lunedì 29 agosto 2011

Caccia al gatto in Svizzera

di Marco Mancini *

Brutte notizie per i gatti svizzeri, ed anche per gran parte delle persone che ne hanno uno in casa, ma lo lasciano libero di vagare anche all’esterno: a breve verrà aperta la caccia al gatto. Il motivo è l’alto numero di gatti randagi che circolano per i cantoni, i quali possono attaccare uccelli ed altri animali selvatici. Ma il problema è che non è facile distinguere, specialmente da lontano, un gatto randagio da uno domestico che viene lasciato libero, dunque i padroni di animali saranno costretti a chiuderli in casa.

* da www.ecologiae.com 29 agosto 2011

venerdì 26 agosto 2011

Diventare Vegan per ridurre cancro e malattie del cuore ?

di Matilda Lee *

Si parla molto delle problematiche animali e ambientali dovute al consumo di carne. Ora un nuovo film, Planeat, presenta una convincente tesi sulla salute per riesaminare il nostro rapporto con carne e latticini.


Il dottor Colin Campbell è uno dei più improbabili vegan. Allevatore di vacche da latte in una fattoria, iniziò la sua carriera di ricercatore negli anni ’50 con l’obiettivo di trovare modi per prevenire la malnutrizione tra i bambini poveri attraverso la ‘dieta occidentale’, una dieta ad alto contenuto di proteine animali che, al tempo, lui e i suoi colleghi ritenevano fermamente essere la miglior dieta possibile. Durante le sue ricerche nelle Filippine negli anni ’60, notò un'elevata incidenza di cancro al fegato nei bambini, in particolar modo in quelli provenienti da famiglie benestanti, quelle che consumavano più proteine animali.

In una sua dichiarazione all'Ecologist: "Quando iniziai, mi sembrava di star procedendo contro le mie idee. Dopo 27 anni di ricerca finanziata dal NIH (l’Istituto di Salute Nazionale degli Stati Uniti) sono arrivato ad avere idee sulla nutrizione sostanzialmente diverse da quelle che avevo all’inizio. Invece di fondare la nostra alimentazione su cibo di provenienza animale è chiaro che dovremmo farlo sul cibo che deriva dalle piante."

Anni di lavoro sul terreno e in laboratorio, seguiti dalla revisione sistematica delle pubblicazioni della ricerca scientifica, che "veniva ovviamente ignorata", hanno portato Campbell a collaborare alla scrittura del best seller " The China Study: Startling Implications for Diet, Weight Loss and Long Term Health. Tutta la sua ricerca ha puntato verso una direzione ben precisa: le popolazioni che seguono una dieta ricca di proteine animali hanno più probabilità di ammalarsi di cancro. Ma ancora più sorprendente è il risultato che mostra il ruolo degli alimenti derivati da piante nel fermare e curare gravi malattie come il cancro, malattie cardiache e il diabete.
Oggi, se gli si domanda quante proteine animali dovrebbero far parte di una dieta sana, la sua risposta è netta: nessuna.

Le sue ricerche gli hanno messo contro la potente industria dell’allevamento e dei prodotti caseari americana, un’industria piuttosto insidiosa secondo le sue parole: "Ho lavorato per una ventina di anni sulle norme nazionali a tutela della salute. Si danno parecchio da fare dietro le quinte per assicurarsi che i loro sostenitori arrivino alle posizioni chiave. Partecipano alle decisioni sugli standard e sulle misure che in genere sono parecchio a loro favore. Hanno anche cercato di mettermi in imbarazzo e di infangare la mia reputazione. Ho capito che il miglior modo di reagire è quello di tirare dritto con il mio lavoro."

Contro il grano

Campbell contesta anche l’argomento evoluzionistico del cacciatore-raccoglitore riferito agli umani predisposti a mangiare carne: "Sinceramente gli antropologhi stanno contestando questo concetto, ovvero da quanti anni e quanta carne abbiamo mangiato. L’evoluzione sarebbe dovuta durare milioni di anni: bisogna notare che nel primate più vicino a noi c'è solo il 2 o 3, tutt’al più il 5 per cento di proteina animale ed è una proteina derivata dagli insetti. Per gran parte della nostra storia evolutiva non siamo stati cacciatori-raccoglitori. Dovremmo chiamarci raccoglitori-cacciatori e non viceversa."

Anche i cereali sono relativamente recenti nella nostra dieta: sono stati introdotti circa 10,000 anni fa, un breve periodo nella storia evolutiva. Lui sostiene che forse siamo arrivati a consumare troppi cereali, ma il vero problema è che li mangiamo come cibo elaborato: "Mangiare chicchi interi è diverso dal mangiarli sotto forma di farine, che non è l’ideale. Io raccomando di non mangiare cibo di provenienza animale, in particolarmente latticini e allo stesso tempo di ridurre i cibi processati."

Cambiare l’establishment medico

Nel 1991, dopo che il lavoro di Campbell apparve sul New York Times, fu contattato dal dottor Caldwell Esselstyn, un chirurgo della Cleveland Clinic. Il dottor Esselstyn lavorava da anni con pazienti cardiopatici ed era arrivato alle stesse conclusioni. Dopo aver ordinato ad alcuni dei suoi pazienti una dieta senza carne e latticini, osservò che si riusciva a prevenire e addirittura a curare malattie alle coronarie. Campbell ed Esselstyn divennero colleghi e amici, spesso condividendo il palco durante le conferenze. L’idea di Esselstyn per la cura delle malattie cardiache ha molti sostenitori, tra cui l’ex presidente Bill Clinton, eppure rimane una voce quasi solitaria nell’establishment medico.

Se da un lato sempre più medici comprendono il ruolo fondamentale della nutrizione nel mantenimento di una vita in salute, Campbell trova riprovevole che il settore medico stia trattando i pazienti ammalati di cancro e di cardiopatie con medicine e agenti chimici: "Non voglio parlar male delle aziende farmaceutiche ma il business medico si basa sulla teoria dei proiettili magici. Può funzionare nel breve termine, ma non per un periodo lungo. Ci comportiamo come ingegneri e questo approccio per migliorare la salute non funziona ed è costosissimo. Il fatto triste è che i professionisti del settore medico non vengono formati in ambito nutrizionale."

Sotto i riflettori

Campbell e Esselstyn compaiono ora in due film, Planeat, uscito nel Regno Unito il 20 maggio, e Forks over Knives, prodotto a Hollywood e appena mostrato negli Stati Uniti. I direttori di Planeat, Shelley Lee Davies e Or Shlomi, hanno tratto ispirazione dalla lettura di The China Study e hanno capito che "la stessa dieta che può contribuire a salvare il pianeta può anche aiutare a prevenire malattie croniche ed è anche molto gustosa". In effetti, il film mostra chiaramente che non è necessario alimentarsi con lenticchie e lattuga se si vogliono evitare le proteine animali. Ci sono molte scene extra di alcuni cuochi che preparano succulenti piatti nei migliori ristoranti vegan/vegetariani del mondo.

Pur avendo iniziato il suo lavoro nel campo della carne e dei derivati del latte, i risultati sorprendenti della ricerca del dottor Campbell lo hanno convinto ad alimentarsi esclusivamente con cibi vegetali:

“Io e mia moglie abbiamo iniziato il viaggio e abbiamo cresciuto cinque bambini e ora i nipoti che bene o male hanno seguito lo stesso percorso’.

traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Renato Montini
* da theecologist.org

giovedì 25 agosto 2011

Il delfino dell'Irrawaddy rischia l'estinzione

Le ultime ricerche indicano che ormai ne restano solo 85 esemplari. Sono i delfini dell'Irrawaddy (Orcaella brevitrostris) che in Cambogia sopravvivono solo lungo un tratto di 190 km del fiume Mekong tra Kratie e le cascate di Khone, al confine del Laos.

A lanciare l'allarme è il WWF che nello studio "Demografia del delfino dell'Irrawaddy", condotto tra il 2007 e il 2010, sottolinea come il numero dei delfini del Mekong è costantemente diminuito negli anni, portando questa specie di cetacei d'acqua dolce al limite dell'estinzione.
L'indagine è stata realizzata con il metodo dell'identificazione fotografica delle pinne dorsali, che ha consentito di elaborare un censimento della ridotta popolazione di questa specie. A preoccupare è soprattutto la constatazione della vita breve dei cuccioli di delfino dell'Irrawaddy. Il cetaceo, considerato un animale sacro sia dai Khmer che dai Lao, è una fonte importante di reddito e di occupazione per le comunità coinvolte nelle iniziative di ecoturismo di dolphin-watching. I delfini dell'Irrawaddy vivono nelle aree costiere del Sud e Sud-Est asiatico, e in 3 fiumi, l'Ayeyarwady (Myanmar), il Mahakam (Borneo indonesiano) e il Mekong.

VIDEO: Il monitoraggio - Le riprese aeree delle piscine

da Repubblica
24 agosto 2011 (foto: WWF/Gerard Ryan)

mercoledì 24 agosto 2011

Sentenza: ok ai gatti liberi in condominio


Tribunale di Milano: per il giudice il micio ha indole sociale.

Animalisti: "Una vittoria".


Una sentenza del tribunale di Milano tutela le colonie feline che proprio nei periodi estivi, quando le città si svuotano, subiscono, oltre l'abbandono, anche le ire di chi proprio i gatti non li tollera.
I mici, infatti, sono animali socializzanti per antonomasia. In questo senso il loro aggirarsi liberamente per gli stabili condominiali non è contrario alle regole, anzi, è in qualche modo un loro diritto. E' questo il significato di una sentenza del tribunale di Milano, che nel capoluogo lombardo ha dato ragione alla 'gattara' di un palazzo in via Mar Nero. Nel palazzone di periferia, la donna si era vista citare in causa da una coppia che vive nel condominio e che chiedeva la rimozione
delle cassette in cui veniva lasciato il cibo, l'allontanamento degli animali e un risarcimento morale agli altri condomini.

L'ASSOCIAZIONE. "La decisione del giudice civile, invece – sottolinea l'Aidaa, Associazione italiana difesa animali e ambiente in un post su Facebook - richiama per la prima volta le normative della legge 281, riconoscendo che i gatti sono animali sociali che si muovono liberamente e quindi 'nessuna norma di legge ne' nazionale ne' regionale proibisce di alimentare gatti randagi nel loro habitat' e che i gatti che stazionano e vengono alimentati nelle zone condominiali non possono essere allontanati o catturati per nessun motivo"'. Una sentenza definita storica dagli animalisti. Soprattutto perché, ad esempio, a differenza di Roma a Milano le colonie feline sono quasi
tutte condominiali, l'unica all'aperto era quella del Castello che però dopo i lavori di ristrutturazione oggi non esiste più. "Si tratta di una sentenza che rende giustizia a tanti amanti degli amici felini -
dice Leila Nur, vicepresidente di Aidaa - abbiamo deciso di diffonderla perché poco nota e perché proprio in questo periodo estivo nelle grandi città le colonie feline sono facile bersaglio di condomini che in agosto approfittando dell'assenza di chi si prende cura di loro durante l'anno cercano di allontanarli e a volte addirittura catturandoli.
Speriamo che questa sentenza serva finalmente da deterrente".

da TG1online 8 agosto 2011

Animali: l'abbandono dei cani per strada diminuisce del 20,6%


di Eleonora Cresci*

Finalmente una buona notizia sul fronte dell'abbandono degli animali nel periodo estivo: i dati pubblicati dall'ADN Kronos parlano infatti di una diminuzione del 20,6% rispetto allo scorso anno, un trend positivo che conferma come gli italiani siano sempre più sensibili al problema e come probabilmente abbiano funzionato le campagne informative e i sistemi di controllo.

"Siamo contenti di come stanno andando le cose", afferma Lorenzo Croce, presidente di Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente). "Per quanto riguarda i cani vaganti su strade ed autostrade italiane abbiamo un miglioramento di oltre il 20% che era quello che di fatto ci aspettavamo dopo il grande risultato dello scorso anno che aveva portato ad un recesso di oltre 30 punti percentuali sul 2009. Anche per quanto riguarda le entrate nei canili da noi monitorati si registra in questo mese di esodo una leggera diminuzione e questo dimostra come cambi il metodo di abbandono dei cani".

Tra il 23 luglio e il 22 agosto sono infatti arrivate alla centrale operativa di Aidaa "Io l'ho visto" 1.947 segnalazioni di cani abbandonati su strade ed autostrade italiane rispetto alle 2.451 dello stesso periodo del 2010. Nel solo ultimo fine settimana si è avuta una diminuzione nelle segnalazioni del ben 16,4% rispetto al 2010, mentre nei 100 canili monitorati le entrate dei cani sono state 3805, con una diminuzione del 4% rispetto allo scorso anno. Migliora la situazione delle segnalazioni per Basilicata e Puglia, mentre la maglia nera tocca purtroppo, ancora una volta, al sud, con Campania, Sicilia, Lazio e Abruzzo.

L'abbandono dei cani lungo le strade, dunque, diminuisce, ma le persone continuano a lasciare i propri animali domestici davanti ai canili, soluzione senza dubbio migliore e meno pericolosa per loro e per gli esseri umani, ma una tendenza che deve comunque far riflettere: perché possedere un animale per poi abbandonarlo durante il periodo estivo?

Sono ormai molte le strutture pet friendly, che ci permettono di portare con noi i nostri animali, e numerosissime le guide e i consigli stilati dalle associazioni di settore per organizzare al meglio una vacanza in loro compagnia. Ma per chi proprio non vuole portare i propri amici a quattro zampe con sè esistono diverse soluzioni, che vanno dalle pensioni per cani e gatti (ormai rintracciabili anche attraverso le agenzie di viaggio) ai rifugi gestiti da enti e associazioni.

Insomma, non ci sono più scuse per l'abbandono di cani e gatti in autostrada. Per chi di voi ancora dovesse partire, vi consigliamo di leggere la nostra mini guida per delle ottime vacanze "a sei zampe".

* da www.greenme.it 23 agosto 2011

martedì 16 agosto 2011

Come affrontare l'estate con Fido & Co.

Passaporto e crema protettiva non devono mancare in valigia, neppure per l'amico a quattro zampe

di Mario Pappagallo *

Mare, montagna, campagna. Chi va in vacanza con il proprio cane (e sempre più numerosi sono coloro che lo fanno) deve avere ben chiara la destinazione dove recarsi con l’amico a quattro zampe. Felice di fare tutto ciò che fa il padrone, senza tener conto dei rischi per la salute. Non li conosce, così come spesso non ne è al corrente il padrone. Preoccupazioni eccessive? Può darsi. Eppure pochi sanno che un cane al mare rischia le scottature come gli umani e che ha bisogno di specifiche creme protettive. Come pure può risentire di lunghe passeggiate in montagna se non è allenato. Dei viaggi in macchina durante gli assolati e tormentati esodi per le vacanze forse si sa già di più, ma dei colpi di caldo sulla spiaggia ben pochi ne tengono conto.

ATTENTI AL «PASSAPORTO» - Angelo Troi, segretario nazionale del sindacato dei veterinari libero-professionisti (Sivelp), svela al Corriere alcuni dei rischi «impensabili». Da cui trarre un manuale sul come affrontare le vacanze con l’amico a quattro zampe. Prima di tutto: durante i trasferimenti in auto come comportarsi? «Soste frequenti, acqua a disposizione e cibi leggeri sono norme di buon senso per il viaggio. Sono in commercio degli spray a base di sostanze odorose (ferormoni) che tranquillizzano l'animale, per farlo sentire a proprio agio». Il Sivelp ha anche predisposto un memorandum sul proprio sito. Dai documenti da portare in viaggio, alle regole da rispettare (in particolare i divieti). La prima cosa da fare quando si parte con i propri animali è di verificare di averli iscritti all’anagrafe e di avere, quindi, con sé il libretto sanitario al fine di agevolarne la cura in ogni parte del Paese. «Mai dimenticare il passaporto, soprattutto se si va all’estero», dice Troi. Il passaporto? Ma come anche i cani lo devono avere? «Certo. Si tratta di un libretto di colore blu rilasciato dalle Asl sul quale il veterinario di fiducia certifica: vaccini, trattamenti antiparassitari e il buono stato di salute». Nel caso specifico dell’anti-rabbica, per i soli spostamenti all’interno del territorio nazionale, il passaporto può essere sostituito da un certificato di vaccinazione (modello 12) da esibire in caso di eventuali controlli.

UNA VACANZA AL MARE - Prima ipotesi. Vacanza al mare. A parte le spiagge vietate o la conoscenza dei bagni attrezzati, le regole del buon vivere (guinzaglio o meno) e i vari divieti, quali rischi per la salute del buon Fido? E’ vero che anche gli amici pelosi possono scottarsi? «I cani possono essere sensibili al sole e non vanno dunque esposti nelle ore più calde della giornata. Devono stare al riparo dai raggi solari sotto l’ombrellone (le spiagge attrezzate prevedono anche ombrelloni apposta per loro). Le parti del corpo non coperte dal pelo vanno protette con le creme solari create appositamente (sono frequenti i casi di ustione degli animali nelle parti del corpo non protette). Vanno fatti bere più volte al giorno per favorire la loro idratazione. Importante è poi la doccia dopo ogni bagno al mare, come per le persone». La doccia? «Per togliere la salsedine. Dopo ogni bagno o la sera al termine della giornata in spiaggia, il cane va lavato con l’acqua dolce al fine di togliere il sale dell’acqua marina. Se non viene tolto, e si bagna con frequenza, si espone il cane a patologie della pelle che è sempre meglio evitare». E il nuoto? E’ pericoloso? «Gli amici a quattro zampe sono come noi e se non sono allenati a fare movimento si affaticano molto. E’ fondamentale dare loro il tempo di allenarsi aumentando in maniera graduale ogni giorno il tempo dedicato all’attività sportiva. I principali sintomi in caso di affaticamento sono: forte accelerazione del battito cardiaco, stanchezza e dolore muscolare per la formazione di acido lattico che arriva quasi a paralizzare gli animali per alcuni giorni». Attenzione poi ai colpi di calore. Da un’indagine fatta dai veterinari Sivelp è risultato che i colpi di calore sono tra le principali cause dei malori estivi dei cani. Che cosa fare nel caso? «E’ necessario bagnare costantemente l’animale con abbondante acqua fresca, fino a quando non si riprende completamente».

IN MONTAGNA E IN CAMPAGNA - Rischi anche in montagna o in campagna. Un cane cittadino non conosce nulla di questi ambienti, ma l’istinto lo porta comunque a strafare. «Per i cani che non sono già abituati a lunghe passeggiate, è dannoso e molto faticoso costringerli a lunghi percorsi in montagna. Le conseguenze sono: l'usura dei cuscinetti sotto le zampe al punto da rendere faticosi gli spostamenti e l’acido lattico che si forma nei muscoli che, nella maggior parte dei casi, li rende doloranti e non più in grado di camminare - o di farlo con grande fatica - per alcuni giorni. Vi sono apposite scarpette per proteggere le zampe dell’animale se si prevedono lunghe passeggiate su fondi rocciosi». E il rischio vipere? In montagna o in campagna si possono incontrare. «Non è raro – conferma Troi -. Nel caso dovesse accadere, è fondamentale non cadere nel panico, il cane va fatto camminare lentamente fino a destinazione o meglio trasportato, e non vanno usati prodotti a base di alcool per disinfettarlo. L’animale va portato subito presso un ambulatorio veterinario che procederà con la cura. C’è un alto livello di successo della terapia d’urto se il cane viene sottoposto alle cure nelle prime ore dal morso». Infine, le punture d’insetto. «Un cane non abituato alla campagna è curioso e la sua curiosità lo rende frequentemente vittima di insetti come api e vespe. Si avranno gonfiori localizzati, asimmetrici e dolenti. Se il vostro animale è allergico o manifesta difficoltà respiratorie è consigliabile una visita urgente».

* Corriere della sera 16 agosto 2011 12:03

lunedì 15 agosto 2011

Nei canili un corso virtuale per i futuri padroni

Un videogioco educherà i futuri padroni ad abitudini, esigenze e necessità quotidiane di cani e gatti

Imparare a gestire responsabilmente gli animali domestici attraverso un videogioco. È lo scopo del programma "Nintendogs+Cats", frutto di un accordo tra Nintendo e Lega Nazionale per la Difesa del Cane, che introdurrà per la prima volta in Italia in alcuni centri di ricovero e difesa degli animali l’uso di un videogioco per contribuire ad educare i futuri padroni, e in particolar modo i bambini, ad abitudini, esigenze e necessità quotidiane di cani e gatti, il cui abbandono, nei mesi estivi, continua a mantenersi su proporzioni rilevanti.

Grazie al programma, a chi vuole adottare un cane o un gatto verrà offerta la possibilità di prendersi cura di un cucciolo virtuale che si comporterà esattamente come un animale in carne e ossa: ad esempio, risponderà alla voce del padrone quando sentirà chiamare il suo nome e gli leccherà affettuosamente il viso ogni qualvolta si avvicinerà allo schermo della console. Ma oltre ai giochi e alle carezze, al pari di ogni animale domestico, il cucciolo virtuale avrà bisogno di cure e attenzioni.

Secondo lo zooantropologo Roberto Marchesini, molto spesso i bambini, dopo averlo desiderato a lungo, arrivano al primo incontro con un cane o un gatto «totalmente impreparati», e l’animale si trova a dover sopportare «comportamenti totalmente inadeguati». Costruire un apprendistato, seppur virtuale, rappresenta una grande opportunità per avviare il bambino al corretto rapporto con gli animali domestici» conclude Marchesini.

3 giugno 2011 www.lazampa.it

Cina, una "orsa della bile" uccide il proprio cucciolo e poi si suicida

L'animale ha soffocato il proprio piccolo per evitargli la sofferenza della tradizione cinese

di Fulvio Cerutti

Per anni costretti a terribili sofferenze. Rinchiusi in gabbi strette, senza potersi muovere, tenuti in vita per vedere estratta la propria bile ritenuta utile per la medicina tradizionale locale. E' quanto capita in Cina a circa 12mila orsi, anche per vent'anni, sin quando la morte non li libera da quell'inferno voluto e gestito dall'uomo.

Una sofferenza troppo grande per permettere che accada al proprio cucciolo. Così un'orsa decide per il gesto estremo: uccidere il proprio piccolo per poi togliersi la vita. L'episodio è raccontato, in anonimato, da uno degli operai di queste "fabbriche della bile": «Il cucciolo stava piangendo - riporta il portale cinese Reminbao.com - mentre gli stavamo inserendo la cannula da cui estraiamo la bile, quando la madre è riuscita a liberarsi dalla gabbia in cui era tenuta». Pochi istanti, ma sufficienti all'orsa per raggiungere il proprio piccolo e tentare di liberarlo dalla catena. Non riuscendoci, la madre decide così di soffocarlo con un abbracciarlo. Dopo quel gesto estremo, l'animale adulto si è scagliato a testa bassa contro un muro ponendo fine anche al suo inferno.

Un gesto d'amore, un gesto di disperazione, che da solo spiega, meglio di tante immagini, questa pratica che continua a persistere nonostante le proteste internazionali. Una battaglia che dura da molto tempo: in passato gli orsi venivano catturati e uccisi, poi, di fronte a una legge che ne vietava la soppressione, la terribile decisione di tenerli in vita nelle gabbie. Molti orsi, sottoposti ai terribili dolori, dovuti alle infezioni e ai tumori che derivano dalle condizioni in cui vivono, impazziscono, tentano di uccidersi o di strapparsi via quel tubo. Fatti così frequenti che gli "allevatori" non solo li pungolano con spuntoni roventi, ma sono anche arrivati a rimuovere loro unghie e denti.

Una battaglia che l'Animals Asia Foundation, fondata dalla coraggiosa Jill Robinson, sta conducendo da anni portando in salvo molti esemplari, orsi che appena acquistano la libertà vengono operati per salvarli fisicamente, per poi essere assistiti in una lunga attività di rieducazione psicologica per far riguadagnare loro la fiducia in quella razza umana che tanta sofferenza gli ha provocato.

* (Agb - Torino) da lazampa.it 15 agosto 2011

lunedì 8 agosto 2011

La Montagna Sacra. In Sardistan

di Elisa D'Alessio *

GEAPRESS – Quasi 3mila metri cubi, 2.700 per essere precisi. Spoglie di animali interi, in particolare ovini e suini, mescolati a scarti di macellazione, tutti in avanzato stato di decomposizione. Il cimitero all’aperto è a ridosso degli stabilimenti della Agrolip Sarda, a Macchiareddu, alle porte di Cagliari. Nella zona industriale, mica nei meadri più reconditi dell’Isola!

La Ditta è una società specializzata nello stoccaggio e nella trasformazione di sottoprodotti provenienti da allevamenti e macellerie. Ma pare sia ferma dal giugno scorso. Duemilasettecento metri cubi di animali morti non si nascondono sotto lo zerbino, pressati come polpette occupano lo spazio di oltre 84 container, quelli da 20 piedi. Eppure giacciono nel piazzale dello stabilimento, occupando tutti i 2500 metri quadri disponibili.

Nas, Noe hanno sequestrato la montagna sacra, ora è emergenza sanitaria. Ci vorranno almeno venti giorni per bonificare la zona.Ma qui non si tratta di rincorrere il segreto dell’immortalità detenuto dai nove saggi, qui c’è solo morte, quella degli animali, ed il ladro di vita e di salute. Dei cittadini cagliaritani.

La Sardegna non conosce pace, da poco le vittime di Quirra hanno cominciato ad avere giustizia (leggi articolo GeaPress), il Gip del Tribunale di Lanusei, nel Decreto di sequestro prevenivo dell’intera base militare, scriveva “Sussiste il fumus del delitto di disastro ambientale, quantomeno colposo, posto in essere con plurime condotte militari”. Eccone pronto un altro. Di disastro ambientale.

Relativamente agli impianti di trasformazione dei sottoprodotti animali, – Sottoprodotti! neanche da morti i nostri compagni di strada animali hanno diritto a definizioni “gentili” e rispettose - già due volte, dalle pagine di GeaPress, abbiamo dato notizia di impianti similari sequestrati dalle Forze dell’Ordine. A Trani (BAT) una Ditta produceva “farine di carne e di ossa” e “grassi colati” per la preparazione di fertilizzanti e mangimi per animali (leggi articolo GeaPress). A Pomezia (RM) venivano lavorati illecitamente resti di animali destinati alla distruzione (leggi articolo GeaPress).

La Agroplip Sarda, assieme ad un’altra azienda nuorese riconducibile alla stessa proprietà, da moltissimi anni e, secondo quanto detto in un’interpellanza al Consiglio Regionale della Sardegna già dal 2001, opera in regime di monopolio su tutta l’Isola, stabilendo i costi di smaltimento e lamentando la “cattiva” abitudine dei macellatori sardi di seppellire gli scarti anzichè consegnarli “a pagamento” all’azienda stessa.

Con una classe di fatturato che va da 1,5 a 2,5 Ml. di euro, con un numero di dipendenti da 10 a 19, la Agrolip Sarda dovrebbe occuparsi della raccolta e del trattamento dei rifiuti di macellazione, ma almeno da giugno, non fa altro che “seppellire” a cielo aperto gli animali e gli scarti di macellazione.

Sia che trattino rifiuti a basso rischio, quelli usati anche per la produzione di mangimi per animali, che quelli ad alto richio, che secondo le norme in vigore vanno trattati ed inceneriti, la parola d’ordine di queste aziende è una sola: il profitto. Profitto a tutti i costi, “costi quel che costi” alla salute umana ed all’ambiente. Gli animali? Solo scarti e sottoprodotti!

* © Copyright GeaPress – Tutti i diritti riservati 7 agosto 2011 www.geapress.org

giovedì 4 agosto 2011

Cosa fare per aiutare un animale in difficolta’


Per il recupero di cani abbandonati in autostrada inviare un sms al numero 334.1051030 indicando: località, direzione di marcia, ora di avvistamento e razza. Gli operatori del team anti-abbandono di “Io l'ho visto”, posizionati in alcuni punti di sosta strategici sulle autostrade, interverranno per il recupero del cane. Memorizzate il numero nella rubrica del vostro cellulare!

Per tutti i possessori di iPhone e iPad, è possibile scaricare gratuitamente dall'App Store l'applicazione “Io l'ho visto” sul proprio apparecchio che tramite il segnale GPS identificherà il punto da cui è partita la segnalazione.

Per segnalare animali abbandonati o maltrattati chiamare il 1515 del Corpo Forestale dello Stato

Per sapere come soccorrere un animale abbandonato: www.prontofido.net/index.asp?action=19&id=1465

Per segnalare canili lager, randagismo, maltrattamento e avvelenamento di animali contattare la Task Force per la tutela degli animali d'affezione del Ministero della Salute inviando una mail a tutela.animale@sanita.it oppure telefonando al numero 06/59944035 begin_of_the_skype_highlighting 06/59944035 end_of_the_skype_highlighting (dal lun. al ven. 8.30 - 12.30 e 14.30 - 17.30).

In caso di maltrattamenti ed illeciti commessi a danno di animali si può inviare alla sezione OIPA regionale di competenza il modulo scaricabile dal sito www.oipaitalia.com/ecozoofile/segnalazioni.html oppure scrivere a guardie@oipaitalia.com o telefonare al n. 02/6427882 begin_of_the_skype_highlighting 02/6427882 end_of_the_skype_highlighting o inviare un fax al n. 02/99980650 begin_of_the_skype_highlighting 02/99980650 end_of_the_skype_highlighting

Contattare i volontari dell’OIPA (Organizzazione internazionale Protezione Animali) solo per situazioni che non richiedano un intervento urgente o tempestivo, in caso contrario rivolgersi alle Forze dell'Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Locale, Vigili del fuoco) che hanno obbligo e compito di intervento.

Tratto da Pelo&Contropelo n. 3/2011

Per scaricare gratuitamente il giornale: www.lacincia.it/docs/pelo_contropelo_20110705.pdf

domenica 17 luglio 2011

Agonia e avorio


Il titolo in inglese rende meglio: Agony and Ivory e lo pubblica Vanity Fair nella sua edizione Usa. L’avorio è quello degli elefanti e l’agonia è sempre quella degli elefanti trucidati a causa dei loro denti. Il dossier di 8 pagine è firmato da Alex Shoumatoff con le foto di Guillaume Bonn.

Shoumatoff ha viaggiato dal Kenya a Seattle (dove è stato messo a punto un sistema di tracciabilità con il DNA) al Guanzhou in Cina seguendo proprio la rotta dell’avorio clandestino e documentando le varie tappe di questo assurdo commercio. Ha conosciuto però anche chi lo combatte. Ha notato che il numero degli elefanti è in costante diminuzione e che rischiano seriamente la sopravvivenza.

Il racconto di Shoumatoff a tratti commuove e a tratti fa rabbia. Descrive con dovizia di particolari come i bracconieri dopo aver ammazzato gli elefanti con frecce avvelenate infieriscano a colpi di macete per sfilare loro le zanne e di come i turisti, noncuranti, acquistino peli, code, unghie appena tagliati dai pachidermi assassinati. Le carcasse sono poi abbandonate lungo il ciglio delle strade battute e piene di pozze di sangue invase da mosche.

Racconta Alex Shoumatoff:

C’è avorio in vendita proprio nei negozi turistici al centro commerciale delle Cascate Victoria. Una commessa ci mostra una zanna su cui c’è un bassorilievo di una coda di elefanti che costa 2.000 dollari. La zanna non ha i timbri del Parco. In un altro negozio una zanna più grande con lo stesso bassorilievo costa uguale. La commessa mi dice che è avorio proveniente da abbattimenti mirati.

Ma perché in Cina si acquista così tanto avorio? Innanzitutto il commercio è stato riaperto nel 2008 dopo 19 anni di fermo. Poi si acquista per tradizione e perché non si conoscono i metodi con cui l’avorio viene ottenuto. In molti pensano che le zanne cadano naturalmente agli elefanti e che poi ricrescano. Secondo un sondaggio è emerso che l’80% dei normali acquirenti rifiuterebbe di acquistare avorio se sapesse come gli elefanti sono stati uccisi. Per ora il CITES non sortisce effetto

Qui il video. Su www.ecoblog.it

scritto da camozzi su www.lapecoranera.splinder.com 8 luglio 2011

martedì 5 luglio 2011

Ennesima morte al Palio di Siena

Oggi si corre il Palio di Siena, ma intanto un morto c'è già stato, come quasi ogni anno: il cavallo Messi è morto ieri, in seguito a un "incidente" occorso durante le prove.

E' veramente nauseante sentire parlare ogni volta di "incidente", di "fatalità": se accade di continuo, come può essere un incidente? E' sistematico, come nella corrida. L'effetto del palio di Siena, come di qualsiasi altro palio, è far morire i cavalli. Non importa che lo scopo non sia quello, l'effetto è lo stesso.

Qui uno dei tanti articoli che racconta della morte del cavallo:
http://www.lanazione.it/siena/cronaca/2011/07/02/536397-muore_cavallo_messi.shtml

Perfino un organismo di difesa dei consumatori, il Codacons Toscana,
chiede l'abolizione del palio:
http://www.agi.it/firenze/notizie/201107011304-cro-rfi1008-palio_codacons_toscana_e_ora_di_vietare_queste_manifestazioni

Se lo chiedono perfino loro, che sono solitamente piuttosto antianimalisti, significa che questo sentimento di orrore verso una manifestazione che causa morte è ormai molto diffuso.

Aggiungiamo anche le nostre voci, scrivendo ai giornali e al sindaco di Siena. Scriviamo a:
Il Tirreno, Il Corriere di Siena, Toscana Oggi, La Nazione, La
Repubblica, il Corriere della Sera, i giornali gratuiti Metro e Leggo.

Ovviamente serve una lettera personale, breve (sennò non la pubblicano)
senza ingiurie verso nessuno, ma che chieda con fermezza l'abolizione
della corsa dei cavalli.

Le mail sono:

franco.ceccuzzi@comune.siena.it; iltirreno@iltirreno.it; info@corrieredisiena.it, redazione@toscanaoggi.it; cronaca.siena@lanazione.net; rubrica.lettere@repubblica.it;
lettere@corriere.it; lettere@metroitaly.it; leggo@leggoposta.it

AgireOra Network - http://www.agireora.org 2 luglio 2011

venerdì 1 luglio 2011

Il JFK bloccato dal passaggio delle tartarughe

Il JFK, il più grande aeroporto di New York, bloccato dal passaggio delle tartarughe

Oltre 150 esemplari hanno deciso di attraversare la pista per dirigersi verso una spiaggia dove deporre le uova. Così arrivi e partenze sono rimasti bloccati per una mezz'ora, per permettere agli addetti di pista di catturarli e metterli in salvo. Diversi piloti hanno iniziato a segnalare la presenza di tartarughe d'acqua dolce sulla pista 4L, proprio in prossimità dell'inizio dell'orario di punta all'aeroporto.E' quanto emerso da una registrazione radio pubblicata sul portale LiveATC.net.

"Vi informo che sulla pista di decollo, nella parte sinistra della riga centrale, c'è un'altra tartaruga", ha comunicato il pilota del volo 1009 dell'American Airlines. Quando la torre di controllo ha chiesto se ne avesse vista un'altra in precedenza, il pilota ha risposto affermativamente. Il volo 663 dell'American Airlines, un Boeing 737 diretto a Fort Lauderdale, ha trovato invece la pista 4L bloccata da tre rettili. Lo staff dell'aeroporto ha aiutato a rimuovere gli animali, trasportati con un camion verso le spiagge.

Le tartarughe stavano cercando una zona confortevole per deporre le proprie uova e hanno scelto di attraversare la pista 4 del Jfk, circondata da una baia e da zone fresche e ventilate. I voli hanno subito ritardi di circa mezzora, secondo l'Amministrazione federale dell'Aviazione (Faa, Federal Aviation Administration).

da La Stampa

Caccia alle foche, uccise il 10% in meno del "tetto". Bando europeo decisivo


Toronto, 17 giugno 2011 - La caccia alla foca è agli sgoccioli e i dati ufficiali confermano quello che era già nell’aria: è stata la stagione peggiore dal 1990 quando l’industria canadese venne messa a dura prova dal bando europeo sulle pellicce di foca bianca. Il totale di animali uccisi, infatti, ammonta a 38mila, cioè 10 per cento in meno di quelli che la legge consente di catturare, pari a 40mila.

L’industria di recente ha subito un crollo vertiginoso sia per il restringersi del mercato dei prodotti di foca, a livello mondiale, sia per le pessime condizioni del ghiaccio nel Golfo di St. Lawrence e sulle coste del Newfoundland, dove le foche hanno bisogno di ampie banchine di ghiaccio per dare alla luce i propri cuccioli.

Il bando imposto l’anno scorso dai 27 Paesi dell’Unione Europea sulla stragrande maggioranza dei prodotti di foca ha fatto crollare i prezzi del settore, portando il costo delle pelli a 20/30 dollari, una cifra che copre a malapena i costi che i cacciatori devono sostenere per la caccia. E, mentre il governo sta facendo tutto il possibile per proteggere la caccia alla foca, le associazioni animaliste fanno opera di propaganda sui media per cercare di abolirla.

Qualche giorno fa il gruppo canadese della Humane Society International ha reso pubblico un video girato da alcuni attivisti sulle modalità con cui vengono catturate e uccise le foche. Secondo gli animalisti, le immagini mostrano che la caccia alla foca viola non solo le leggi canadesi sul rispetto dei diritti degli animali, ma anche quelle internazionali.

fonte: lapecoranera
- scritto da camozzi da Corriere.com

martedì 28 giugno 2011

Fermare Green Hill: 2 luglio a Brescia

Brescia: manifestazione sabato 2 luglio ore 15.30

Presidio organizzato dal Coordinamento Fermare Green Hill del 2 luglio a Brescia dalle ore ore 15.30 in Corso Zanardelli (angolo corso Palestro-via X giornate),

Si organizza un pullman con partenza da Ivrea e Torino; il costo (in base ai partecipanti) sarà di massimo 22 euro. Per prenotazioni e informazioni contattate Jlenia: animalistanata@libero.it o 328/7757508 begin_of_the_skype_highlighting 328/7757508 end_of_the_skype_highlighting

Il Coordinamento Fermare Green Hill, insieme al Collettivo Antispecista Brescia e al Comitato Montichiari contro Green Hill, organizza una protesta con lo scopo di tenere alta l’attenzione sull’unico allevamento di beagle destinati ai laboratori presente sul territorio nazionale.

giovedì 23 giugno 2011

Le specie marine? Vanno verso un’estinzione di massa


Le notizie non sono affatto buone, anzi. Pesci, delfini, balene e altri animali marini sono in serio pericolo d’ estinzione, complici inquinamento, surriscaldamento globale e pesca indiscriminata. È la conclusione scioccante di uno studio condotto da 27 biologi marini, riunitisi a Oxford per scrivere un report sulle condizioni degli oceani di tutto il mondo per conto dell’ International Programme on the State of the Ocean (Ipso) e della International Union for the Conservation of Nature (Iucn).

“ I nostri risultati sono scioccanti – ha commentato in un articolo sull’ Indipendent Alex Rogers, biologo della conservazione all’ Università di Oxford e direttore scientifico dell’Ipso – se consideriamo tutto ciò che l’uomo ha fatto agli oceani, le implicazioni sono di gran lunga peggiori di quanto immaginato”. Le parole di Rogers non lasciano spazio al dubbio. La combinazione di una serie di stress sta minacciando la vita di intere comunità marine, che si trovano ad affrontare un pericolo che si pensava appartenere al passato, alla storia dei dinosauri e dei primi animali che popolarono la Terra: un’ estinzione di massa. Quello dei ricercatori, come qualcuno potrebbe pensare, non è un allarmismo privo di sostanza.

Nel report, si legge che quasi tutte le grandi estinzioni di massa del passato sono state caratterizzate da tre perturbazioni: innalzamento delle temperature, acidificazione degli oceani, mancanza di ossigeno atmosferico. Ebbene, secondo i ricercatori questo micidiale trio è in azione anche oggi, come fosse un triste presagio di ciò che potrà accadere. “ Ci sono forti evidenze a comprovare il fatto che questi tre fattori si stiano combinando nuovamente negli oceani, esacerbati da numerosi e duri stress. Per questo, i ricercatori affermano che una nuova estinzione di massa sarà inevitabile a meno che non si ponga rimedio a questo stato di cose”, si legge nel report.

Senza contare gli altri due grandi problemi che affliggono il mare e le sue creature, di cui si parla da tempo senza riuscire a trovare soluzioni. In primo luogo l’inquinamento, un vecchio conoscente che oggi si sta armando di nuove, micidiali sostanze. Sono gli agenti chimici che troviamo nei saponi e nei prodotti industriali, capaci di interferire con il normale funzionamento del sistema endocrino e immunitario degli animali marini e le cui tracce sono state scovate persino nel corpo di orsi polari. E non dimentichiamo la plastica, ingerita dai pesci e usata come zattera dalle alghe (anche tossiche, ahimé) per disperdersi negli oceani. C’è poi il problema della pesca indiscriminata, che ha ridotto gli stock di pesci (sia quelli catturati per commercio sia quelli presi per sbaglio) di oltre il 90%.

I ricercatori concordano nell’affermare che se non si troverà il modo di fermare questa catastrofe in azione, l’ecosistema marino non riuscirà più a riprendersi.

La storia, se non la si cambia in tempo, è destinata a ripetersi: 450 milioni di anni fa la terza estinzione di massa più grande della storia si portava via quasi tutte le creature marine; 251 milioni di anni fa, il 96% degli animali del mare e quasi i tre quarti di quelli terrestri scomparivano; circa 65 milioni di anni fa un asteroide o l’eruzione di un vulcano cancellava i dinosauri dalla faccia della Terra. E la lista di catastrofi, purtroppo, potrebbe ancora allungarsi.

Proprio per evitarlo, il report termina con una serie di raccomandazioni (le solite) rivolte a paesi, istituzioni e persino alle Nazioni Unite, che sono chiamati a portare avanti politiche capaci di rimettere in sesto gli oceani. In attesa che il lavoro dei biologi sia presentato alle Nazioni Unite (questa settimana a New York), uno dei ricercatori coinvolti riassume in poche parole tutta la faccenda: “ I più esperti biologi marini sono sorpresi della magnitudo dei cambiamenti che stiamo osservando – ha detto Dan Laffoley, biologo della Iucn – le sfide che dobbiamo affrontare per salvare gli oceani sono enormi, ma al contrario di chi ci ha preceduto sappiamo cosa sta succedendo. È arrivato il tempo di proteggere il cuore blu del nostro pianeta.

da www.uomoplanetario.org - Fonte: www.wired.it ( Written by Mariella 21 giugno 2011 )

lunedì 20 giugno 2011

La caccia contro la proprietà privata

La proprietà privata in Italia non esiste, questo grazie a una legge voluta da Mussolini per aumentare lo spirito bellico dei suoi concittadini. Chiunque può entrare armato nel prato di casa tua, magari sparare contro la tua abitazione (ovviamente per errore), aggirarsi nel tuo podere, campo, orto, giardino se non è completamente recintato. Se non sei armato e non sei un cacciatore, allora non puoi entrare. Invece con un buon fucile e un tesserino sei come a casa tua. La legge in questione è incostituzionale, come hanno affermato molti esperti di diritto, ma non viene cancellata. Il blog consulterà i suoi legali per capire come far rispettare la Costituzione, articolo 42.

Di recente la caccia viene insegnata anche nelle scuole, spacciata per ambientalismo. Chi è a conoscenza dei presidi che permettono questa indecenza lo segnalino, pubblicheremo elenco e testimonianze.

(dal blog di Beppe Grillo 18 giugno 2011)

Intervista a Daniela Casprini, Presidente Associazione Vittime della caccia: