martedì 15 aprile 2014

Respinta nave islandese con un carico di 2mila tonnellate di carne di balena



Greenpeace Africa: ora anche gli altri porti non forniscano servizi

Gli oltre 23.000 sudafricani che in tre giorni hanno aderito alla campagna di Greenpeace Africa per impedire l’attracco a Durban di una nave islandese carica di 2.000 tonnellate carne di balenottera comune destinata al Giappone hanno ottenuto quel che volevano.  La Alma ha rinunciato a fare scalo in Sudafrica e ha continuato il suo viaggio. Ora Greenpeace chiede agli altri porti africani di non consentire che faccia scalo nel continente e comunque di non fornire nessuna assistenza al cargo islandese.  

Michael O’brien Onyeka, direttore esecutivo di  Greenpeace Africa, sottolinea: «Ogni Paese e compagnia coinvolta nelle spedizioni via mare  deve essere consapevoli che facendo soldi sul commercio di specie minacciate otterranno il rifiuto morale internazionale. Il Sudafrica ha fatto passi da gigante nella chiusura delle filiere del commercio illegale di specie all’interno e all’esterno del Paese, ma si può fare di più per negare navi come l’islandese Alma che trasportano  carne di balena di entrare nelle acque dell’Africa».

Dopo i blitz effettuati da Greenpeace nel 2013, i porti di Rotterdam e Amburgo hanno dichiarato che i trasbordi di carne di balena non sono più i benvenuti. Greenpaece chiede a Mauritius, dove sembra che l’Alma voglia far scalo, di respingerla come hanno fatto il porto olandese e tedesco e Durban.  E O’Brien Onyeka ricorda che «La carne di balena, proprio come il corno di rinoceronte, è illegale in Sudafrica. La compagnia di navigazione ha sottovalutato  l’impegno dei cittadini sudafricani per abolire il commercio illegale delle specie di fauna selvatica in via di estinzione Ora, la nave ha lasciato le acque sudafricane senza possibilità di fare rifornimento.  Spetta ad altri Stati di approdo sulla rotta di questa nave di continuare a negare l’accesso alle navi che trasportano carne di balena, per dimostrare il loro reale impegno per rispettare le volontà del Cites, il trattato che hanno sottoscritto 178 Paesi. Oltre 50 nazioni africane fanno parte del trattato».

da greenreport.it , 15 aprile 2014

mercoledì 9 aprile 2014

M5S sulla caccia:"Basta ai richiami vivi"



L’atroce pratica ha visto l’Unione europea aprire una procedura d’infrazione nei confronti italiani, che ora rischiano una multa. Per i deputati M5S, intervenuti nella conferenza stampa LIPU oggi alla Camera, bisogna intervenire sulla Legge Europea per mettere la parola fine a questo abuso nell’attività venatoria.

“La nostra presenza oggi era necessaria per ribadire ancora una volta il nostro sostegno alla battaglia per vietare l’utilizzo dei richiami vivi per l’attività venatoria nel nostro Paese”. Lo dichiarano i deputati M5S della Commissione Agricoltura Chiara Gagnarli e Giuseppe L’Abbate, a margine della conferenza stampa organizzata dalla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) presso la Camera dei Deputati. “Questa è una battaglia di civiltà che, nel corso di questi mesi, ci ha visto spesso Don Chisciotte solitari in Parlamento ma che non ci stancheremo di portare avanti. Specie dopo l’apertura ufficiale della procedura d’infrazione da parte dell’Europa il 20 febbraio scorso”.

Durante la conferenza stampa LIPU, oltre alla petizione dell’associazione animalista, è stato presentato il testo di un emendamento alla Legge europea bis (calendarizzata alla camera per fine aprile) che affronta proprio il problema dei richiami vivi, all’articolo 13. “Un emendamento che sosterremo – dichiarano Chiara Gagnarli e Giuseppe L’Abbate (M5S) – e che di sicuro andrà nella stessa direzione di quello che abbiamo già presentato e difeso sia in Commissione Agricoltura sia in Commissione Politiche europee. Purtroppo, però, il nostro emendamento ci è stato rigettato senza appello da tutti gli altri gruppi politici, Partito Democratico in testa, nonostante avessimo inviato una lettera di appello alla sottoscrizione. L’obiettivo, ovviamente, è duplice: risolvere il caso aperto in Europa, che può costarci anche una eventuale multa, e mettere fine in maniera inappellabile all’atroce ed anacronistica pratica dei richiami vivi in Italia”.

Sul tema il MoVimento 5 Stelle ha presentato anche una proposta di legge e diverse atti parlamentari che sottolineano la brutalità di questa pratica venatoria, specie in un contesto come quello attuale, in cui il richiamo di un uccello può essere ricreato attraverso un semplice cellulare. “Rinchiudere degli esseri viventi in gabbie strettissime – concludono L’Abbate e Gagnarli (M5S) – senza dare loro la possibilità di volare e creando dei danni irreversibili al loro sistema neurologico è ingiustificabile oggi. Le alternative esistono e sono praticate anche in molte regioni d’Italia. Mettiamo la parola fine agli abusi”.

 da  www.cosmopolismedia.it  8 aprile 2014