Il Wwf
lancia l'ennesimo allarme: «Lunedì i bracconieri sono entrati in uno degli
habitat più unici degli elefanti in Africa, minacciando di provocare una delle
più grandi stragi di elefanti in una regione dove nel febbraio 2012 i
bracconieri hanno ucciso almeno 300 elefanti per il loro avorio nel Parco
nazionale Bouba N'Djida del Camerun». Secondo il Wwf il 6 maggio 17 uomini
armati sono penetrati nel Parco di Dzanga-Ndoki e si sono diretti a Dzanga Bai,
una località conosciuta come il "villaggio degli elefanti", una
grande radura dove ogni giorno si riuniscono tra i 50 e i 200 elefanti
per bere sali minerali presenti nelle sabbie.
Due
ricercatori locali sostenuti dal Wwf hanno detto che lunedi tre membri di
questo gruppo armati di fucili Kalashnikov li hanno avvicinati nella foresta
chiedendo cibo ed indicazioni per raggiungere la torre di osservazione vicina a
Dzanga Bai, utilizzata da scienziati e turisti per osservare gli
elefanti. Dopo aver fornito un falso percorso, i due ricercatori sono
scappati immediatamente ed hanno sentito degli spari provenienti da Dzanga Bai.
Sempre il 6 maggio due guardie ecologiche hanno detto di aver visto individui armati a Dzanga Bai che stavano osservando gli
elefanti. Sono loro ad aver visto il veicolo con a bordo i 17 uomini
armati fermo all'ingresso del parco. I bracconieri sembrano appartenere ad
una delle milizie della coalizione Séléka che hanno preso il potere con un
colpo di Stato nella Repubblica Centrafricana (Rca) e il Wwf « chiede alla
comunità internazionale di contribuire a ripristinare la pace e l'ordine nella
Repubblica Centrafricana, che è stata scossa dalle violenze e dal caos
dall'inizio dell'anno e di contribuire a preservare questo patrimonio
unico dell'umanità».
Il problema
è che le milizie armate stanno attaccando anche gli elefanti nella Rca. Il 3
maggio la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, ha espresso tutta la
sua preoccupazone di fronte all'aumento delle violenze armate, del braccoaggio
e delle distruzioni perpetrate nel Parc national di Dzanga-Sangha, nella
Repubblica Centrafricana. Il parco fa parte dal 2012 del Tri National de la
Sangha, un sito del Patrimonio mondiale dell'Unesco, nel nord-ovest del Bacino
del Cogo, all'incrocio delle frontiere tra Cameroun, Repubblica del Congo
(Brazzaville) e Rca. Comprende tre parchi nazionali contigui che si estendono
su una superficie di 746.309 ettari e dove l'attività umana è scarsa e spesso
rappresentata da tribù di pigmei che vivono in armonia con la natura.
La guerra
civile centrafricana si è quindi trasformata nel saccheggio armato di preziosi
ecosistemi dove vivono gli ormai rari elefanti di foresta (Loxodonta cyclotis)
e nell'invasione del National park di Lobéké, in Camerun, del Parc national di
Nouabalé-Ndoki nella Repubblica del Congo e del Parc national di
Dzanga-Ndoki nrella Rca. Quest'ultimo è stato letteralmente invasodale mlizie
della Séléka vincitrici che vogliono spartirsi il bottino di un'area
forestale tanto vasta e ricca da essere definita "paysage du Trinational
de la Sangha". «Per rendesi conto dell'importanza del paesaggio nel suo
insieme e de suoi habitat per il futuro delle risorse - dice l‘Unesco -
basti pensare che è stata istituita una zona tampone di 1.787.950 ettari
che comprende la Réserve forestière di Dzanga-Sanga nella Repubblica
Centrafricana che collega le due unità del Parc national Dzanga-Ndoki».
E' proprio qui che avvengno li attacchi a ripoetizione di upomini in
uniforme che hanno attaccato anche le sedi dell'Administration de l'aire
protégée, distruggendoli e saccheggiandoli. La Bokova ha espresso la sua
preoccupazione «Di fronte al deterioramnto della sir tuazione ed alla
recrudescenza del brocconaggio ed al massacro degli elefanti che infuria
intorno a questo gioiello del patrimonio mondiale» ed in viato un messaggio il
primo ministro centrafricano chiedendogli di «Prendere tutte le misureurgenti
per assicurare la protezione del parco e la sicurezza delle sue popolazioni». La
direttrice dell'Unesco ricorda che «Dopo gli eventi tragici della Réserve
d'okapis, nella Repubblica democratica del Congo e in Mali nel 2012, c'è un
nuovo sito del patrimonio mondiale in Africa che rischia di essere colpito dai
conflitti. Chiedo alle autrità centrafricane di agire rapidamente e di fare
tutto il possibile per ristabilire l'ordine nella regione, per assicurare la
conservazione dell'area protetta di Dzanga-Sangha. Chiedo alle autorità della
Repubblica del Congo e del Camerun, Paesi che condividono questo sito del
patrimonio mondiale, di portare questo messaggio alle autorità di Bangui e di
prendere le msure necessarie per assicurare la protezione dei Parchi
nazionali di Nouabalé-Ndoki e di Lobéké di fronte a quesa nuova minaccia». Tre
giorni dopo i bracconieri/militari della Rca oltrepassavano il confine con
il Camerun ed invadevano il Parco nazionale Bouba N'Djida. Jim Leape, direttore
generale Wwf International, ha dichiarato: «Se non si agisce in maniera
rapida e decisiva, appare molto probabile che i bracconieri potranno
approfittare del caos e dell'instabilità del Paese per macellare gli elefanti
che vivono in questo patrimonio unico dell'umanità.
Il crimine contro la
fauna non è solo una conseguenza dell'instabilità, ma una causa. Alimenta
la violenza nella regione, in un circolo vizioso che mina la stabilità di
questi Paesi ed il loro sviluppo economico. La Repubblica Centrafricana deve
attuare immediatamente la promessa fatta due settimane fa di mobilitare le
truppe per porre fine al bracconaggio nella regione. Il Wwf invita inoltre
la comunità internazionale a fornire immediatamente assistenza alla Repubblica
Centrafricana per ripristinare la pace e l'ordine nel paese e per preservare il
suo patrimonio naturale unico. Invitiamo anche il Camerun e la Repubblica
del Congo a fornire supporto alla Repubblica Centrafricana per preservare
questo patrimonio dell'umanità, che comprende non solo Bai, ma comprende anche
ampie zone limitrofe di questi due Paesi. Infine, i governi dei Paesi
consumatori di avorio, in particolare la Cina e la Thailandia, devono raddoppiare
gli sforzi per porre fine alla domanda, la causa principale dello sterminio
degli elefanti in tutta l'Africa».
La Bokova è
molto preoccupata per la recrudescenza del bracconaggio di elefanti in tutta
l'Africa, dove ogni anno ne verrebbero abbattuti circa 30.000. Il 26 aprile 8
Ong ambientaliste si sono riunite a Brazzaville per chiedere agli Stati
dell'Africa centrale di «Mettere fine al grande bracconaggio ed alla
ctrimnalità faunistica dei quali sono vittime le popolazioni di elefanti di
foresta che sono calate di circa i due terzi in questi ultimi 10 anni». Jules
Caron, responsabile comunicazione del Wwf, ha detto che «La situazione è
cambiata drammaticamente. Non parliamo più di bracconaggio artigianale, ma di
un bracconaggio industriale, effettuato da mafie transnazionali ben organizzate
e ben armate che fanno sistematicamente abbattere i più grandi mammiferi
terrestri. Si tratta di una criminalità organizzata, del commercio illegale di
specie selvatiche, il cui ammontare si pone tra i 7 e i 10 miliardi di dollari
all'anno. Lo studio "Devastating Decline of Forest Elephants in Central
Africa", pubblicato su PlosOne il 4 marzo, dimostra che le popolazioni di
elefanti di foresta in 10 anni sono diminuite del 62, vittime del bracconaggio
di avorio che è sempre più in mano ad eserciti e gruppi guerriglieri che
trattano direttamente con le zoo-mafie internazionali.
Caron ha evidenziato che «In
Centrafrica, 20 anni fa, il numero di elefanti era stimato in 80.000 e oggi si
limita a qualche migliaio. All'inizio del XX secolo la Repubblica democratica
del Congo contava un milione di elefanti, circa 100.000 20 anni fa ed
oggi appena tra 7.000 e 10.000 e, in Congo-Brazzaville, la popolazione di
elefanti è crollata del 50% in questi ultimi 10 anni».
Il bracconaggio
di elefanti continua ad estendersi in tutta l'Africa centrale: «Nel parco
Tri-national della Sangha, nella parte centrafricana, sono penetrati gli
elementi della Séléka ed hanno fatto uscire le guardie ecologiche. Hanno
cominciato ad abbattere gli elefanti. Fino a ieri c'erano stati 40 elefanti
uccisi. La situazione è molto pericolosa - ha detto il direttore generale aggiunto
della Wildlife conservation society (Wcs) in Congo, Jérôme Mokoko -
In Congo il bracconaggio ha come causa, tra le altre, la povertà che spinge la
popolazione ad abbattere le specie protette ed anche la proliferazione delle
armi da guerra in seguito alle violenze del 1997; il Pmk (il Kalashnikov, ndr)
è diventato l'arma prediletta dai bracconieri».
In un
documento intitolato "Comment sauver les éléphants de l' Afrique
centrale" African Parks Network (Apn), International Fund for Animal
Welfare (Ifaw), Fondation pour le Tri-National de Sangha (Ftns), Projet d'appui
à l'Application de la Loi sur la Faune Sauvage (Palf), Traffic, International
Union for Conservation of Nature (Iucn), Wildlife Conservation Society
(Wcs) e Wwf fanno alcune raccomandazioni ai Capi di Stato dell'Africa centrale
che devono « immediatamente far capire ai bracconieri ed alle reti mafiose di
trafficanti che il patrimonio naturale universale della sub-regione sarà
difeso; adottare un atteggiamento tolleranza zero contro la corruzione;
inasprire le pene e rafforzare l'effettiva applicazione della legge; mettere
l'accento sulla protezione e la buona gestione di alcune aree protette
prioritarie; iniziare un dialogo con i Paesi consumatori. Il tempo stringe ed i
crimini faunistici sono ancora largamente perpetrati. Siamo quindi a chiedere
agli Stati dell'Africa centrale, i custodi di questo patrimonio dell'umanità, di
raddoppiare i loro sforzi per salvare i loro elefanti».
da greenreport.it, 9 maggio 2013
Maledetti bracconieri. Gente senza una coscienza.
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