa come 25mila tonnellate di
piombo. Sarebbero 500 milioni le cartucce sparate in un anno, e a raccoglierle
tutte se ne farebbe un mucchio di 11mila metri cubi. Numerose ricerche hanno
dimostrato come il munizionamento da caccia rappresenti una fonte non
trascurabile di inquinamento da piombo, in grado di avvelenare gli uccelli
selvatici, contaminare il terreno e determinare un rischio sanitario per
l’uomo. Il piombo avvelena il terreno e le acque, facendo ammalare di
saturnismo gli animali. E non solo.
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da www.lifegate.it 31 gennaio 2016
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